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USA, Trump ordina la ripresa dei test nucleari : cosa vuol dire e cosa può succedere ora

(Roma, 31 ottobre 2025). « Ho dato istruzioni al dipartimento della Guerra » – nuovo nome del Pentagono – « di iniziare a testare le nostre armi nucleari. Questo processo inizierà immediatamente ». Con queste parole il presidente americano Donald Trump ha annunciato la ripresa dei test nucleari. Cosa significa in concreto? Perché è stata presa questa decisione? E soprattutto, a quali effetti potrà portare ?

Quali test verranno effettuati ?

Per comprendere quale genere di test nucleari ha in mente Trump, bisogna per ora attenersi alle sue parole. Il presidente americano ha dichiarato che, “visti i test di altri Paesi”, il dipartimento della Guerra inizierà “immediatamente” a provare armi nucleari “on an equal basis”, ossia su una base paritaria con gli altri Stati. Ma cosa vuol dire? Significa, in buona sostanza, che verranno realizzati sulla falsariga degli esperimenti degli altri Paesi. E dunque, l’ipotesi più probabile è che verranno testati missili e altri sistemi militari aventi potenzialità nucleare, ma – aspetto importante – senza esplosioni.

Perché gli Usa riprendono i test ?

A indurre Trump a una svolta sono stati probabilmente i recenti test nucleari compiuti dalla Russia di Vladimir Putin. “Con altri che testano armi nucleari, è appropriato che lo facciamo anche noi. I siti per i test saranno determinati più avanti”, ha infatti sottolineato il presidente americano. Ma a quali armi nucleari « estere » fa riferimento l’inquilino della Casa Bianca? Senza dubbio al Burevestnik e al Poseidon, protagonisti della cronaca estera di questi giorni. Il primo è un missile balistico intercontinentale a propulsione nucleare, in grado di coprire “la distanza di 14.000 chilometri in 15 ore » come annunciato dal capo di Stato maggiore russo Valerij Gerasimov. Il secondo, invece, è un drone sottomarino autonomo (senza pilota) a propulsione nucleare: noto anche come Status-6 o Kanyon nella codifica Nato, può scatenare uno “tsunami radioattivo” con onde anomale alte fino a 100-500 metri, in grado distruggere in pochi minuti città costiere e basi navali, oltre a contaminare ampi tratti di mare uccidendo la fauna e la flora delle acque. Le aree costiere colpite verrebbero rese inabitabili per decenni.

Gli Usa temono Russia e Cina ?

Trump ha sottolineato l’importanza di questi test visti i recenti esperimenti nucleari condotti dagli altri Paesi. “A causa dell’enorme potere distruttivo” delle loro armi, “non ho altra scelta” che riprendere i test, ha affermato il presidente americano. “Gli Stati Uniti possiedono più armi nucleari di qualsiasi altro Paese. Tale obiettivo è stato raggiunto, incluso un completo ammodernamento e rinnovamento delle armi esistenti, durante il mio primo mandato », ha detto Trump. « La Russia è seconda e la Cina è terza, a distanza, ma sarà come noi entro 5 anni”, ha poi confessato. Per Washington, dunque, non esiste solo un pericolo russo, ma anche cinese. Pechino ha infatti aumentato negli ultimi anni il suo arsenale atomico: stando al Pentagono, entro il 2035 – cioè da qui ai prossimi 10 anni – il Paese guidato da Xi Jinping potrebbe arrivare a possedere 1.500 testate nucleari.

La reazione di Pechino

Dopo l’annuncio di Trump, Pechino ha esortato gli Usa a « rispettare scrupolosamente » la moratoria globale sui test nucleari. « La Cina spera che gli Usa rispettino seriamente gli obblighi del trattato sulla messa al bando totale dei test nucleari e il loro impegno a vietare i test nucleari”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri Guo Jiakun. Pechino vorrebbe inoltre che Washington intraprendesse “azioni concrete per salvaguardare il sistema globale di disarmo nucleare e non proliferazione e salvaguardare l’equilibrio strategico e la stabilità globali”.

La reazione di Mosca

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non ritiene che l’annuncio della ripresa dei test nucleari da parte di Trump possa innescare una nuova corsa agli armamenti. Mosca, ha aggiunto, non è stata informata da Washington sulla ripresa dei test, e si riserva di agire « in base alla situazione ». Del resto, ha spiegato, “gli Stati Uniti sono un Paese sovrano e hanno il diritto a decisioni sovrane. Ma voglio ricordare la dichiarazione che il presidente Putin ha ripetuto più volte, cioè che certamente, se qualcuno rinuncerà alla moratoria” sugli esperimenti nucleari, “la Russia agirà di conseguenza alla situazione”.

La reazione dell’ONU

Secca, invece, la reazione dell’Onu, che tramite un portavoce ha ribadito che i test nucleari « non devono mai essere consentiti ». Del resto, il ritorno dei test sulle armi nucleari in Usa apre a nuova fase a 80 anni dall’esplosione della bomba di Hiroshima e fa vacillare il Trattato per la messa al bando completa degli esperimenti, firmato da Bill Clinton nel 1996 ma mai approvato dal Senato americano.

Il ruolo del Trattato Ctbt

Il Trattato Ctbt (Comprehensive nuclear-test-ban treaty) è stato adottato dall’Assemblea generale dell’Onu nel 1996. Non è mai entrato in vigore perché non è stato ratificato da nove Paesi, tra cui gli Stati Uniti. Inoltre, la Russia ha ritirato la propria adesione nel 2023. È stato tuttavia rispettato da Washington e ha funzionato, almeno in parte, come deterrente internazionale.

Cosa vieta il Trattato Ctbt ?

Il Ctbt vieta tutte le esplosioni di prova nucleari, sia a scopo militare che civile, e prevede un sistema di monitoraggio di cui si occupa un segretariato tecnico provvisorio, che ha sede a Vienna, in Austria, e conta 300 dipendenti da 93 Paesi. Come si può leggere nell’ultimo rapporto annuale, il Ctbt punta « a limitare il miglioramento qualitativo delle armi nucleari e a porre fine allo sviluppo di nuove tipologie ».

Il Ctbt è stato rispettato ?

La strada verso un divieto totale – sempre più lontano dopo l’annuncio di Trump e i recenti esperimenti di Putin – parte da lontano. Un primo accordo risale al 1963, in piena Guerra fredda, con il « trattato parziale » per bandire gli esperimenti nello spazio e nelle profondità marine, firmato da Usa, Urss e Gran Bretagna. L’ultimo test degli Stati Uniti risale al 23 settembre 1992, in Nevada, ed è stato il numero 1054 dall’inizio degli esperimenti avviati nel 1945. Poche settimane dopo, l’allora presidente George H. W. Bush firmò una moratoria di 9 mesi sui test nucleari esplosivi, che poi fu resa « permanente ». Almeno fino a oggi. Nonostante il rafforzamento dei loro arsenali, Cina e Russia finora sembrano aver rispettato il divieto di test previsto dal Ctbt: l’ultimo esperimento di Pechino risalirebbe al 1996 e quello di Mosca al 1990, ancora prima della caduta dell’Unione Sovietica. I casi più recenti non riguardano le testate nucleari in sé ma i sistemi di lancio.

Cosa può succedere ora ?

Se le parole di Trump verranno confermate dai fatti, la Russia e la Cina potrebbero seguire l’esempio americano. Mosca potrebbe accelerare i test non esplosivi, quindi senza testata nucleare: in altre parole, simulazioni avanzate per verificare traiettoria, propulsione e affidabilità dei vettori che trasporterebbero le testate in caso di guerra reale. E Pechino? Potrebbe approfittarne per cercare di ridurre lo svantaggio con gli Usa, puntando sul rafforzamento del proprio arsenale e sulla cosiddetta “miniaturizzazione”, che consiste nel rendere più piccole e leggere le testate nucleari, senza ridurne la potenza esplosiva. In pratica, si ottiene una bomba che occupa meno spazio e pesa meno, ma mantiene la stessa forza distruttiva.

(Sky Tg24)

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