(Roma, 05 ottobre 2025). Nell’esecutivo confermati molti ministri dell’esecutivo sfiduciato di Bayrou. L’ira della sinistra: “Vanno sfiduciati”
Quasi un mese dopo la sua nomina, il premier Sébastien Lecornu ha annunciato la composizione del nuovo governo. La squadra, presentata all’Eliseo dal segretario generale della presidenza, appare come una riconferma quasi integrale di quella guidata dall’ex premier François Bayrou. Jean-Noël Barrot resta agli Esteri, come Gérald Darmanin alla Giustizia, Rachida Dati alla Cultura, Élisabeth Borne all’Istruzione. Tra le poche novità nei diciotto nomi del nuovo esecutivo, che assomiglia piuttosto a un rimpasto di quello sfiduciato a inizio settembre, c’è il ritorno di Bruno Le Maire, già ministro dell’Economia, ora nominato al portafoglio strategico della Difesa, in sostituzione dello stesso Lecornu. Le Maire, dopo aver promesso di restare in disparte dopo sette anni in prima linea, ha spiegato in un messaggio che «nelle circostanze eccezionali che la Francia sta attraversando, non ci si tira indietro». Il legame con Lecornu è di lunga data visto che l’attuale premier era stato suo direttore di campagna elettorale quando erano insieme nella destra gollista.
Al ministero dell’Economia arriva invece Roland Lescure, macronista ed ex vicepresidente dell’Assemblea nazionale, che prende il posto di Éric Lombard, già direttore della Cassa depositi e prestiti, che ha fallito nella missione di ottenere il sostegno dei socialisti alla legge di Bilancio. Lescure, insieme alla ministra ai Conti pubblici Amélie de Montchalin, avrà il compito di presentare già mercoledì la nuova Finanziaria, dopo il rigetto del precedente testo da 44 miliardi di tagli proposto da Bayrou.
I fedelissimi di Emmanuel Macron restano dunque saldamente nei ministeri chiave. Il presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, denuncia un «governo degli ultimi macronisti aggrappati alla zattera della Medusa». «Una scelta patetica», ha rincarato Marine Le Pen, che venerdì ha incontrato Lecornu presentandosi con un cucciolo di gatto che sta allattando, gesto che molti hanno letto come un segnale ironico sul suo coinvolgimento nelle consultazioni del premier. Il partito di Le Pen valuta ora il voto di sfiducia, magari insieme alla sinistra.
Poco prima di rivelare la composizione dell’esecutivo, Lecornu aveva inviato una lettera ai rappresentanti del “blocco centrale”, tra cui Renaissance, Horizons, MoDem, Udi e Les Républicains, per delineare le priorità del suo programma, ovvero dotare la Francia di un bilancio per il 2026, ridurre la spesa pubblica, mantenere stabile la pressione fiscale e rafforzare la lotta all’immigrazione irregolare. Il premier, che non dispone di una maggioranza in Parlamento, punta a consolidare il sostegno del centro e della destra moderata, e sembra rinunciare a qualsiasi apertura verso la sinistra. «Ci stiamo dirigendo dritti verso una mozione di sfiducia», ha avvertito il segretario del partito socialista, Olivier Faure.
Nelle trattative delle ultime ore, Lecornu aveva proposto invano a due ex premier, Édouard Philippe e Gabriel Attal, di entrare nel governo. Fino all’ultimo momento, la destra dei Républicains ha mantenuto la suspense sulla partecipazione all’esecutivo, decidendo poi una “presenza esigente”. «Non si tratta di un assegno in bianco», ha sottolineato Agnès Evren, portavoce del partito. Secondo un sondaggio YouGov, più della metà dei francesi (55 per cento) ritiene che la nomina di Lecornu non rispecchia la realtà politica, con punte di ostilità fino al 71 per cento tra gli elettori dell’estrema destra. Quasi la metà degli intervistati critica inoltre la scelta del premier di escludere una tassa patrimoniale nella prossima Finanziaria.
Lunedì si riunisce il Consiglio dei ministri. La France Insoumise vuole depositare una mozione di sfiducia già questa settimana. Il leader Jean-Luc Mélenchon ha descritto il nuovo governo come «una sfilata di revenant che non durerà». Intanto, i socialisti confidano nei sondaggi che li danno in crescita in caso di elezioni anticipate, mentre Le Pen potrebbe sfruttare un nuovo voto legislativo per porre alla Consulta la questione della propria ineleggibilità. Per Lecornu, si delinea una pericolosa convergenza tra le forze politiche che vogliono fare pressione sull’Eliseo. Non è escluso che il nuovo governo possa essere messo in minoranza e cadere già nei prossimi giorni.
Di Anais Ginori. (La Repubblica)