(Roma, 04 ottobre 2025). La Russia non vuole che la perdita del tradizionale pied-a-terre siriano si trasformi in una rotta strategica e a dieci mesi dalla caduta di Bashar al-Assad cerca di stringere legami a tutto campo con il presidente ad interim Ahmad Al-Sharaa e il suo nuovo governo.
Dalla guerra civile al dialogo
Nei giorni in cui cadeva il decimo anniversario dell’intervento russo nella guerra civile siriana a fianco di Assad, tra il 30 settembre e l’1 ottobre, funzionari del ministero della Difesa siriano e delle nuove forze armate, sorte dopo l’ascesa al potere di Al-Sharaa e del suo gruppo militante Hayat Tahrir al-Sham, hanno visitato Mosca per incontrti d’alto profilo con le controparti russe. In quell’occasione Asim Gliyun, portavoce della Difesa siriana, ha postato sui social un selfie con un sistema anti-aereo S-400, proclamando che è operativo “oggi in Russia, prossimamente in Siria”.
Un segnale di una possibile vendita di questo asset strategico? Una rondine non fa primavera ma è chiaro che nella danza delle potenze per proiettare influenza sulla nuova Siria c’è anche la Russia. E dato che l’agenda internazionale di al-Sharaa, tolti i punti fermi del solido sostegno della Turchia e del patronage del Qatar, è un cantiere aperto, Mosca prova a muoversi per contenere i danni della caduta di Assad, se non programmare di trasformare la sconfitta in vittoria. Un primo passo potrebbe essere cercare di ottenere una proroga della disponibilità delle basi nel Paese, quella navale di Tartus e quella aerea di Hmeimim, entrambe nell’Ovest costiero della Siria, magari a canone rialzato rispetto alle condizioni favorevoli.
Certamente un elemento da segnalare è l’apertura di Al-Sharaa, che con intelligenza politica e tattica si è ben guardato dal sovrapporre i proclami per la destituzione del regime di Assad con un’analoga rivendicazione anti-russa. L’ex jihadista divenuto leader politico non vuole crearsi nemici e a luglio ha detto di sperare per il bene della Siria che Mosca resti “dalla sua parte”.
Siria e Russia si cercano
Il ministro degli Esteri siriano Asaad al-Shaibani si è recato a Mosca e ha incontrato Sergej Lavrov il 31 luglio scorso nel primo contatto ad alti livelli tra i due Paesi dopo la telefonata tra Al-Sharaa e il presidente russo Vladimir Putin di febbraio. Per la Siria, poter ottenere un’intesa cordiale con la Russia significa al contempo, a prezzo della rinuncia a vendette postume contro la figura di Assad (in esilio proprio a Mosca), poter coprire il fianco dall’ipotesi che i lealisti del deposto regime possano essere utilizzati da Mosca contro Al-Sharaa/al-Jolani e poter avere un partner ulteriore su cui contare per commercio e forniture militari.
Gli S-400, in tal senso, fanno molto gola di fronte all’avanzamento dell’operatività militare di Israele nel Paese dopo la caduta di Assad, nel quadro di un vero e proprio braccio di ferro a distanza con la Turchia patrona di Damasco. Per Mosca, il pragmatico compromesso aiuterebbe a tenere i piedi in Medio Oriente. Recenti casi, come l’avaria di un sottomarino classe Kilo II nel Mediterraneo Orientale, mostrano l’importanza di basi d’appoggio e scali logistici funzionanti nella regione. La Siria resta però affollata. Forti e presenti i turchi e i qatarioti, vi puntano con attenzione gli Usa, vi operano gli israeliani, vi guardano da vicino molti Paesi arabi. La Siria resta un prisma complesso dove chiunque mira a portare acqua al proprio mulino.
Le prospettive del dialogo
“Negoziando sulle sue basi, la Russia ha ricordato alla Siria il supporto che può offrire. In primavera, la Russia ha spedito petrolio, gasolio e grano alla Siria.”, scrive Foreign Affairs, aggiungendo che “la società russa Goznak, soggetta a sanzioni britanniche, dell’Unione Europea e degli Stati Uniti e che da tempo stampa la valuta siriana, emetterà le nuove banconote del Paese. Con il suo veto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la Russia potrebbe contribuire a rimuovere le designazioni terroristiche dell’Onu, che comportano divieti di viaggio e congelamento dei beni, su Sharaa e altre persone a lui vicine”. L’opportunità è ghiotta per tutti. Anche la Siria è contendibile e non ancora in una precisa zona d’influenza.
Da capire, in prospettiva, se il 15 ottobre Al-Sharaa sarà a Mosca per l’annuale summit Russia-Lega Araba. Qualora così fosse, l’ipotesi di un bilaterale con Putin non è da escludere. E potrebbe fare molta chiarezza su tali scenari.
Di Andrea Muratore. (Inside Over)