(Roma, 01 ottobre 2025). Leader europei in allerta tra droni, sicurezza e sostegno finanziario a Kiev
Il paese più citato a questo vertice non c’è: è la Russia di Vladimir Putin, il paese che, secondo le dichiarazioni di molti leader, è al centro di una strategia per dividere l’Europa al suo interno e ostacolare gli aiuti all’Ucraina.
“Siamo nella situazione più difficile e pericolosa dalla Seconda guerra mondiale”, dice Mette Fredriksen, la padrona di casa. “Siamo in guerra”, aveva detto ieri il premier polacco Donald Tusk, una guerra ibrida ma, di fatto, una guerra.
Sicurezza e sorveglianza
Nel cielo di Copenaghen volano oggi i droni di sorveglianza danesi, ma nei giorni scorsi misteriosi oggetti hanno sorvolato aeroporti e basi militari, non solo in Danimarca, ma anche in altri paesi dell’area. “Abbiamo il mandato per abbatterli”, dice la Fredriksen, “ma non possiamo rischiare di coinvolgere la popolazione civile”.
« La minaccia ha trasformato in urgente oggi quello che ieri era solo necessario: un ripensamento in chiave europea della difesa, soprattutto dopo il disimpegno evidente degli Stati Uniti sotto Trump ».
Divisioni e priorità europee
Ma l’Unione Europea ha sempre 27 teste e 27 priorità, anche se l’obiettivo è condiviso da tutti.
Così, se l’allarme è forte su tutto il fianco orientale, dove la NATO è già scesa in campo con l’operazione Sentinella dell’Est e dove Ursula von der Leyen vorrebbe installare il suo muro di droni, i paesi più lontani hanno idee diverse.
La Germania esprime perplessità, ma sono soprattutto Italia e Grecia che si alleano per sottolineare, esplicitamente con Giorgia Meloni, che in Europa esiste anche un fianco sud che non va trascurato.
È richiesta comune affidare un ruolo più incisivo ai ministri della Difesa, emanazione delle 27 capitali, che dovranno riunirsi più frequentemente.
Sostegno finanziario a Kiev
Sul tavolo la grande questione del sostegno finanziario a Kiev.
Far pagare la Russia è l’idea che la Commissione presenta, usando gli asset della Banca Centrale di Mosca sequestrati e conservati in Belgio per un prestito all’Ucraina, che Kiev dovrebbe restituire solo quando avrà ricevuto dal Cremlino i danni di guerra.
Il consenso cresce, ma Francia, Belgio e Lussemburgo temono i risvolti legali, che Mosca già annuncia, insieme alla minaccia di nazionalizzare imprese europee ancora operative sul suo territorio, secondo l’agenzia Bloomberg.
Per non mancare all’appuntamento con la cena offerta dai reali di Danimarca, la conferenza stampa conclusiva viene rimandata.
Domani l’orizzonte si allarga ancora: a discutere di sicurezza, sviluppo e migrazioni saranno 47 paesi europei dall’Atlantico agli Urali, Russia esclusa.
Di Gabriella Caimi. (TG LA7)