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L’Iran non rinuncerà alle attività di arricchimento dell’uranio

(Roma, 25 luglio 2025). Teheran ha accettato di dialogare con gli E3 (Francia, Germania e Regno Unito) ma ribadisce di voler andare avanti nel suo programma

Dopo la guerra dei 12 giorni e settimane di schermaglie diplomatiche, i rappresentanti di Iran, Francia, Germania e Regno Unito tornano a vedersi per discutere del programma nucleare di Teheran. Sul tavolo, la minaccia della reintroduzione delle sanzioni delle Nazioni Unite, che l’Iran respinge fermamente. E alla vigilia della riunione, il presidente Masoud Pezeshkian ha ribadito che l’Iran non rinuncerà ad arricchire uranio. La riunione tra gli inviati di Teheran e degli E3, i tre Paesi europei che siedono nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, si tiene a Istanbul, con la Turchia ormai padrona di casa delle trattative sui dossier più scottanti. E sarà a livello di viceministri degli Esteri; quanto basta per entrare nel merito delle questioni tecniche, ma non sufficiente per decisioni politiche di peso.

Per l’Iran ci saranno i viceministri degli Esteri Majid Takht Ravanchi, uno dei protagonisti dell’accordo del 2015, e Kazem Gharibabadi. Per valutare, hanno chiarito fonti ufficiali, « le vie diplomatiche disponibili » per evitare un’escalation e risolvere le divergenze. Scopo primario dell’incontro è, per Teheran, sventare il pericolo che gli Europei attivino lo ‘snapback’ per il ripristino di tutte le sanzioni. Il meccanismo è previsto nel Piano d’azione globale (il Jcpoa) concordato nel 2015, una clausola di salvaguardia in caso Teheran non avesse tenuto fede agli impegni.

Per gli E3, Germania in testa, l’Iran ha violato quell’intesa con un arricchimento al 60% che è andato ben oltre il previsto limite del 3,5%. Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha minimizzato spiegando che lo sforamento è stato un episodio isolato seguito al « sabotaggio » degli impianti nucleari. Tra le richieste che gli europei intenderebbero presentare all’Iran, la ripresa del monitoraggio dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), che l’Iran ha sospeso dopo gli attacchi statunitensi e israeliani ai suoi impianti nucleari. Anche se Teheran sostiene che la collaborazione non si è mai interrotta. Un altro passo potrebbe essere la rimozione dall’Iran di circa 400 kg di uranio arricchito al 60%. La scorsa settimana, i tre paesi europei e gli Stati Uniti hanno concordato una finestra temporale fino alla fine di agosto per arrivare a una nuova intesa. Il processo di attivazione dello ‘snapback’ richiede 30 giorni e gli europei vogliono concluderlo prima che la Russia assuma la presidenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite in ottobre.

Dal momento che Washington è uscita dall’accordo nel 2018, sotto la prima presidenza Trump, toccherebbe agli E3 avviare le procedure. Di certo non lo farebbero gli altri due paesi che siedono nel Consiglio di Sicurezza e che avevano sottoscritto l’intesa di 10 anni fa, Russia e Cina. L’Iran però considera questo eventuale passo come illegittimo. Dal 2018, l’Europa ha smesso di adempiere alla sua parte dell’accordo quindi « non ha legittimità legale, politica e morale per invocare i meccanismi », ha chiarito Aragchi in tre lettere inviate al segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, al presidente del Consiglio di Sicurezza, Asim Iftijar Ahmad, e all’Alta rappresentante europea Kaja Kallas.

Se andassero avanti, ha ammonito, vi sarebbero conseguenze negative. Come il ritiro dell’Iran dal Trattato di non proliferazione nucleare in risposta. Da tempo, e soprattutto dalla guerra dei 12 giorni con cui Israele e Stati Uniti hanno cercato di distruggere le centrali nucleari iraniane – ancora non è chiaro con quanto successo – Teheran non nasconde di non ritenere più gli europei una controparte affidabile. I tre paesi, così come l’Unione europea che da risoluzione Onu è mediatrice del Jcpoa, sono apparsi troppo schiacciati sulla linea israelo-americana. E questo, unito al fallimento dell’impegno a preservare l’accordo anche dopo il ritiro di Trump, ha tolto potere alle tre capitali.

Visto comunque che potrebbero essere Londra, Parigi e Berlino ad accendere la miccia dello snapback, Teheran ha deciso alla fine di sedersi al tavolo con i tre. L’ultima volta si erano visti il 21 giugno, mentre l’Iran era sotto l’attacco di Israele, a livello di ministri degli Esteri e con Kallas. Ma la vera partita è con Washington. Su questo, non passa giorno o quasi che Teheran non ribadisca la disponibilità al dialogo. Con, caveat precisi. L’Iran « non rinuncerà mai alla sua capacità missilistica e non si disarmerà », così come « non rinuncerà all’arricchimento », ha insistito Araghchi.

(AGI)

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