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Iran : giallo su dove siano finite le scorte di uranio

(Roma, Parigi, 26 giugno 2025). Per gli esperti i bombardamenti avrebbero causato gravi danni alle centrali ma senza distruggere le strutture sotterranee

Se da un lato l’Iran, per sua stessa ammissione, ha confermato di aver subito ingenti danni ai tre siti nucleari colpiti dai bombardamenti di Israele e Usa durante la guerra dei dodici giorni, dall’altro crescono i dubbi degli esperti su quanto effettivamente i raid siano riusciti ad arrestare il programma nucleare del Paese. Per gli esperti infatti Teheran sarebbe in grado di sviluppare l’atomica in pochi mesi. Tutto dipende da quante centrifughe per l’arricchimento dell’uranio siano riusciti a mettere in sicurezza e dove siano finite, appunto, le scorte di uranio arricchito al 60%.

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L’Iran, infatti, dispone di piccoli siti per l’arricchimento dell’uranio che ha tenuto segreti, e che sono concepiti per consentire al Paese di portare avanti il suo programma nucleare anche nell’eventualità di attacchi ai suoi siti principali, come quelli effettuati dagli Stati Uniti lo scorso fine settimana.

Secondo il quotidiano « New York Times », inoltre, un rapporto preliminare riservato dall’Agenzia d’intelligence della difesa statunitense sosterrebbe che i bombardamenti sui tre siti nucleari iraniani di Fordow, Natanz e Isfahan avrebbero ritardato il programma atomico di Teheran solo di alcuni mesi, in linea con quanto sostenuto da fonti anonime citate dall’emittente televisiva statunitense « CNN ».

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Stando al rapporto, gli attacchi statunitensi avrebbero colpito gli ingressi di due impianti, ma senza distruggere completamente le strutture sotterranee: stando alle indiscrezioni, gli attacchi Usa non avrebbero quindi distrutto il programma nucleare iraniano, ma lo avrebbero ritardato di circa sei mesi.

Nonostante le rassicurazioni del presidente Usa Donald Trump che ha sottolineato che « l’ultima cosa che vogliono fare ora gli iraniani è arricchire l’uranio », aggiungendo che a Fordow c’è stata « distruzione totale », rimane senza risposta la domanda su dove siano finiti gli oltre 400 chilogrammi di uranio arricchito al 60%.

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Inoltre, secondo il Corriere della Sera, « già nei giorni del bombardamento, le foto satellitari avevano mostrato un movimento di camion intorno a uno dei siti nucleari colpiti. Hanno spostato qualcosa al terzo sito, il più giovane in termini di età, a Isfahan ? Resta sul serio un giallo cosa possano avere portato via: l’uranio non si trasporta certo con facilità. Gli unici a poter dare risposte sarebbero gli ispettori dell’Aiea ». Ma l’Iran si rifiuta di collaborare e proprio il 25 giugno i legislatori iraniani hanno votato a favore della sospensione della cooperazione con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica, secondo quanto riportato dalla Tv di Stato.

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