(Roma, 23 giugno 2025). L’Iran ha risposto al bombardamento americano dei suoi siti nucleari di Fordow, Natanz e Isfahan lanciando dei missili contro la base statunitense di Al-Udeid, in Qatar, la più grande struttura americana in Medio Oriente.
L’agenzia Mehr ha dichiarato che il governo di Teheran, dopo aver subito ieri l’attacco dei bombardieri B-2 e oggi un pesantissimo attacco israeliano sulla capitale, ha reagito lanciando almeno sei missili balistici in una reazione attesa e che era stata prevista nella giornata odierna con la chiusura dello spazio aereo da parte del Paese del Golfo. Nome in codice: “Basharat al-Fath”, evocativamente traducibile come “l’annunciatore della vittoria”. Una definizione pomposa per un raid che non appare massiccio.
I Patriot dell’esercito americano stanziati in Qatar si sono attivati contro i missili lanciati dalla Repubblica Islamica. In campo anche i Thaad, capaci di intercettazione esoatmosferica, già usati in Israele per sostenere l’Arrow e gli altri sistemi nella difesa di Tel Aviv, Haifa e altri centri.
La moderna skyline di Doha, capitale del Qatar, nota al mondo da quando la città ospitò le partite del Mondiale di calcio del 2022, si è illuminata nella notte mediorientale dei fuochi della contraerea e dei traccianti, della scia dei missili e dei relitti dei vettori intercettati. La mossa dell’Iran giunge in reazione ai pesanti attacchi subiti e alle manovre ostili di Teheran, mettendo nel mirino un’importante struttura del Comando Centrale (Centcom) degli Usa.
Ad ora non sono riportati danni da impatti, ma va indubbiamente sottolineato, per contesto, che per quanto degna di nota la decisione iraniana di rispondere appare potenzialmente in grado di ottenere risultati simbolici prima ancora che pratici. Lo ha, involontariamente, fatto capire un account Osint israeliano, che per irridere la capacità di reazione dei Pasdaran ha segnalato le immagini di Al-Udeid vuota e priva di mezzi delle forze armate Usa.
Da tempo gli aerei di Al-Udeid sono stati spostati nelle retrovie e Washington ha preparato un assetto diverso per le sue forze armate, con gruppi di portaerei e aerocisterne pronte a sostenere gli attacchi di aerei provenienti dall’Europa o direttamente dal territorio americano, come i B-2 di domenica. La risposta sembrerebbe essere, con tutti i distinguo del caso, volta più a salvare la faccia dell’Iran, come successo a aprile e ottobre coi lanci di droni e missili negli scambi di colpi con Israele dopo gli attacchi di Tel Aviv alle forze legate a Teheran in Libano e Siria, che a provocare impatti militari reali. Ma chiaramente oggigiorno questo si inserisce nel quadro di una guerra a tutto campo tra Tel Aviv e Teheran dove gli Usa hanno scelto di essere parte in causa attiva. E il ciclo delle risposte può aprire una spirale incontrollabile se una sana moderazione non subentrerà.
Di Andrea Muratore. (Inside Over)