(Roma, 21 giugno 2025). Se si apre FlightRadar24, il famoso sito (e app) di tracciamento aereo in tempo reale, il primo dettaglio che salterà all’occhio quasi sicuramente sarà la frammentazione della rete del traffico aereo tra Europa e Asia. Due dei principali corridoi aerei dei due continenti, quello ucraino-russo e quello mediorientale tra Israele e Iran, risultano oggi inaccessibili e hanno costretto le compagnie a ridisegnare le proprie rotte e ad affrontare costi operativi e logistici sempre più onerosi. L’impatto di queste chiusure, aggravato anche dalle tensioni geopolitiche tra India e Pakistan, non del tutto raffreddate, si riverbera inevitabilmente sull’economia globale, ridisegnando la geografia del trasporto aereo e sollevando interrogativi sul futuro della connettività in queste aree del mondo.
La chiusura totale di spazi aerei storici
La crisi russo-ucraina, iniziata con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio 2022, ha comportato la chiusura dello spazio aereo ucraino e il divieto per molte compagnie europee di sorvolare la Russia. Questo corridoio, che attraversava l’Ucraina e la Russia occidentale, era una delle rotte più efficienti per collegare l’Europa occidentale con l’Asia orientale, in particolare Cina, Giappone e Corea del Sud. La sua chiusura ha costretto i vettori a optare per percorsi alternativi, spesso più lunghi e costosi, come il corridoio caucasico (che attraversa Georgia, Armenia e Azerbaigian) o la rotta meridionale attraverso l’Egitto e l’Arabia Saudita.
Parallelamente, il conflitto tra Israele e Iran ha reso impraticabile un altro corridoio importante. A seguito degli attacchi israeliani su obiettivi iraniani del 13 giugno 2025 e delle successive rappresaglie iraniane, l’Agenzia dell’Unione Europea per la Sicurezza Aerea (EASA) ha emesso un Conflict Zone Information Bulletin (CZIB) che sconsiglia il sorvolo degli spazi aerei di Iran, Iraq, Israele, Giordania e Libano a tutti i livelli di volo. La presenza di sistemi di difesa aerea capaci di operare a tutte le altitudini, missili balistici e da crociera, e il rischio di errori di identificazione o di spillover delle operazioni militari hanno reso questa regione un’area ad alto rischio per l’aviazione civile. La rotta che attraversava Iraq, Siria e Giordania, inizialmente adottata da molti vettori come alternativa alla chiusura del corridoio ucraino-russo, è ora inutilizzabile, restringendo ulteriormente le opzioni disponibili.
Nuove rotte, nuovi costi
Con i corridoi ucraino-russo e mediorientale fuori gioco, le compagnie aeree si affidano a due rotte alternative principali: il corridoio caucasico e la via meridionale tra Egitto e Arabia Saudita. Il corridoio caucasico, che attraversa una regione geopoliticamente movimentata, è soggetto a potenziali instabilità, come le tensioni tra Armenia e Azerbaigian o le influenze russe nella zona che potrebbero compromettere la sicurezza dei cieli. Inoltre, la sua capacità è limitata a causa delle infrastrutture meno avanzate delle controparti europee e con risorse e tecnologie di controllo del traffico aereo insufficienti per gestire l’elevato volume di voli. La rotta egiziano-saudita, d’altra parte, allunga significativamente i tempi di volo, in alcuni casi fino a due ore in più per i collegamenti tra Europa e Asia orientale, aumentando i consumi di carburante e i costi operativi, oltre che i disagi ai passeggeri.
Secondo stime dell’International Air Transport Association (IATA), le deviazioni imposte dalle crisi geopolitiche hanno già incrementato i costi del carburante per le compagnie aeree globali di circa il 10%, un peso che si sta riflettendo anche sui prezzi dei biglietti e sulla competitività del settore. A complicare ulteriormente il quadro, la recente escalation tra India e Pakistan, culminata con l’“Operazione Sindoor” del 6-7 maggio 2025, che ha portato alla reciproca chiusura degli spazi aerei tra i due Paesi. L’attacco indiano contro presunte infrastrutture terroristiche in territorio pakistano, in risposta all’attentato del 22 aprile a Pahalgam, nel Kashmir, ha inasprito le tensioni, con Islamabad che ha risposto chiudendo il proprio spazio aereo ai voli indiani fino al 24 giugno 2025. Questa misura, combinata con le restrizioni già esistenti, riduce ulteriormente la flessibilità delle rotte aeree nell’Asia meridionale, costringendo i vettori a circumnavigare la regione attraverso percorsi ancora più tortuosi, come quelli sopra l’Oceano Indiano o il Turkmenistan.
L’inevitabile impatto economico e geopolitico
Le conseguenze di queste chiusure si estendono ben oltre il settore aereo. L’aumento dei tempi di volo e dei costi operativi incide sulla logistica globale, rallentando le catene di approvvigionamento e aumentando i prezzi di beni e servizi. Le compagnie aeree europee, già penalizzate dal divieto di sorvolare la Russia, affrontano una pressione economica senza precedenti: Lufthansa e Air France-KLM hanno segnalato un calo dei margini di profitto nel primo trimestre del 2025, compagnie come Singapore Airlines e Cathay Pacific, che dipendono fortemente dai collegamenti con l’Europa, stanno riducendo le frequenze di volo su alcune rotte per contenere i costi. Dal punto di vista geopolitico invece, le crisi riflettono un mondo sempre più frammentato. La guerra russo-ucraina ha accentuato la divisione tra Occidente e Russia, mentre il conflitto tra Israele e Iran ha destabilizzato il Medio Oriente. Queste dinamiche mettono a rischio anche grandi progetti infrastrutturali, come l’India-Middle East-Europe Economic Corridor (IMEC), lanciato nel 2023 per collegare India ed Europa attraverso il Medio Oriente. Le tensioni tra India e Pakistan, unite al conflitto mediorientale, rallentano la messa in opera di questo corridoio, che ambisce a competere con le rotte cinesi della Belt and Road Initiative, il piano cinese per lo sviluppo di infrastrutture globali e collegamenti commerciali.
Quale futuro per queste rotte ?
Guardando avanti, il futuro della connettività aerea tra Europa e Asia dipenderà unicamente dalla capacità della comunità internazionale di gestire queste crisi. Uno scenario ottimistico vedrebbe un ritorno al dialogo tra India e Pakistan, con la riapertura dei loro spazi aerei, e una de-escalation in Medio Oriente che consenta il ripristino delle rotte attraverso Iran e Iraq. Queste prospettive attualmente restano fosche e irrealizzabili nel breve termine. La volatilità della situazione in Medio Oriente, come evidenziato dal bollettino EASA, suggerisce che le restrizioni potrebbero persistere o addirittura estendersi ad altri Paesi della regione. Dal canto loro, le compagnie aeree, per mitigare la situazione, stanno esplorando qualunque tipo di soluzione. L’adozione di aerei a lungo raggio più efficienti consentirebbe di coprire distanze maggiori con consumi di carburante ridotti. Alcune compagnie aeree stanno addirittura valutando l’uso di rotte polari, che attraverserebbero il Circolo Artico, come alternativa ai tradizionali corridoi aerei verso l’Asia nord-orientale, sempre più inaccessibili.
La realizzazione di questa prospettiva però, per quanto ambiziosa possa sembrare, difficilmente vedrà la luce del sole. Le condizioni meteorologiche estreme, come temperature molto basse o fenomeni atmosferici imprevedibili, comportano un aumento dei costi di manutenzione e un rischio tecnico maggiore, ad esempio per il congelamento del carburante o il malfunzionamento degli strumenti di bordo a causa delle tempeste geomagnetiche. A queste problematiche si aggiunge la limitata presenza di infrastrutture per il controllo del traffico aereo: in molte aree artiche la copertura radar è assente o intermittente, e le comunicazioni dipendono quasi esclusivamente da sistemi satellitari, più costosi e talvolta meno stabili. Inoltre, la scarsità di aeroporti alternativi lungo il tragitto rende complicata la gestione di eventuali emergenze. Va infine considerato l’impatto sulla salute di equipaggi e passeggeri: in caso di tempeste solari, l’esposizione a radiazioni ionizzanti può aumentare sensibilmente, con potenziali conseguenze nel lungo termine, soprattutto per chi effettua voli frequenti su queste rotte. La sfida principale diventa quindi coniugare sicurezza e accessibilità in uno scenario geopolitico sempre più instabile e in costante mutamento.
Di Jacopo Romanelli. (Inside Over)