«L’Iran si trova davanti a un grande dilemma. Devono attaccare Israele ma allo stesso tempo la maggior parte delle loro basi missilistiche è stata distrutta o danneggiata. Inoltre sono state uccise figure apicali dei Pasdaran, e in eventuali attacchi futuri Israele potrebbe colpire le infrastrutture energetiche, se non addirittura i vertici del Paese. È difficile credere che non risponderanno, ma al momento non sanno come chiudere l’escalation e si trovano esposti», lo ha detto Danny Citrinowicz, ricercatore senior presso l’Institute for National Security Studies di Tel Aviv, che ha ricoperto per 25 anni diverse posizioni di comando presso le unità dell’Israel Defense Intelligence.
«Trump è un uomo d’affari, dando la luce verde a Israele ha pensato che l’Iran possa tornare al tavolo delle trattative sul nucleare da una posizione più debole e tale da dover sottostare alle condizioni di Washington. Per l’Iran però questa sarebbe una capitolazione e pensa : ‘noi ci siamo seduti al tavolo delle trattative con buone intenzioni, invece Trump ha dato il via libera all’attacco israeliano. Perché dovremmo sederci di nuovo ?’ Sarei molto sorpreso se l’Iran tornasse al tavolo», ha aggiunto Citrinowicz.
Sul tempismo dell’operazione ha dichiarato «Israele ha attaccato in questo momento perché aveva un’opportunità d’oro. L’Iran era molto debole ed esposto ma, allo stesso tempo, ogni giorno che passava stava ricostruendo le sue capacità militari e andando avanti con le sue attività relative al programma nucleare».