(Roma, 13 giugno 2025). L’attacco di Israele contro l’Iran e il suo programma nucleare porta il Medio Oriente in un territorio inesplorato e rischia di far fare il salto decisivo alla “policrisi” regionale che dal 7 ottobre 2023 sta vedendo un incendio dopo l’altro divampare nella regione. Per realizzare l’obiettivo a lungo atteso da falchi nazionalisti in Israele, destra repubblicana negli Usa e frange più ostili agli ayatollah dell’opposizione iraniana l’Israel Defense Force ha lavorato per mesi nel creare le premesse per un’incursione in grado di produrre danni imponenti.
La guerra ombra che da almeno un decennio Israele conduce contro la sfera di proiezione iraniana in Medio Oriente diventa realtà. L’attacco ha un’ampiezza maggiore di quello contro il nucleare iracheno a Osirak, nel 1981 e di quello che nel 2007 colpì il sito siriano di Al Kibar perché si inserisce in un attacco a tutto tondo contro personale militare e civile di vertice nella catena di comando iraniana. La guerra ombra si fa conflitto a tutto tondo dopo le prove generali di aprile e ottobre 2024, quanto Tel Aviv e Teheran si scambiarono raid a distanza.
Sul piano militare, un’analisi preliminare degli attacchi impone di capire: quali siano stati i mezzi utilizzati da Israele per l’attacco; quali manovre di preparazione fossero state palesi nei mesi scorsi; con che sostegno Tel Aviv può aver agito.
I mezzi usati da Israele contro l’Iran
Sul fronte dei mezzi, The National Review ricorda che alla vigilia dell’attacco erano almeno due le domande chiave: “Israele possiede il tipo di munizioni avanzate “anti-bunker” progettate per penetrare in strutture preparate e rinforzate, costruite appositamente per proteggersi dalle munizioni lanciate per via aerea? Israele possiede le capacità logistiche, inclusi i mezzi di rifornimento aereo, per facilitare attacchi a lungo raggio contro l’Iran (da Gerusalemme a Teheran ci sono poco meno di 1.600 chilometri) ?”.
Sul secondo fronte, la risposta alla domanda è stata sicuramente affermativa. I caccia F-15, F-16 e F-35 hanno potuto penetrare con i loro assetti missilistici fino ai confini del territorio iraniano e lanciarli a distanza contro i target della Repubblica Islamica. Sul primo, invece, c’è dubbio circa la disponibilità da parte di Tel Aviv delle munizioni bunker-buster che servirebbero per obliterare completamente i siti di produzione nucleari. Le immagini del reattore nucleare di Natanz mostrano corposi incendi superficiali, ma è ancora presto per capire se siano stati condotti attacchi in profondità.
Gli Usa hanno in arsenale l’ordigno B-2/Massive Ordnance Penetrator (MOP) che non sembra nella disponibilità di Tel Aviv. La scelta di alcuni obiettivi lascia presagire, in ogni caso, che dei mezzi volti a colpire in maniera sistemica anche obiettivi sotterranei siano stati impiegati: il New York Times segnala che “un filmato pubblicato su Telegram e verificato dal Times mostra del fumo che si alza da una zona rurale di Bid Kaneh, in Iran. Bid Kaneh ospita diversi siti di sviluppo e produzione di missili, probabilmente collegati alle Guardie Rivoluzionarie iraniane”, e questi siti sono genericamente progettati per resistere ad attacchi cinetici in superficie.
A settembre 2024, per colpire e uccidere il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah a Beirut Israele ha messo in campo i caccia F-15I trasportanti munizioni pesanti da oltre 900 kg trasformate in bombe guidate coi dispositivi JDAM GBU-31(v)3. Plausibile un loro impiego in una serie di raid mirati che hanno visto 200 aerei lanciare circa 350 munizioni in 5 attacchi, dando dunque l’idea di una serie di operazioni estremamente mirate.
I corridoi per i caccia
Sul secondo piano, è bene osservare che da tempo Israele avesse lavorato per aprirsi un “corridoio” d’azione tramite la Siria, l’Iraq e l’Iran occidentale con i bombardamenti sulle difese antiaeree del primo Paese nei giorni della caduta di Bashar al-Assad lo scorso dicembre, con gli attacchi condotti sui miliziani di Khatib Hezbollah nel 2024 e, sul fronte iraniano, con la neutralizzazione delle difese aeree nell’Ovest del Paese compiuta durante gli scambi di raid di ottobre.
Anche nei primi momenti dell’attacco Israele sembra essersi concentrata, nottetempo, sulla decapitazione della catena di comando iraniana e sulla soppressione di difese aeree, radar e missilistiche. Questo mostra un tentativo di messa in sicurezza di Tel Aviv dalla possibilità di risposte iraniane operato mantenendo una pressione militare e psicologica sul nemico, in continuità con le operazioni di sabotaggio contro infrastrutture e porti delle scorse settimane dietro cui non è difficile veder la mano dell’intelligence dello Stato Ebraico.
Coordinamento con gli USA ?
Infine, è importante capire se Tel Aviv abbia agito in solitaria o ci sia stato un benestare da parte di Paesi alleati, Stati Uniti in primis. L’amministrazione di Donald Trump si è detta estranea alle operazioni sul terreno, e questo è coerente con quanto emerso nei giorni scorsi col confronto a distanza con Benjamin Netanyahu, ma al contempo risulta difficile escludere l’idea che un coordinamento informativo e d’intelligence sia avvenuto. Sia per prassi e per evitare incidenti, sia per ottimizzare le informazioni a disposizione delle parti sugli effettivi bersagli e i danni potenziali, un confronto tra Cia e Mossad appare altamente probabile anche, se non soprattutto, in vista di un coordinamento della risposta ai raid iraniani di rappresaglia.
“Gli Stati Uniti erano a conoscenza dell’operazione pianificata da almeno una settimana”, ha dichiarato un funzionario israeliano al Times of Israel, aggiungendo che “gli americani stanno lavorando per ricostruire la coalizione regionale che ha affrontato i precedenti attacchi iraniani contro Israele”. Difficile escludere un coordinamento alla luce di queste indiscrezioni. La realtà parla di prospettive politiche e militari incerte dopo un raid che ha esteso il ciclo senza fine di violenza e distruzioni che da venti mesi consuma il Medio Oriente. E lascia temere che un punto di non ritorno sia stato passato.
Di Andrea Muratore. (Inside Over)