(Roma, 01 giugno 2025). Le scorte di missili Patriot in Ucraina si assottigliano mentre aumentano gli attacchi russi. Biden frena, Trump non promette aiuti e gli alleati NATO non vogliono cedere i propri sistemi. Kiev resta esposta
Il buco nella difesa aerea ucraina continua ad allargarsi. Mentre i negoziati tra Russia e Ucraina per la fine del conflitto mediati dagli Stati Uniti tardano a conseguire risultati significativi, gli attacchi scagliati da Mosca contro Kiev si intensificano. E con essi il bilancio delle vittime tra militari e popolazione civile nel Paese dell’Europa orientale. Una situazione in gran parte determinata dalla riduzione delle scorte di missili Patriot, inviate in Ucraina dall’amministrazione Biden, che la Casa Bianca repubblicana appare sempre più restia a rimpinguare.
A dare conto della vulnerabilità del più sofisticato sistema difensivo aereo in dotazione all’esercito ucraino è il Washington Post che nei giorni scorsi ha riportato l’allarme di funzionari di Kiev e occidentali: il Cremlino infrange la difesa dell’Ucraina attraverso missili balistici scagliati a ritmo crescente contro l’Ucraina. Solo i Patriot potrebbero intercettare tali minacce che rappresentano un rompicapo letale per le autorità ucraine, già alle prese con la sfida post da raid nemici condotti con droni e missili da crociera. Il governo guidato da Volodymyr Zelensky ha richiesto a Donald Trump un maggior numero di missili e lanciatori Patriot ma, come ha ammesso al Congresso il segretario di Stato Usa Marco Rubio, gli americani non ne hanno.
Per risolvere l’impasse, ha dichiarato Rubio, Washington sta “incoraggiando” gli altri Paesi membri della Nato a donare missili e sistemi Patriot dai loro arsenali ma, ha aggiunto il capo della diplomazia statunitense, “nessuno di questi Paesi vuole rinunciare ai propri sistemi” di intercettori. Dopo il via libera degli Stati Uniti, arrivato a seguito della firma ad aprile dell’accordo tra l’amministrazione repubblicana e il governo Zelensky sui minerali, la Germania ha comunque comunicato di essere pronta ad inviare i propri missili Patriot, di tipo PAC-2. Essi però non sono efficaci quanto i più moderni PAC-3 e non sarebbero in particolare in grado di neutralizzare i missili balistici Oreshnik di Mosca.
Da settimane gli alleati della Nato sono impegnati in trattative per procurare un altro sistema intercettore per l’Ucraina ma a loro volta le nazioni coinvolte nei colloqui chiedono garanzie agli Usa per ottenerne loro stesse uno nuovo ad un prezzo più basso. Qualche decisione in merito potrebbe arrivare in occasione di un incontro che si svolgerà nei prossimi giorni al quartier generale della Nato alla presenza del capo del Pentagono Pete Hegseth. Funzionari europei sottolineano però che gli americani temono che l’annuncio della consegna dei Patriot a Kiev possa far infuriare Vladimir Putin e mettere a rischio i colloqui di pace.
Un diplomatico europeo a Kiev ha affermato al Washington Post che il colosso della difesa americana Raytheon non ha ancora completato l’ampliamento delle sue linee di produzione reso necessario dall’aggressione russa all’Ucraina e ha spiegato che “gli Stati Uniti devono riservare una certa quantità (di Patriot) per la propria difesa in caso di attacco da parte dell’Iran o di un altro avversario”. Funzionari ucraini anonimi hanno rivelato che il Pentagono potrebbe comunque vendere all’Ucraina i Patriot invece di inviarli come aiuti militari. “Non li darà gratis”, spiegano le fonti citate dal quotidiano Usa aggiungendo che alla Casa Bianca “ragionano da imprenditori” e “dobbiamo adattarci a questo”.
Un’alternativa al sistema difensivo prodotto dalla Raytheon potrebbe essere rappresentata dall’Aster, un missile franco-italiano – ma la sua capacità di intercettare un missile balistico non è stata ancora testata sul campo.
Di Valerio Chiapparino. (Il Giornale)