(Roma, 16 maggio 2025). La trattativa diretta tra Mosca e Kiev iniziata a Istanbul per porre fine alla guerra in Ucraina parte con due risultati indubbiamente degni di nota: da un lato, i belligeranti hanno concordato il più grande scambio di prigionieri, che coinvolgerà mille soldati per parte, dall’inizio del conflitto; dall’altro, hanno deciso di proseguire il processo diplomatico. Non era scontato, dopo giorni di grandissima tensione che avevano messo a repentaglio lo svolgimento stesso del summit.
“Incontriamoci, dialoghiamo, negoziamo!”: tre anni dopo, da Istanbul 2022 a Istanbul 2025, il primo incontro diretto tra le delegazioni di Russia e Ucraina in tre anni per porre fine al conflitto che ha sconvolto l’Est Europa sembra aver fatto suoi i principi promossi da Papa Leone XIV nell’udienza alle Chiese orientali di due giorni fa.
Dopo tutti i tira e molla, le illusioni di un vertice tra presidenti, Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin, troppo prematuro e potenzialmente infruttuoso, dopo un lungo chiacchiericcio diplomatico a distanza la delegazione ucraina guidata dal ministro della Difesa Rustem Umerov e quella russa con a capo il consigliere presidenziale Vladimir Medinsky si sono infine incontrate per colloqui diretti. A fare da gran cerimoniere, il capo della diplomazia turca Hakan Fidan, garante di quell’occasione volta a far sì che “i nemici si incontrino e si guardino negli occhi”, come ha detto Leone, e discutano di pace.
Fidan, uomo di diplomazia e intelligence che ben sa il valore delle parole e dell’informazione politica, ha commentato il colloquio tra delegazioni definendo quello di oggi “un giorno importante per la pace nel mondo” e annunciando che “le parti hanno inoltre concordato in linea di principio di incontrarsi nuovamente”.
Ci vorrà tempo: non esce da questo colloquio l’agognato cessate il fuoco chiesto da Kiev, dagli alleati europei e dagli Stati Uniti ma finora negato dalla Russia; un funzionario ucraino all’Associated Press ha parlato di “richieste inaccettabili” sul ritiro delle truppe di Kiev dal fronte avanzate a Mosca; Medinsky, invece, “ha dichiarato ai giornalisti che Mosca considera i colloqui di oggi come la continuazione dei colloqui falliti del 2022, tra le critiche della parte ucraina secondo cui la delegazione inviata da Putin non era incaricata di avviare negoziati seri”, nota il Guardian.
Nel frattempo, gli Stati Uniti e l’Unione Europea si stanno riallineando sull’idea di pressare Mosca con nuove sanzioni se non accetterà un cessate il fuoco. Siamo solo agli inizi di un percorso di dialogo diretto, il primo dopo anni il cui esito è incerto. Ma la decisione di Russia e Ucraina di guardarsi negli occhi e tornare a parlarsi rappresenta l’unica speranza per porre fine alla guerra con il coraggio del compromesso. Chiunque pensava si potesse decidere la fine della guerra senza Mosca o Kiev è stato smentito. Ora, onore e onere di porre fine al conflitto ai due belligeranti: futuri colloqui serviranno a capire se ne esistono i termini, gli spazi e la volontà.
Di Andrea Muratore. (Inside Over)