(Roma, 15 maggio 2025). L’inchiesta su Saleh sarebbe partita nell’ambito di un’indagine per truffa
Il commissario del governo presso il tribunale militare del Libano, giudice Fadi Akiki, ha formalmente avviato un’azione penale contro Mohammad Hadi Saleh, cantore religioso sciita (mounshid) e figura nota nell’ambiente culturale vicino a Hezbollah, con l’accusa di “collaborazione con il nemico israeliano” e “complicità in atti che hanno provocato la morte di cittadini libanesi”.
Secondo quanto riportato dal sito di informazione libanese “Jounoubia”, l’inchiesta su Saleh sarebbe partita nell’ambito di un’indagine per truffa, ma avrebbe subito un’accelerazione dopo l’analisi del suo telefono cellulare, che avrebbe fornito elementi ritenuti idonei a comprovare un collegamento operativo con i servizi di intelligence israeliani. L’indagato avrebbe ricevuto almeno 23 mila dollari da Israele in cambio di informazioni sensibili su posizioni strategiche riconducibili al movimento sciita.
Saleh è figlio di un combattente della forza Al Radwan – l’unità d’élite della formazione pro-iraniana – e fratello di un miliziano morto in combattimento, circostanze che hanno contribuito ad amplificare l’impatto mediatico del caso. Secondo fonti di sicurezza citate da “Jounoubia”, l’uomo sarebbe stato reclutato online dall’agenzia di intelligence israeliana Mossad e avrebbe trasmesso coordinate utilizzate per colpire siti militari, fra cui i raid del 9 maggio su Nabatiyeh, i più intensi dallo scorso novembre, e l’attacco del primo aprile che ha provocato la morte del comandante di Hezbollah, Hassan Bdeir, e di suo figlio Ali nella periferia sud di Beirut.