(Roma, Parigi, 12 maggio 2025). Nessuna tregua di 30 giorni in Ucraina. Il presidente russo Vladimir Putin ha respinto al mittente l’ultimatum «inaccettabile» lanciato sabato da Kiev dai leader dei Volenterosi – sostenuti dal presidente statunitense Donald Trump – di un cessate il fuoco di un mese, pena l’inasprimento delle sanzioni.
«Non è questo il modo di parlare alla Russia», ha tagliato corto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Il presidente americano è tuttavia convinto che «un buon risultato» possa arrivare dai primi colloqui diretti tra russi e ucraini dal 2022, in programma il 15 maggio a Istanbul, ai quali non esclude di partecipare lui stesso, inserendo una tappa in Turchia al suo viaggio in Medio Oriente: «Ci sto pensando», ha spiegato Trump prima di imbarcarsi per l’Arabia Saudita, convinto che a Istanbul ci saranno sia Putin che Volodymyr Zelensky.
Ma il solo ad aver confermato finora la sua partecipazione, sfidando lo zar a raggiungerlo, è stato il leader ucraino che ha sentito per la prima volta Papa Leone XIV, in una telefonata definita «molto calorosa e davvero significativa».
«L’Ucraina vuole porre fine a questa guerra»
Zelensky lo ha quindi invitato «a compiere una visita apostolica in Ucraina»: «Porterebbe vera speranza al nostro popolo», ha sottolineato il presidente, dopo aver invitato più volte a Kiev, ma invano, Papa Francesco.
Zelensky ha poi informato il nuovo Pontefice «dell’accordo tra l’Ucraina e i partner, secondo cui dovrebbe iniziare un cessate il fuoco completo e incondizionato per almeno 30 giorni» e ha confermato «la disponibilità a ulteriori negoziati in qualsiasi formato, compresi i negoziati diretti».
«L’Ucraina – ha assicurato a Leone XIV – vuole porre fine a questa guerra e sta facendo tutto il possibile per questo. Aspettiamo che la Russia adotti misure adeguate».
L’incontro «in Turchia ha il potenziale di un buon incontro»
A cominciare dai negoziati di Istanbul che, per il leader ucraino, «potrebbero contribuire a porre fine alla guerra». «Non sottovalutate» l’incontro di «giovedì in Turchia, ha il potenziale di un buon incontro», ha detto anche Trump.
«Non doveva tenersi, ma ho insistito perché si facesse», ha quindi ribadito, annunciando di valutare «di fare un volo» per Istanbul. «Non so dove sarò giovedì, ho tanti incontri. Ma c’è una possibilità» che ci vada, «se riterrò che le cose possano andare avanti».
Immediata la reazione positiva di Zelensky che tenta di mettere all’angolo Putin agli occhi del presidente americano: «Ho sostenuto Trump nell’idea di colloqui diretti con Putin. Ho espresso apertamente la mia disponibilità a incontrarlo. Io sarò in Turchia. Spero che i russi non si sottraggano all’incontro», ha dichiarato via social.
Vladimir Putin non vuole una tregua, ma una soluzione pacifica
«E naturalmente, tutti noi in Ucraina apprezzeremmo se Trump potesse essere presente a questo incontro in Turchia. È l’idea giusta», ha sottolineato, ribadendo di aver anche sostenuto la proposta del presidente americano «di un cessate il fuoco completo e incondizionato», al contrario del Cremlino, che attraverso Peskov ha ricordato che è stato lo stesso Putin a proporre negoziati diretti tra Mosca e Kiev, ma con l’obiettivo di raggiungere «una soluzione pacifica di lungo periodo», non una tregua temporanea.
«Il linguaggio degli ultimatum non è accettabile per la Russia, non è appropriato, non si può parlare alla Russia in questo modo», ha quindi affermato Peskov, riferendosi alle dichiarazioni dei leader dei Volenterosi che avevano dato tempo a Mosca fino a lunedì sera per accettare o meno il cessate il fuoco. Riaggiornandosi per un nuovo round di colloqui al termine della scadenza, come annunciato da Macron.
Riuniti a Londra i ministri degli Esteri europei, tra cui Antonio Tajani, in formato Weimer+ allargato all’Ucraina hanno espresso la volontà di mantenere la pressione su Mosca e il loro «scetticismo» sulla reale volontà di Putin di «volere la pace», anche alla luce degli ultimi attacchi notturni sull’Ucraina con «108 droni», di cui uno ha fatto una vittima a Sumy. «Non sono messaggi che vanno nella giusta direzione», ha commentato Tajani.