(Roma, 02 maggio 2025). Cambio ai vertici dell’amministrazione Trump. Il presidente Usa Donald Trump ha annunciato la nomina di Mike Waltz, fino a questo momento consigliere per la sicurezza nazionale, come nuovo ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite. La notizia, riportata da Axios, segna l’uscita di Waltz dal Consiglio di Sicurezza Nazionale (Nsc), insieme al suo collega Alex Wong, vice consigliere principale per la sicurezza nazionale. Il ruolo di Waltz sarà ricoperto ad interim dal Segretario di Stato, Marco Rubio. Notizia da non sottovalutare poiché potrebbe aprire la strada a un riorientamento della politica estera americana, con possibili implicazioni per dossier caldi come l’Iran e la Cina. Waltz, oltre a essere un fervido sostenitore di Israele, è un “falco” della politica estera Usa, vicino alle posizioni più tradizionalmente neoconservatrici dell’era Bush/Cheney e sostenitore della linea dura contro Iran e Cina.
Lo scandalo Signalgate e le tensioni interne
Mike Waltz, ex membro del Congresso, è stato al centro delle polemiche sin dall’inizio del suo mandato come consigliere per la sicurezza nazionale. Il caso più eclatante riguarda il “Signalgate”, che ha visto Waltz e altri alti funzionari discutere i piani di guerra nello Yemen in una chat di gruppo sull’app di messaggistica Signal, che includeva, per un errore, il caporedattore di The Atlantic, Jeffrey Goldberg. L’incidente, causato da un errore telefonico proprio di Waltz, ha alimentato critiche e malumori verso la sua figura e verso quella del capo del Pentagono, Pete Hegseth, altra figura apicale che rischia di essere rimosso prossimamente. L’addio di Waltz non è una sorpresa: solo due giorni fa, Isaac Stanley-Becker di The Atlantic aveva dichiarato a Cnn che Waltz era “su un terreno scivoloso”, anticipando una possibile rimozione.
Un’opportunità per una politica estera più moderata
La rimozione di Waltz e Wong, considerati tra i più “falchi” dell’amministrazione Trump, potrebbe rappresentare un punto di svolta. Entrambi si sono distinti per posizioni dure, in particolare contro l’Iran e la Cina, e per un approccio meno favorevole alla diplomazia. Jennifer Kavanagh, analista di Defense Priorities, citato da Responsible Statecraft, sostiene che i due erano spesso in disaccordo con la visione di Trump, che sembra preferire la diplomazia e il dialogo, soprattutto per evitare un conflitto con l’Iran e ridurre l’impegno militare a difesa di Taiwan.
“Waltz e Wong erano tra i più aggressivi consiglieri di Trump, specialmente su Iran e Cina” ha dichiarato Kavanagh. “La loro uscita potrebbe aprire la porta a sostituti più allineati con la preferenza di Trump per la diplomazia e la moderazione militare”. Anche Annelle Sheline, ricercatrice del Quincy Institute for Responsible Statecraft, ha evidenziato il profilo neoconservatore di Waltz, noto per le sue posizioni anti-Cina e per aver sostenuto interventi militari controversi. “La sua rimozione potrebbe favorire un approccio più pragmatico e meno bellicoso” osserva Sheline.
Steve Witkoff e il futuro della sicurezza nazionale
Secondo fonti attendibili, Steve Witkoff, attuale inviato della Casa Bianca e fedelissimo di Trump, è il principale candidato a succedere a Waltz. Come Trump, Witkoff ragiona da businessman, ossessionato dall’arte di concludere accordi vantaggiosi e convinto che non esistano nemici giurati, ma solo competitor. Per lui, la guerra è un’opzione raramente conveniente. Negli ultimi 100 giorni, Witkoff si è distinto come un instancabile negoziatore, incontrando leader mondiali di primo piano: dal presidente russo Vladimir Putin (per ben tre volte) al premier israeliano Benjamin Netanyahu, fino al presidente francese Emmanuel Macron. Ha inoltre dialogato con funzionari diplomatici di alto livello, ricoprendo ruoli chiave come inviato per il Medio Oriente e negoziatore su dossier complessi come la guerra in Ucraina.
Qualora la nomina di Witkoff fosse confermata, l’ala più bellicista del partito repubblicano perderebbe una posizione importante, a favore di un uomo decisamente più vicino alle idee del presidente Usa e dei repubblicani MAGA.
Di Roberto Vivaldelli. (Inside Over)