(Roma, 28 aprile 2025). Damasco, sotto la guida del presidente Ahmed al-Sharaa, meglio noto come Abu Muhammad Al Jolani, leader del gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham (Hts), mira a ottenere la piena legittimità politica internazionale attraverso la normalizzazione dei rapporti con Israele e l’adesione agli Accordi Abramo. Lo riporta il Times of Israel, citando Bloomberg, che riferisce di un incontro tra al-Sharaa e il deputato statunitense Cory Mills. Durante il colloquio, il leader siriano ha espresso interesse a unirsi agli Accordi Abramo – a determinate condizioni – e a soddisfare le richieste di Washington per la rimozione delle sanzioni economiche, come lo smantellamento delle armi chimiche e la lotta ai gruppi terroristici stranieri.
Gli Accordi Abramo, siglati nel 2020 sotto l’egida della prima amministrazione Trump, sono una serie di trattati di normalizzazione tra Israele e alcuni Stati arabi (Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Marocco e, in parte, Sudan). Tali accordi mirano a favorire cooperazione economica, sicurezza e diplomazia; un processo di normalizzazione dei rapporti tra Tel Aviv e gli Stati arabi ostacolato dalla guerra nella Striscia di Gaza.
La visita di Mills a Damasco
Mills, in visita a Damasco con il collega Marlin Stutzman – primo viaggio di parlamentari USA dopo la caduta di Assad – ha discusso per 90 minuti con al-Sharaa, delineando le condizioni per la revoca delle sanzioni. Tuttavia, la rivendicazione siriana sulle Alture del Golan, riconosciute da Trump come territorio israeliano nel 2019, rimane un ostacolo non di poco conto. Senza contare il fatto che, negli ultimi mesi, Tel Aviv è ulteriormente penetrata in territorio siriano, sfruttando il momento di caos provocato dalla fine del regime di Bashar al-Assad e l’ascesa di Al-Jolani.
Il deputato ha dichiarato a Bloomberg un cauto ottimismo, sottolineando la necessità di dialogo per la stabilità regionale e annunciando che consegnerà una lettera di al-Sharaa al presidente Trump. La strada verso la normalizzazione, però, resta complessa. Mills non è stato l’unico politico occidentale a recarsi a Damasco dopo la caduta di Assad. Negli ultimi mesi, infatti, diversi leader e rappresentanti politici occidentali sono transitati alla corte di Ahmed Husayn al-Sharaa, tra cui Jean-Noël Barrot, ministro degli Esteri francese – che ha visitato Damasco a gennaio – e Annalena Baerbock – ministra degli Esteri tedesca – anch’ella a Damasco a gennaio – quando incontrò al-Sharaa e quest’ultimo si rifiutò di stringerle la mano.
Continua il massacro degli alawiti
Nel frattempo, nel silenzio tombale (e complice) dell’Occidente, continuano le persecuzioni ai danni della minoranza alawita. In marzo, la Siria nord-occidentale è stata infatti teatro di una violenta repressione contro la minoranza alawita, con oltre mille persone uccise in un breve lasso di tempo nelle province di Tartus e Latakia. Le vittime, in gran parte civili, sono state trascinate fuori dalle loro case e giustiziate sommariamente da milizie islamiste affiliate al governo di Damasco.
In una dichiarazione del 10 aprile scorso, Amnesty Internazional ha affermato che il “governo siriano deve garantire che i responsabili di un’ondata di uccisioni di massa contro civili alauiti nelle aree costiere siano chiamati a rispondere delle loro azioni e adottare misure immediate per assicurare che nessuna persona o gruppo venga preso di mira sulla base della propria confessione religiosa”.
Secondo le informazioni ricevute da Amnesty International, milizie affiliate al governo hanno ucciso oltre 100 persone nella città costiera di Banias l’8 e il 9 marzo 2025. L’organizzazione ha indagato su 32 di questi omicidi, concludendo che si è trattato di “uccisioni deliberate“. Negli ultimi giorni, la violenza contro la minoranza alawita è continuata nella città di Homs, dove sono stati uccisi 14 civili per mano di una milizia islamista. Ma della sorte degli alawiti nessuno si interessa e il processo di “normalizzazione” dei rapporti diplomatici con un Paese governato da un ex terrorista di al-Qaeda può proseguire.
Di Roberto Vivaldelli. (Inside Over)