(Roma, 26 aprile 2025). Un evento potente, ancestrale e progressista nello stesso momento. Tra poco Roma e il Mondo daranno il loro addio a Papa Francesco consegnandolo alla storia.
Alle ore 10.00, il cardinale Giovanni Battista Re presiederà la liturgia funebre che inaugurerà il primo giorno dei Novendiali, le nove giornate tradizionali di suffragio per il Pontefice defunto. Nel 2023 fu lui a celebrare l’Eucaristia dei funerali di Papa Benedetto XVI presieduti da Papa Francesco. Egli ricopre il ruolo di “Decano”, che affianca il Santo Padre con i suoi consigli come microfono dei Cardinali del mondo. Sarà un commiato profondamente diverso rispetto al passato, espressione di quella volontà di sobrietà evangelica che ha caratterizzato l’intero pontificato di Jorge Mario Bergoglio. Come stabilito nella nuova edizione dell’Ordo Exsequiarum Romani Pontificis, approvata il 29 aprile 2024, “le esequie del Romano Pontefice sono quelle di un pastore e discepolo di Cristo, non di un potente di questo mondo”. La regia liturgica dell’evento sarà invece affidata all’arcivescovo Diego Ravelli.
La chiusura del protocollo a tappe
Si chiude un protocollo a tappe iniziato lunedì scorso, poco dopo la morte del Pontefice. Tre momenti essenziali, ciascuno intriso di significato: la constatazione della morte si è svolta nella cappella privata della residenza papale, e non più nella stanza personale, come avveniva in passato. Nei secoli scorsi, la morte del Papa veniva verificata tramite il cosiddetto “martello d’argento“, con cui il Camerlengo toccava tre volte la fronte del defunto, pronunciando il suo nome. Solo l’assenza di risposta sanciva la morte ufficiale.
Il secondo passaggio si è invece svolto ieri: la traslazione in Basilica è avvenuta con un solenne corteo accompagnato dal canto delle litanie e dei salmi. Contrariamente alla tradizione, la bara di Papa Francesco è stata esposta direttamente, senza il catafalco né il pastorale papale accanto. Come abbiamo imparato negli ultimi giorni, per la prima volta, il corpo del Pontefice è stato adagiato nella bara già nella cappella privata, abolendo l’antico rito pubblico di vestizione e deposizione. Semplicità perfino ai piedi: il Pontefice verrà sepolto con delle scarpe ortopediche usurate e pesanti di tempo e non con le canoniche babbucce papali. La sepoltura concluderà questa giornata storica.
La chiusura della bara
Ieri sera, alle 20.00, si è svolto a porte chiuse il rito di chiusura della bara, alla presenza di alcuni alti prelati e dei familiari più stretti. In un clima di profonda solennità, un velo di seta bianca è stato deposto sul volto del Pontefice, secondo l’antica tradizione che accompagna l’ultimo saluto ai successori di Pietro. All’interno del feretro sono stati collocati alcuni elementi simbolici: una borsa contenente le monete coniate durante il suo pontificato e una selezione di medaglie d’argento e di bronzo, a rappresentare gli anni del suo ministero.
Accanto a questi oggetti è stato posto un tubo di metallo contenente il Rogito, il documento ufficiale che riassume la vita e l’opera del Papa, redatto dal Maestro delle Celebrazioni Liturgiche. Durante la cerimonia è stato letto solennemente il testo in latino. Il Rogito descrive Francesco come “una testimonianza mirabile di umanità, di vita santa e di paternità universale” e sottolinea come “gli ultimi anni di pontificato siano stati costellati da numerosi appelli per la pace“. Un ritratto fedele di un pontificato che, fino all’ultimo gesto, ha scelto la semplicità e la vicinanza al popolo.
Il corteo e la tomba
Al termine delle esequie, il feretro compirà un ultimo viaggio attraverso la città eterna. Un percorso simbolico di sei chilometri: si tratta di quella che una volta veniva chiamata via Papalis, poiché nel Medioevo i Papi la percorrevano a cavallo dopo la consacrazione a San Pietro. Ma oggi si tratta della prima volta in cui saranno le spoglie di un Pontefice attraverseranno la capitale della cristianità. Dalla galleria Principe Amedeo di Savoia Aosta, il traforo sotto il Gianicolo subito fuori dal Vaticano, poi Corso Vittorio Emanuele, piazza Venezia, i Fori Imperiali, fino a lambire il Colosseo. Quindi via Labicana e poi via Merulana, fino ad arrivare nella piazza di Santa Maria Maggiore. Il sepolcro che già nel maggio del 2022 Bergoglio scelse come sua ultima dimora. La diretta televisiva si interromperà all’ingresso della Basilica mariana, preservando l’intimità dell’atto di tumulazione.
La tomba è stata realizzata, per volere del Pontefice, in marmo proveniente dalla Liguria, terra dei nonni di Bergoglio, con la sola iscrizione “Franciscus” (un nome nuovo e non usato prima dal tempo di Papa Lando, nel 913) e la riproduzione della croce pettorale che lo ha accompagnato per 12 anni e 39 giorni. Non si tratta, tuttavia, del primo successore di Pietro a indicare un posto diverso rispetto alla Basilica di San Pietro. Celestino V, ad esempio, è sepolto nella basilica di Santa Maria di Collemaggio all’Aquila. Pio IX è sepolto nella basilica di San Lorenzo fuori le mura, a Roma. E ancora, Gregorio VIII venne tumulato nel Duomo di Salerno, mentre Leone XIII a San Giovanni in Laterano. È stato il cardinale lituano Rolandas Macrickas, arcivescovo coadiutore di Santa Maria Maggiore, a suggerire per primo a Papa Francesco l’idea di essere sepolto nella Basilica romana.
Era maggio 2022 quando Macrickas, colpito dalla profonda devozione del Pontefice alla Salus Populi Romani, propose a Francesco di considerare quella sede per la sua ultima dimora. “In un primo momento mi rispose di no“, ha raccontato il cardinale. “Ma una settimana dopo mi convocò a Casa Santa Marta e mi disse che la Madonna gli aveva parlato, invitandolo a preparare la sua tomba a Santa Maria Maggiore“.
Duecentomila fedeli attesi e più, 182 delegazioni da tutto il mondo, una scacchiera di potenti che non vogliono sedere accanto a questo o a quello. Ma che non potranno proseguire oltre: non saranno loro ad accompagnare Papa Francesco negli ultimi istanti di “vita pubblica”. Sarà un gruppo di senza fissa dimora, detenuti e transgender ad accompagnarlo fino alla tomba a S. Maria Maggiore recando in mano una rosa bianca. Gli ultimi che saranno i primi.
Di Francesca Salvatore. (Inside Over)