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Meloni-Trump : l’UE in bilico tra gratitudine e diffidenza. Ora la partita si gioca a Bruxelles

(Roma, Parigi, 19 aprile 2025). La premier italiana sta svolgendo un ruolo di « ponte », un ruolo « accolto positivamente » da von der Leyen e Costa. Eppure qualche cancelleria europea non vede di buon occhio l’annunciato incontro con Trump per trattare proprio a Roma

C’è chi il bicchiere lo vedo mezzo pieno e chi mezzo vuoto, quel che è certo è che la presidente del Consiglio italiana, Giorgia Meloni, è stata l’unica tra i leader europei fino ad ora capace di aprire un dialogo con il presidente Usa Donald Trump. Ha usato una tattica scaltra che ha fatto leva sulle affinità ideologiche, dalla comune lotta alla cultura woke all’immigrazione irregolare, dal fentanyl al Make West Great Again, e alla fine ha strappato una appuntamento che è diventato ieri una dichiarazione congiunta: Trump verrà in Italia presto. Il che, messo insieme alla frase del tycoon “ci sarà al 100% una trattativa con l’Ue”, fa sperare in una apertura diplomatica che possa salvare diversi settori economici e il Pil dei Paesi europei dalla minaccia dei dazi.

Gli Stati Uniti e l’Italia concordano, si legge nel testo a  firma dei due leader, sulla necessità « di lavorare per garantire che  il commercio tra Stati Uniti ed Europa sia reciprocamente vantaggioso, equo e reciproco ». Non solo: si mette anche nero su bianco l’impegno di Trump a venire a Roma: « Il presidente Trump ha accettato l’invito della premier Meloni per una visita ufficiale in Italia  nell’immediato futuro. Si sta anche valutando di organizzare, in  questa occasione, un incontro tra Stati Uniti ed Europa ».

In queste ore a Bruxelles qualcuno ha storto la bocca dopo l’annuncio di un possibile vertice Ue-Usa proprio a Roma, benché Meloni avesse illustrato con anticipo i vertici dell’Unione che avrebbe provato ad avanzare questa proposta nel suo viaggio a Washington e benché avesse anche sentito telefonicamente von der Leyen sia prima che dopo il suo viaggio per concordare la posizione da tenere. L’incontro tra Meloni e Trump è stato valutato come “positivo” ufficialmente dai vertici di Palazzo Berlaymont, e il ruolo di una Meloni “pontiera” è stato ampiamente riconosciuto.

L’organizzazione dei vertici internazionali sono una competenza del Consiglio europeo, e quindi del portoghese Antonio Costa. Dunque la dichiarazione congiunta di ieri Meloni-Trump sulla visita ufficiale a stretto giro a Roma, è vista da qualcuno come un disconoscimento del ruolo istituzionale dell’Ue. Non è un caso che la stessa von der Leyen abbia usato queste esatte parole nel commentare l’incontro alla Casa Bianca: “Colloquio positivo, la missione è una chance per creare ponti nel rispetto dei ruoli”. Nel rispetto dei ruoli.

Come oggi scrivono diversi analisti politici, non solo in Italia, la mossa di Meloni è di fatto europeista, se si considera come obiettivo quello di salvare il commercio transatlantico e con esso le relazioni tra le potenze occidentali. In particolare se non si dimentica il fatto che i tentativi di dialogo tra il Commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic e il segretario del Commercio Usa Howard Lutnick, sono fino ad ora naufragati.

È utile ricordare che a giugno è previsto un vertice Nato all’Aja, i Olanda, al quale dovrebbe partecipare anche Trump, e a seguire ci sarà un Consiglio europeo a Bruxelles. Ci sarebbero dunque già delle buone occasioni per far incontrare il tycoon coi vertici UE.

Di Cristiana Raffa. (Rai News)

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