(Roma, 11 aprile 2025). Immagini satellitari risalenti al 10 marzo, ma diffuse recentemente, mostrano che presso la base aerea algerina di Ain Beida/Oum el Bouaghi è arrivato il primo caccia di fabbricazione russa Sukhoi Su-35.
Da un rapporto dell’International Institute for Strategic Studies, risulta che il caccia è stato trasportato in Algeria da Komsomolsk-na-Amure a bordo di un Antonov An-124 il 5 marzo. Sappiamo che il caccia Su-35 appartiene alle forze aeree algerine perché dalle immagini satellitari è stato possibile notare la coccarda delle insegne di nazionalità di Algeri. Sebbene non sia chiaro se questo sia il primo e unico velivolo consegnato finora, sembra che altri siano in arrivo: immagini recenti da Komsomolsk-na-Amure indicano che le coccarde algerine sono state applicate nella stessa posizione alare su almeno altri quattro velivoli.
Molto facilmente si tratta dei Su-35E (versione per l’esportazione) originariamente destinati all’Egitto, che nel 2018 aveva piazzato un ordine per 24/30 esemplari. A maggio 2020, l’agenzia di stampa russa TASS aveva riferito che la produzione dei primi cinque Su-35 per l’Egitto era iniziata presso lo stabilimento Sukhoi di Komsomolsk-na-Amure secondo un contratto da 2 miliardi di dollari con consegne previste tra il 2020 e il 2023. Il primo caccia coi colori egiziani, ma senza insegne di nazionalità, era stato osservato a luglio del 2020 sull’aeroporto di Novosibisk.
Le motivazioni della disdetta dell’ordine egiziano sono state di ordine politico, ma non solo: a parte la pressione degli Stati Uniti che, certamente, è stata fondamentale (Washington fornisce 3 miliardi di dollari di aiuti al Cairo ogni anno, inclusi circa 1,7 miliardi di aiuti militari), si dice che gli egiziani abbiano testato il radar Irbis-E del Su-35 contro il sistema ECM del Rafale, e che quest’ultimo abbia facilmente sopraffatto il primo. Oltretutto, la spada di Damocle del CAATSA, il decreto statunitense che impone sanzioni da parte USA a quei Paesi che acquistano armi da una “lista nera” di nazioni tra cui ovviamente è presente anche la Russia, ha portato l’Egitto a spostarsi su altri velivoli.
Tra Iran e Corea del Nord
Molto probabilmente, parte di questi Su-35E ex egiziani rientrano nell’ordine piazzato dall’Iran nel 2023, che prevede anche elicotteri da attacco Mil Mi-28 e addestratori Yakovlev Yak-130, sbloccati per via dell’aiuto iraniano alla Russia nel conflitto ucraino: Teheran, come sappiamo, ha fornito droni tra cui loitering munitions Shahed-136, prodotte su licenza in Russia come Geran-2. Sebbene non si sappia esattamente il numero complessivo né dei Su-35 algerini, né di quelli iraniani, esiste ancora la possibilità – a questo punto remota – che i caccia originariamente destinati all’Egitto possano essere venduti alla Corea del Nord in forza dell’accordo di partenariato strategico siglato tra Mosca e Pyongyang, e anche come compensazione per gli aiuti militari che la Corea del Nord sta fornendo alla Russia per la guerra.
Il Su-35 è un caccia di generazione 4+ e la sua versione S è considerata come generazione 4++, al pari delle ultime versioni del “Rafale” e dell’Eurofighter “Typhoon”. A fine marzo di quest’anno, la UAC, società di Stato russa che sovrintende alle produzioni aeronautiche raggruppando i bureau Sukhoi, Tupolev, Ilyushin, Irkut, Yakovlev e MiG (praticamente la totalità della produzione aeronautica russa), ha consegnato alle Forze Aerospaziali Russe (VKS) il primo lotto di Su-35S nonostante le pesanti sanzioni internazionali che ne hanno ritardato di molto la produzione.
Ma Algeri non rinuncia agli Su-57
Il Su-35S è il caccia multiruolo russo di serie più avanzato, dotato di avionica di nuova generazione. Progettato principalmente per stabilire la superiorità aerea, il velivolo possiede anche buone capacità di ingaggiare bersagli terrestri e navali. Rispetto ai suoi predecessori, il Su-35S incorpora diversi miglioramenti: in particolare, è dotato del sistema integrato di informazione e controllo IUS-35, che semplifica il carico di lavoro del pilota e migliora la situational awareness. Il radar è di tipo a scansione elettronica passiva (PESA), e secondo fonti russe offre una portata di rilevamento fino a 400 km. Il Su-35S ha un peso massimo al decollo di 34,5 tonnellate, una velocità massima di 2500 km/h e una quota operativa di 20000 metri. Il suo raggio di combattimento varia da 1500 a 4500 km e l’armamento include un cannone GSh-30-1 da 30 mm, missili aria-aria di varie gittate, missili antinave e una varietà di bombe guidate e non guidate.
Tornando ai Su-35 algerini, si ritiene che Algeri, con questa acquisizione, non abbia rinunciato a dotarsi del più moderno Su-57 di quinta generazione: sappiamo dal salone internazionale dell’aerospazio di Zhuhai, in Cina, dell’anno scorso che l’Algeria è il primo acquirente straniero del Su-57, sebbene non si sappia nulla delle caratteristiche del contratto. Molto probabilmente, però, la decisione di acquistare i Su-35 risponde all’esigenza di avere un velivolo di “pronto utilizzo”, considerando che i Su-57 arrivano col contagocce alle VKS a causa delle difficoltà tecniche incontrate (mancano ancora di nuovi motori) e delle sanzioni internazionali. A oggi, si stima che le forze aerospaziali russe schierino 25 di questi nuovi caccia di quinta generazione nonostante un ordine di 76 esemplari da completare, secondo i piani, entro il 2027.
Di Paolo Mauri. (Inside Over)