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Trump e Putin decidono le condizioni per la tregua in Ucraina, ma l’Europa frena già : ecco le proposte di Mosca e Washington

(Roma, 19 marzo 2025). I due presidenti tendono la mano a Kiev, ora tocca a Zelensky e agli alleati europei rispondere: ma in Ue si continua a parlare di guerra

Se le tre ore di telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin passeranno alla storia come la Hockey Diplomacy (sì, hanno parlato anche di organizzare match nei palaghiaccio russi e americani) lo si scoprirà solo nelle prossime settimane. Di certo c’è che la chiamata ha segnato il primo passo concreto in direzione di uno stop alle ostilità in Ucraina. Perché questa volta, a differenza delle semplici dichiarazioni d’intenti partorite al termine degli altri bilaterali, da Washington e Mosca sono arrivate le prime condizioni, e soprattutto i primi impegni, in direzione di un cessate il fuoco.

Il Cremlino e la Casa Bianca lo hanno annunciato con comunicazioni diffuse in contemporanea: Putin ha deciso di compiere il primo passo in favore della tregua ordinando lo stop immediato agli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine. Una decisione importante, dato che proprio la distruzione del sistema di approvvigionamento ucraino ha fiaccato la resistenza della popolazione nelle aree vicine al fronte nel corso del freddo inverno.

Si tratta però di una ‘mano tesa‘, o almeno così la considerano Stati Uniti e Russia, a tempo determinato: il Cremlino manterrà il divieto di attacchi alle infrastrutture energetiche per 30 giorni entro i quali sia Kiev sia i suoi alleati sono chiamati a compiere anch’essi uno sforzo che testimoni la reale volontà di sedersi al tavolo delle trattative con il conflitto congelato. E le richieste da recapitare a Zelensky e all’Europa sono già state messe sul tavolo: stop immediato alle forniture di armi all’esercito ucraino e blocco della collaborazione a livello di intelligence tra Kiev e gli alleati occidentali.

“I negoziati” per arrivare al cessate il fuoco “inizieranno immediatamente in Medioriente”, fa sapere la Casa Bianca, ma la palla adesso è già nelle mani di Kiev e Bruxelles che dovranno decidere se le condizioni decise da Mosca e Washington siano accettabili. Se così non fosse, il conflitto andrà avanti e la Federazione si sentirà libera di riprendere anche gli attacchi alle infrastrutture energetiche.

Le parole che arrivano dal Vecchio Continente non fanno certo ben sperare. Proprio mentre i due leader mondiali trattavano sulle prime condizioni della tregua, Ursula von der Leyen è intervenuta ospite della Royal Danish Military Academy per ribadire la linea bellicista di Bruxelles: “Se l’Europa vuole evitare la guerra, deve prepararsi alla guerra“, ha esordito. Per poi spiegare le motivazioni che si trovano dietro alla decisione di forzare l’approvazione del suo piano di riarmo europeo Rearm Europe: “Entro il 2030, l’Europa deve avere una forte posizione sulla difesa. ‘Prontezza 2030‘ significa aver riarmato e sviluppato le capacità per avere una deterrenza credibile. La portata, i costi e la complessità dei progetti vanno ben oltre le capacità di ogni singolo Paese. Ecco perché dobbiamo sviluppare progetti su larga scala e intensificare gli appalti congiunti”. Il cancelliere tedesco uscente, Olaf Scholz, ha accolto positivamente la decisione della Federazione russa di fermare gli attacchi alle infrastrutture energetiche ucraine ma, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il presidente francese Emmanuel Macron, ha poi concordato con lui che Francia e Germania non bloccheranno gli aiuti militari a Kiev. Lo sguardo dell’Europa sembra ancora rivolto verso una direzione completamente opposta a quella di Mosca e Washington.

(Il Fatto Quotidiano)

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