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Friedrich Merz punta tutto su armi e infrastrutture: in Germania l’austerità non esiste più

(Roma, 15 marzo 2025). L’austerità non esiste più. Lo ha deciso un trio di partiti sulla base dei rapporti di forza nel Bundestag uscente in Germania, che precederà quello attorno a cui Friedrich Merz e la sua Unione Cristiano-Democratica (Cdu) formeranno l’esecutivo di coalizione con il Partito Socialdemocratico (Spd).

Tre, nel piano tripartito concordato da Cdu, Spd e Verdi, le tematiche chiave: clima, grandi opere e armi, molte armi. Via il freno costituzionale al debito, via la retorica rigorista, via il pensiero austeritario che Merz, rigido censore dei conti pubblici in passato, ha propugnato anche in campagna elettorale prima della vittoria della Cdu il 23 febbraio scorso. Sul piatto saranno messi almeno mille miliardi di investimenti.

La svolta epocale è realtà

Parte, col sostegno dei Verdi al progetto di Cdu e Spd, un maxi-fondo da 500 miliardi di euro per investire in infrastrutture nei prossimi dieci anni e, al contempo, un piano dal valore analogo per concretizzare la Zeitenwende (svolta epocale) sulla Difesa annunciata da Olaf Scholz dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Si scorporeranno dal deficit tutte le spese militari oltre l’1% del Pil e si accelererà sul sostegno a Kiev e sul riarmo su ogni dominio.

“I Verdi hanno ampiamente accettato il piano di Merz dopo essersi assicurati l’impegno di applicare la spesa per le infrastrutture alle politiche climatiche”, nota Politico.eu: “100 miliardi di euro del fondo per le infrastrutture saranno destinati al raggiungimento degli obiettivi climatici e alla transizione verso l’energia rinnovabile”, mentre ben 16 miliardi di euro andranno agli enti locali per rafforzare strutture come le reti di teleriscaldamento.

La Germania si avvia verso anni decisivi con un nuovo principio: si spenderà per costruire un nuovo paradigma e un nuovo modello di sviluppo, nella consapevolezza che il paradigma del dividendo della pace conseguito negli ottant’anni post-Seconda guerra mondiale è sempre più incerto. Merz, conscio del fatto che l’accordo di coalizione Cdu-Spd si fonda su consensi risicati e dovrà essere giudicato alla prova delle sfide e delle inquietudini che hanno portato all’ascesa della destra di Alternative fur Deutschland (Afd) a seconda forza del Paese, in un contesto di tensioni sociali, declino industriale, cambi di paradigma economici dopo anni di tensioni commerciali e industriali con gli Usa, fine delle forniture russe di gas a basso prezzo e emersione di una rivalità in molti settori con la Cina.

Se lo Stato tedesco, ai tempi della rinascita post-bellica, in nome dell’economia sociale di mercato e dell’ordoliberismo, governò regolando, fissando standard e monitorando la concorrenza, la rinascita industriale del Paese, oggi dopo anni di rigorismo, rigida austerità e vigilanza sui conti degli altri Paesi, Berlino cambia paradigma e usa la leva dell’investimento pubblico come mai fatto da almeno novant’anni. E lo fa su iniziativa di un aspirante cancelliere che si è sempre professato guardiano dei conti pubblici e oggi riscopre il paradigma di John Maynard Keynes della spesa pubblica anticiclica volano di crescita in fasi difficili.

Il calcolo spericolato di Merz

Servivano lo spauracchio russo, Vladimir Putin e la faglia transatlantica con Donald Trump per dare alla Germania questa sponda, che però Berlino concretizza con una forzatura netta: a votare l’accordo Cdu-Spd-Verdi sarà un Parlamento uscente, che dovrà decidere di un’enorme svolta sistemica per il Paese dopo un’elezione in cui nessun accordo di questo tipo era all’orizzonte. Il motivo? Afd e sinistra della Linke nel nuovo Bundestag controllerebbero più di un terzo dei seggi, impedendo di raggiungere la maggioranza di due terzi per una modifica costituzionale.

La mossa è borderline. Si rischia di creare un precedente sulla flessibilità della democrazia di fronte a emergenze le cui conseguenze poi inficeranno le scelte politiche per anni in nome dell’urgenza di oggi. Il calcolo politico di Merz è spericolato. Ma forse anche l’unica occasione per giustificare un governo con una Spd mai così distante dai popolari. When facts change, I change my mind, amava dire Keyens. Quella a Berlino è vera svolta o tatticismo per fondare un Governo altrimenti fragile? In ogni caso è un processo rischioso quello avviato da Merz, il cui Governo nascerà all’insegna del proverbiale “o la va o la spacca” su temi decisivi per lo sviluppo e la crescita del Paese, oltre che per il suo posizionamento globale.

Di Andrea Muratore. (Inside Over)

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