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Siria : la mossa del cavallo di al-Jolani, i curdi accettano la sovranità di Damasco

(Roma, Parigi, 10 marzo 2025). La Siria è nel pieno della tempesta dopo lo scoppio dei violentissimi scontri nel Nord-Ovest e Abu Mohammad al-Jolani, da circa un mese presidente ad interim del Paese, prova a reagire al rischio di disgregazione del Paese con una storica mossa: concludere un accordo per l’integrazione delle Forze Democratiche Siriane (Sdf) a maggioranza curda nell’esercito di Damasco in cambio del riconoscimento della sovranità del nuovo regime sull’amministrazione autonoma del Rojava, che si è ritagliato una semi-indipendenza nel turbine della guerra civile che imperversa da 14 anni.

L’accordo tra curdi e Siria, un passo in avanti storico

A Damasco, nella serata odierna, al-Jolani e Mazloum Abdi, capo delle Sdf, hanno concluso lo storico accordo che, di fatto, riporta la sovranità del Paese oltre l’Eufrate e mira a dare una parvenza di unità e controllo. I massacri di civili alawiti seguiti all’avvio della rivolta dei lealisti del deposto presidente Bashar al-Assad avevano, nei giorni scorsi, mostrato una triplice problematica del governo di al-Jolani.

In primo luogo, avevano mostrato la natura radicale e violenta di molte milizie islamiste legate a Hay’at Tahrir al-Sham, formazione egemone della rivolta anti-Assad. Inoltre, erano state un campanello d’allarme perché avevano mostrato la differenza tra i proclami del leader militante divenuto presidente e la realtà sul terreno, che parlavano di volontà unificatrici e rispetto delle minoranze tutt’altro che garantiti e del rischio di una deriva settaria. Infine, hanno segnalato la fragilità del controllo del governo di Damasco sulle sue periferie e fatto piovere sul regime diverse critiche internazionali, tra cui quelle degli Stati Uniti alleati dei curdi.

Il patto con Abdi serve a chiudere una faglia aperta su questi fronti e a sancire due principi: da un lato, i curdi accettano l’indivisibilità dello Stato siriano, ad oggi frammentato dalla fragilità del controllo su molte periferie e dal rischio di marginalizzazione delle minoranze, fattispecie a cui al-Jolani mirava per non essere ridotto dall’avanzamento delle rivolte alawite allo status di “sindaco di Damasco” o poco più, Dall’altro, il governo centrale accetta l’integrazione degli apparati a guida curda su un piede di sostanziale parità e permette che ai curdi sia prevenuta la minaccia più temuta, ovvero quella di un’offensiva della Turchia patrona del regime di Damasco e che da tempo mirava a risolvere una volta per tutta la grana delle Sdf.

Uno scacchiere in movimento

Del resto, il recente patto tra il governo di Ankara e il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) per la fine dei combattimenti ha cambiato lo scenario e posto tanto i curdi di Siria a capire il da farsi futuro quanto al-Jolani e i suoi, alleati dei turchi, aperti alla possibilità di cogliere un risultato politico atteso da tempo.

Resul Serdar di Al Jazeera ha fatto notare che “in un paese multietnico e religiosamente diversificato come la Siria” l’accordo garantisce che “il popolo curdo è parte integrante della Siria e ha diritto alla cittadinanza e a diritti costituzionali garantiti” e crea un precedente. Altrove avranno osservato con attenzione? “Sette come gli alawiti o i drusi, avranno anche loro uno status speciale? Questo non è chiaro per ora”, ha sottolineato Serdar. Ma indubbiamente questo accordo ha un peso geopolitico notevole, in una fase in cui la Siria sembrava indirizzata a un ulteriore spacchettamento. Ne staremo a vedere l’applicazione concreta: l’unificazione dei comandi militari e la garanzia del pluralismo sono un obiettivo fondamentale per dare slancio alle nuove istituzioni siriane.

La Sira o è plurale o non è: dopo quattordici anni di guerra civile, questa pare l’unica certezza che deve guidare i suoi decisori. L’accordo è, in ogni caso, indubbiamente un rischio: se rispettato, consoliderà il nuovo Stato siriano. Se minato alla fondamenta, potrebbe mostrare quanto la fine di Assad non abbia significato un nuovo inizio per Damasco. E per al-Jolani e i curdi rappresenta una grande scommessa il cui esito è tutto da determinare.

Di Andrea Muratore. (Inside Over)

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