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Emmanuel Macron lo dimostra : sulla Difesa nessun Paese europeo può sostituire gli USA

(Roma, 09 marzo 2025). Emmanuel Macron si è trovato a dover reagire con cautela al piano di pace per l’Ucraina prospettato da Donald Trump. Da un lato, il presidente francese ha accolto con favore l’idea di rilanciare i negoziati: «Vogliamo la pace, e penso che l’iniziativa del presidente Trump sia molto positiva» ha dichiarato, riconoscendo il potenziale “game-changer” di un nuovo coinvolgimento americano. Dall’altro, Macron ha subito avvertito Trump di procedere con prudenza: la pace non può significare la capitolazione dell’Ucraina né un cessate-il-fuoco squilibrato senza reali garanzie di sicurezza. «Il mio messaggio è stato: ‘Attento, perché serve qualcosa di sostanziale per l’Ucraina”, ha aggiunto Macron, lasciando intendere che un accordo affrettato e al ribasso sarebbe inaccettabile. Questa posizione rivela già una contraddizione di fondo: l’Europa invoca la pace, ma non a qualsiasi costo; sostiene l’idea di negoziato, ma teme che quello targato Trump possa tradursi in una “pace” sfavorevole a Kiev e all’ordine europeo.

Le preoccupazioni di Macron sono condivise da molti partner Ue. Ufficialmente, l’Unione ribadisce che nessun accordo può essere deciso alle spalle di Kiev: “non ci sarà alcuna decisione sull’Ucraina senza l’Ucraina” insiste ad esempio il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock. Anche la Commissione europea ha sottolineato che l’indipendenza e l’integrità territoriale ucraine non sono negoziabili. In sostanza, i leader europei dicono di accogliere qualsiasi sforzo di pace, purché questo non imponga a Zelensky concessioni inaccettabili. Il guaio, notano osservatori critici, è che il “piano Trump” pare andare proprio nella direzione opposta: stando alle indiscrezioni, comprenderebbe un congelamento del conflitto sulle attuali linee del fronte, la rinuncia di Kiev alla Crimea e alla NATO e l’installazione di una zona smilitarizzata – uno scenario «che si potrebbe scrivere al Cremlino» perché ratifica quasi tutte le richieste di Putin. Non a caso, l’ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, John Bolton, ha avvertito che un esito simile equivarrebbe a una resa mascherata e indebolirebbe gravemente la sicurezza dell’Europa.

Di fronte a questa prospettiva, l’Unione europea mostra tutti i limiti della propria strategia. Retorica e realtà divergono: Bruxelles proclama sostegno indefesso all’Ucraina, però allo stesso tempo alcuni Governi iniziano a interrogarsi su quanto a lungo possa durare il conflitto e a quale prezzo. La mossa di Trump ha colto l’Europa in contropiede, evidenziando la mancanza di un piano alternativo credibile da parte europea. Mentre Trump e Putin tratteggiano un accordo a due, i leader Ue appaiono spaesati: secondo Politico, hanno “faticato a reagire” all’annuncio di un negoziato condotto senza di loro e senza gli ucraini.

Macron ha provato a convocare un fronte comune europeo, ma la sua capacità di parlare a nome di tutti è limitata. Ne è emerso un quadro di disunione: alcune capitali, spaventate dall’azzardo di Trump, si sono irrigidite respingendo qualsiasi ipotesi di accordo imposto (“la pace si può ottenere solo con l’Ucraina, e con gli europei” ha ribadito ad esempio la Lettonia); altre, più rassegnate, sembrano prepararsi al fatto compiuto. Perfino l’idea di Macron di offrire una forza di pace europea in Ucraina – per dimostrare che l’Ue “è pronta a fare di più” – resta vaga e controversa. Esperti come Bolton mettono in guardia: dispiegare forze europee senza un mandato chiaro rischia di congelare il conflitto in una partizione di fatto dell’Ucraina. E infatti, ammettono in molti a Bruxelles, l’Europa non ha ancora la capacità di sostenere da sola la sicurezza del continente: anni di appelli alla “autonomia strategica” non hanno risolto la dipendenza dagli Stati Uniti. In questa luce, l’entusiasmo di Macron per un’Europa finalmente più protagonista suona poco coerente.

Mentre proclama che “gli europei sono pronti a fare molto di più”, dietro le quinte i suoi emissari – e quelli di Berlino, Roma, Varsavia – scongiurano Washington di non disimpegnarsi. La brusca sterzata americana ha infatti lasciato l’Europa sulla difensiva: Trump negli ultimi giorni ha sfoderato toni insolitamente ostili verso gli alleati UE mentre lanciava messaggi concilianti a Mosca, mettendo in dubbio l’affidabilità del legame transatlantico. Per i governi europei è uno scenario da incubo: l’ombrello di sicurezza USA si ritira proprio mentre la guerra infuria ai confini orientali. Questo obbliga l’UE a un esercizio di equilibrismo quasi schizofrenico: da un lato, mostrarsi dura nel rifiutare accordi-capestro che tradirebbero l’Ucraina; dall’altro, blandire Trump (e l’opinione pubblica americana) per tenerli impegnati. È la quadratura del cerchio che la diplomazia europea oggi si sforza di trovare, non senza contraddizioni evidenti.

Di Giuseppe Gagliano. (Inside Over)

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