(Roma, 21 febbraio 2025). Chi pensava che la BEI servisse per finanziare ospedali, scuole e ferrovie, dovrà ricredersi. Perché, grazie alle pressioni della Commissione Europea e degli Stati membri (che, guarda caso, sono anche gli azionisti della BEI), la banca di Lussemburgo sta diventando sempre più la cassaforte degli armamenti europei. Non è ancora ufficialmente la “Banca della guerra”, ma il sentiero è quello.
Il vertice per militarizzare l’Europa
Lunedì prossimo i leader europei si riuniranno a Bruxelles per discutere di spese militari. Non per risolvere la crisi economica o il problema dell’inflazione, ma per capire come far salire la quota di PIL da destinare alle armi. Perché, nel mondo secondo Trump, gli alleati NATO dovrebbero spendere almeno il 5% del PIL in difesa. Una soglia che oggi solo la Polonia sfiora, mentre Paesi come Italia e Spagna non arrivano nemmeno al 2%.
Nonostante la crisi sociale ed economica che colpisce milioni di europei, il dibattito è su dove trovare i soldi per riempire gli arsenali. Il Rapporto Draghi parla chiaro: servono tra i 700 e gli 800 miliardi l’anno. Un’inezia, se paragonata ai sacrifici chiesti ai cittadini europei con il Patto di Stabilità.
A spingere per una soluzione è anche Giorgia Meloni, che ha telefonato al cancelliere Scholz per allineare le strategie in vista del vertice. E la presidente della BEI, pur specificando che la banca “non è il ministero della Difesa”, ha confermato di voler ampliare il raggio d’azione verso il settore bellico. Insomma, soldi pubblici per le guerre private.
Armi ovunque, anche travestite da progetti civili
C’è un piccolo dettaglio: per statuto, la BEI non può finanziare progetti di esclusivo uso militare. Serve un’astuzia, e il trucco è semplice: basta dire che il progetto ha anche un’utilità civile. È così che la banca europea ha già finanziato il potenziamento dei porti danesi per le navi NATO, lo sviluppo di satelliti dual-use in Polonia e un fondo tecnologico per l’industria bellica.
Ma la discussione più grossa si aprirà lunedì: cambiare lo statuto della BEI per finanziare direttamente il settore della difesa, senza nemmeno il pretesto di un’utilità civile. Un diplomatico europeo ha già anticipato la direzione: “Non c’è ancora un consenso, ma c’è l’urgenza di esplorare tutte le opzioni”. Tradotto: è solo questione di tempo.
L’Europa della pace che finanzia la guerra
Mentre la Commissione UE sblocca un miliardo di euro per la ricerca militare, un gruppo di europarlamentari italiani cerca di alzare la voce contro questa deriva. Tra loro ci sono esponenti del PD, dei Verdi e del M5S, che parlano di un’Europa che “anziché mettere al centro la pace, investe in armi e piani di guerra”. Ma la realtà è che il treno del riarmo è già partito.
Di Giuseppe Gagliano. (Inside Over)