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Pronto, Vladimir ? È arrivata la telefonata (forse non la prima) di Trump a Putin

(Roma, 09 febbraio 2025). La notizia non giunge inattesa, visto che era da diversi giorni che si inseguivano voci a tal riguardo, ma ora abbiamo una prima conferma ufficiale: Donald Trump e Vladimir Putin hanno avuto un colloquio telefonico. Precisiamo che la conferma arriva solo dalla Casa Bianca, perché fino al momento nel quale questo articolo viene scritto manca quella del Cremlino (che però non ha smentito). A rivelarlo è stato poche ore fa lo stesso presidente statunitense, nel corso di una intervista esclusiva concessa al New York Post, a bordo dell’Air Force One, intitolata: “Trump rivela di aver parlato con Putin al telefono, afferma che il presidente russo “vuole vedere la gente smettere di morire” nella guerra in Ucraina”.

Al centro dell’importante conversazione la negoziazione che dovrebbe portare alla fine del conflitto, che oltretutto potrebbe non essere stata la prima, visto che lo stesso Trump ha sorvolato con un “preferirei non parlare” sulla domanda se si fosse trattata della prima occasione di un filo diretto col collega russo.

Caro Donald, quando c’era lei…

Trump ha insistito sulla volontà di Putin di porre fine alle morti sul campo di battaglia – riferendosi, a quanto si evince, alle vittime da ambo i lati – e ha voluto ribadire che se ci fosse stato lui alla Casa Bianca questa guerra non sarebbe mai scoppiata. Un’altra affermazione del tycoon non di poco conto, visto un certo clima che ancora si respira alle nostre latitudini, è quella relativa alla sua asserita amicizia col presidente russo, con parole di biasimo nei confronti del suo predecessore, definito “un imbarazzo totale” per la nazione.

Trump ha detto di avere un piano per porre rapidamente fine al conflitto – lo stesso che, con ogni probabilità, ha illustrato a Putin nel corso della conversazione – annunciando che si sta preparando un incontro dal vivo tra i due; nel frattempo, la prossima settimana è già in calendario un meeting tra il suo vice J.D. Vance e Volodymyr Zelensky, dedicato alla conferenza sulla sicurezza di Monaco, in occasione del quale si parlerà dell’accordo da 500 milioni di dollari per l’accesso ai minerali di terre rare e al gas in Ucraina, probabile contropartita per i negoziati di pace, rispetto ai quali Kiev ha mostrato finalmente la sua disponibilità.

Nel corso dell’intervista, Trump ha parlato anche di Medio Oriente, dichiarandosi a favore di un accordo sul nucleare con l’Iran – ricordiamo che fu lui nel 2018, nel corso del primo mandato, a stracciare il trattato firmato con Teheran da Barack Obama – ritenendola una soluzione preferibile all’escalation, e garantendo che in una simile eventualità non ci saranno azioni di forza da parte di Israele; il presidente USA, rispondendo alla domanda di cosa avrebbe offerto a Teheran in cambio dell’intesa, si è limitato a poche parole: “non posso dirlo perché è troppo cattivo. Non li bombarderò”.

Se qualcuno si sta domandando che ruolo, o cosa resterà, alla UE in tutto il contesto, mi sia consentito di prendere a prestito le conclusioni del Direttore degli scorsi giorni: “All’Unione Europea e alla signora Von Der Leyen la subordinazione strategica alla Nato, un modello economico andato in frantumi e tanti appassiti sogni di gloria.” In altre parole, forse non politicamente corretto ma molto efficace, un pugno di mosche.

Di Paolo Arigotti. (Inside Over)

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