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Libano : attesa per l’elezione del presidente dopo due anni di vuoto, Joseph Aoun favorito

(Roma, 08 gennaio 2025). Il Libano si prepara a una giornata decisiva domani, con l’attesa tredicesima sessione del Parlamento convocata per eleggere un nuovo presidente della Repubblica, carica vacante da oltre due anni. L’annuncio del primo ministro uscente Najib Miqati, che si è detto fiducioso sull’elezione dopo ben dodici tentativi andati a vuoto, ha acceso le speranze in un paese martoriato dalla crisi economica e politica. La sessione, prevista per domani alle 11:00 ora locale, si svolgerà sotto l’egida del presidente del Parlamento, Nabih Berri. In un contesto segnato da profonde divisioni, Joseph Aoun, comandante in capo dell’esercito libanese, emerge come il candidato favorito, con un crescente sostegno da parte di numerosi blocchi parlamentari.

Aoun, figura percepita come neutrale e distante dalle dinamiche settarie, ha ottenuto il supporto di blocchi parlamentari chiave. Le Forze libanesi, a prevalenza cristiano-maronita, e altri partiti di opposizione hanno annunciato il loro appoggio, mentre il ritiro della candidatura di Sleiman Frangieh, sostenuto dal cosiddetto « duo sciita » (Hezbollah e Movimento Amal), rafforza ulteriormente la sua posizione. L’arrivo a Beirut degli emissari internazionali ha alimentato le aspettative. Jean-Yves Le Drian, inviato speciale francese, e il principe saudita Yazid bin Farhan sono attualmente impegnati in colloqui con i leader libanesi per facilitare il processo di elezione.

Nonostante il sostegno internazionale e interno, la candidatura di Joseph Aoun non è priva di ostacoli. Il leader del Movimento patriottico libero, Gebran Bassil, ha contestato la legittimità della sua elezione, sostenendo che la Costituzione richieda un emendamento per permettere a un ufficiale in carica di assumere la presidenza senza una maggioranza qualificata nei primi turni di voto. Hezbollah e Amal, sebbene inizialmente riluttanti, mantengono una posizione di cautela, lasciando intravedere la possibilità di una convergenza dell’ultimo minuto per evitare una nuova impasse istituzionale.

Il Libano, privo di un presidente dal termine del mandato di Michel Aoun nell’ottobre 2022, ha affrontato una prolungata paralisi istituzionale, in un contesto reso ancora più fragile dal conflitto tra Hezbollah e Israele e dalle difficoltà economiche. La crisi finanziaria esplosa nel 2019 ha ulteriormente aggravato la situazione, lasciando il paese senza una guida politica in grado di negoziare il tanto necessario aiuto internazionale. La presidenza, riservata tradizionalmente a un cristiano maronita, rappresenta uno snodo fondamentale per il delicato equilibrio confessionale che regola la politica libanese. La mancata elezione di un capo di Stato non solo ha ritardato le riforme economiche e strutturali richieste dalla comunità internazionale, ma ha anche contribuito a minare la fiducia della popolazione e degli investitori.

L’elezione di un presidente non rappresenta soltanto una necessità politica, ma è cruciale per avviare il processo di ricostruzione e attrarre fondi esteri. Secondo un rapporto della Banca Mondiale, il conflitto tra Hezbollah e Israele ha causato danni materiali per 3,4 miliardi di dollari e perdite economiche pari a 5,1 miliardi, portando il costo totale per il Libano a 8,5 miliardi di dollari. I settori più colpiti includono agricoltura, commercio, turismo, istruzione e sanità. La presenza di un presidente stabile potrebbe rappresentare una leva per sbloccare aiuti e facilitare i negoziati con l’Fmi e altri organismi internazionali. Se Joseph Aoun riuscirà a ottenere il consenso necessario, il Libano potrebbe avere finalmente una figura in grado di mediare tra le varie fazioni e avviare il percorso di ripresa. L’esito della sessione parlamentare resta però incerto, con la possibilità che nuove tensioni emergano e che il Paese si trovi nuovamente bloccato in un ciclo di instabilità politica.
(Agenzia Nova)

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