(Roma, 20 dicembre 2024). Fonti della Difesa francese hanno manifestato il loro scontento per le pressioni, sottolineando come completare il ritiro di un migliaio di soldati e di numerose attrezzature in sole sette settimane sia un’operazione “che ha dell’impossibile”
La Francia dovrà terminare le operazioni di ritiro di tutte le sue forze militari presenti in Ciad – circa mille uomini – entro il prossimo 31 gennaio. La richiesta, confermata a “Rfi” da fonti del governo francese e ciadiano, appare come un ulteriore ultimatum che il governo di N’Djamena impone a Parigi affinché le sue truppe lascino il territorio del Paese africano, dopo la volontà già manifestata dalle autorità ciadiane lo scorso 28 novembre. Da Parigi, fonti della Difesa hanno manifestato il loro scontento per le pressioni, sottolineando come completare il ritiro di un migliaio di soldati e di numerose attrezzature in sole sette settimane sia un’operazione “che ha dell’impossibile”. I militari francesi assicurano che i colloqui sono ancora in corso e che le interlocuzioni tecniche “stanno andando bene”. Da N’Djamena, d’altro canto, fonti della presidenza ciadiana fanno sapere che una prima proposta francese di concludere le operazioni di ritiro entro marzo 2025 è stata respinta perché considerato un periodo troppo lungo. “Stiamo cercando di trovare una soluzione che vada bene ad entrambe le parti”, hanno affermato.
Funzionari della Difesa francese assicurano, da parte loro, che la richiesta di ritiro è stata presa sul serio. “Vogliamo dimostrare che il nostro disimpegno è ben avviato”, hanno detto a “Rfi”, citando come esempio il decollo dal Ciad – avvenuto lo sorso 10 dicembre – dei caccia Mirage 2000 che stazionavano nella base aerea di N’Djamena, mentre le truppe francesi basate a Faya-Largeau (50 uomini) e Abeché (un centinaio) saranno evacuati a partire dalla prossima settimana. Da Parigi sottolineano inoltre che il ritiro richiede oltre dieci giorni di cammino per collegare queste due zone, e che la logistica detta i tempi delle operazioni. La Francia ha avviato il ritiro delle sue forze armate dal Ciad lo scorso 10 dicembre, con il decollo di due aerei da guerra Mirage di base nella capitale N’Djamena. “(La partenza) segna l’inizio del rientro delle attrezzature francesi di stanza a N’Djamena”, ha affermato in quel frangente il portavoce dell’esercito, il colonnello Guillaume Vernet, aggiungendo tuttavia che un calendario per il ritiro delle operazioni avrebbe richiesto ancora diverse settimane per essere finalizzato dai entrambi i governi.
Lo scorso 28 novembre, evocando “una svolta storica”, il governo del Ciad ha annunciato la revoca degli accordi di difesa e sicurezza in vigore con la Francia, Paese di cui ospita sul suo territorio circa mille militari. “È ora per il Ciad di affermare la sua piena sovranità e di ridefinire i suoi partenariati strategici, sulla base delle sue priorità nazionali”, ha dichiarato in un comunicato il ministro degli Esteri, Abderaman Koulamallah, precisando che la decisione non rimette in questione “le relazioni storiche e il legame di amicizia fra i due Paesi”. Il capo della diplomazia di N’Djamena ha sottolineato che la scelta è frutto di “un’analisi approfondita” e che il Ciad si impegna a collaborare con le autorità francesi ad assicurare “una transizione armoniosa”, senza tuttavia precisare una data per il ritiro delle forze straniere. Il governo del Ciad – prosegue il comunicato – “rimane determinato a mantenere relazioni costruttive con la Francia in altri ambiti di interesse comune”, esprime “la sua gratitudine alla Repubblica francese per la cooperazione condotta nel quadro dell’accordo” e “rimane aperto ad un dialogo costruttivo per esplorare nuove forme di partenariato”.
Le autorità di N’Djamena hanno deciso di “smarcarsi” dall’ex potenza coloniale nell’anniversario dell’indipendenza, avvenuta il 28 novembre del 1958, con un annuncio che ha seguito di poche ore la partenza dal Paese del ministro degli Esteri francese Jean-Noel Barrot, ricevuto dal presidente Mahamat Idriss Deby. Una missione ufficialmente destinata – secondo Parigi – a rafforzare la richiesta regionale di un cessate il fuoco nel vicino Sudan, ma che in ogni caso non è servita a dissuadere i militari al potere in Ciad dal rompere i rapporti bilaterali di difesa. L’annuncio di N’Djamena, peraltro, segue quello con cui il governo ciadiano ha minacciato di ritirare il suo fondamentale sostegno dalla Forza multinazionale congiunta (Mmf), missione regionale cui contribuiscono dal 1994 anche Nigeria, Benin, Camerun e Niger allo scopo di fronteggiare il terrorismo jihadista. Dopo la Nigeria, con i suoi 3 mila uomini, il Ciad ne è il principale contributore. Il presidente Mahamat Deby Itno – al potere dall’aprile 2021, quando subentrò a suo padre Idriss Deby Itno, ucciso in battaglia rai ribelli – ha lamentato uno sforzo eccessivo da parte del suo esercito per la stabilità regionale, in un momento in cui lo stesso Ciad deve far fronte a continue offensive sul suo territorio: l’ultima, lo scorso 28 ottobre, ha visto cadere 40 militari ciadiani in un violento attacco contro la base militare di Barkaram, nella regione frontaliera del lago Ciad.