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«Pace a lungo termine» : la mano tesa di Putin all’Ucraina e all’Occidente

(Roma, 19 dicembre 2024). Anche i più severi critici di Vladimir Putin non potranno non sottolineare che l’annuale conferenza stampa di fine anno del presidente russo abbia portato l’inquilino del Cremlino a toni più morbidi del solito. Soprattutto sulla possibilità di porre fine alla guerra in Ucraina Putin si è detto pronto a collaborare, pur rivendicando un vantaggio sul campo di battaglia a partire dal quale ha invitato a dialogare per costruire “una pace a lungo termine, non una tregua o un cessate il fuoco” riferendosi tanto a Kiev quanto al campo euroatlantico.

Putin ostenta sicurezza: dice che nel quarto di secolo vissuto al potere ha portato la Russia da un pericoloso “orlo dell’abisso” alla condizione di “Paese veramente sovrano“, rivendicando che l’invasione dell’Ucraina l’ha rafforzata: “siamo più forti di tre anni fa”, ha detto il capo di Stato, rammaricandosi del fatto che “avremmo dovuto prendere prima l’iniziativa”. Ma ora è tempo della politica, “l’arte del compromesso”, chiosa Putin. Con chi si è detto pronto a parlare lo Zar? Con l’Ucraina, senz’altro. Ma non col presidente Volodymyr Zelensky, non per ora: “è illegittimo, il suo mandato è scaduto”, dice Putin, chiedendo che il dialogo avvenga con un’autorità eletta, come il Parlamento (la Rada). Un modo per capire le condizioni russe: se Kiev accettasse di svolgere elezioni presidenziali, lo farebbe sull’area di Ucraina controllata dal governo. Accettando dunque la situazione sul campo come realtà di fatto che assegna la Crimea e la quasi totalità del Donbass all’Ucraina.

Ma Putin è anche pronto a parlare con gli Stati Uniti di Donald Trump. Novità interessante, perché con Joe Biden i rapporti si erano azzerati. “Sono pronto a incontrarlo”, ha confermato Putin, sottolineando che la Russia ha quasi raggiunto i suoi obiettivi. Un appoggio al Piano Kellogg per la negoziazione della pace? La proposta del generale inviato speciale per l’Ucraina del Trump 2.0, Keith Kellogg, assegna il Donbass e la Crimea a Mosca e apre al fatto che l’ingresso di Kiev nella Nato sia congelato per 10-20 anni. Le “garanzie alla sicurezza” di cui parla Putin appaiono prendere forma, e va capito come questo possa essere condizionato nella definizione di linee securitarie a lungo termine. Vero è che se da un lato l’Ucraina ha rotto un equilibrio post-Guerra Fredda più che trentennale e riportato la conflittualità in Europa, dall’altro sempre l’Ucraina può essere il banco di prova di una nuova negoziazione.

C’è molto da definire: le garanzie di sicurezza della Russia e quelle dell’Ucraina, che nella guerra ha avuto il suo Risorgimento ma ora vuole capire il proprio posto nel mondo; le linee rosse tra Mosca e l’Occidente; un futuro equilibrio nella corsa alle armi, convenzionali e ibride. Tutto questo sarà possibile solo se in Ucraina i cannoni taceranno. La mano tesa di Putin è una notizia. Ora la palla può andare alla politica. E alla volontà delle parti di porre fine al caos che da tre anni attanaglia il Paese ex-sovietico.

Di Andrea Muratore. (Inside Over)

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