(Roma, 17 dicembre 2024). L’ennesimo “cadavere eccellente” del torbido triennio di guerra in Ucraina è quello di Igor Kirilov, 54 anni, generale che comandava il corpo delle Truppe di Difesa Radiologica, Chimica e Biologica (Voyska RKhB zashchiti) delle forze armate russe. Kirillov è stato ucciso da un’esplosione a Mosca sulla Ryazansky Prospekt assieme al suo assistente quando una bomba piazzata su un monopattino (o uno scooter, secondo le ricostruzioni) è esplosa a poca distanza da lui. Questo crea un grande vuoto nel corpo da lui guidato. Un’unità d’élite, quella che Kirillov guidava dal 2017, avente lo strategico compito di garantire la continuità operativa degli asset più strategici delle forze armate russe, i depositi di armi di distruzione di massa e in particolare quelli di armi nucleari, e la gestione di settori operativi in cui tali armi, qualora venissero utilizzate, potrebbero mettere a repentaglio la vita o l’incolumità di eventuali truppe russe.
Kirillov, che a poco più di trent’anni si era specializzato alla NBC Protection Military Academy di Kostroma sviluppandosi come esperto di protezione dal rischio, era ritenuto un ufficiale estremamente competente, che ha avuto modo di partecipare a diverse operazioni ad alto rischio. Nel 2017 ha contribuito a smantellare gli ultimi depositi di armi chimiche a disposizione del regime siriano di Bashar al-Assad, dal 2018 al 2021 ha supervisionato l’entrata in vigore del TOS-2 Tosochka, il lanciarazzi specializzato nell’uso di testate termobariche, e dal 2022 era impegnato in prima linea nella guerra in Ucraina. Di recente una corte ucraina l’aveva condannato in contumacia per la presunta opera di infiltrazione di armi chimiche nel Paese invaso da Mosca e figurava ai primi posti nella lista dei generali sanzionati dalle potenze occidentali. Avanguardista nel simulare in esercitazioni possibili attacchi a centrali nucleari con droni e altri sistemi unmanned, Kirilov non era dunque un ufficiale qualsiasi.
La sua morte apre a diverse riflessioni circa gli equilibri politici e securitari nella Russia che a quasi tre anni dal fatidico 24 febbraio 2022 sta prendendo via via posizioni favorevoli sul campo in Ucraina ma rimane un Paese in cui le fragilità interne sono palesi. Chi aveva interesse a eliminare Kirillov, magari prendendo al balzo la palla della condanna in Ucraina? Tutte le opzioni sono sul tavolo, ma una volta di più bisogna registrare la porosità del Paese euroasiatico di fronte a incursioni militari contro bersagli di attentati che non sono sufficientemente protetti. E i primi sospetti sono ovviamente rivolti a Kiev, come del resto apparirebbe da dichiarazioni rilasciate da anonimi ufficiali all’Afp.
Chiunque ha voluto colpire Kirillov, l’ha fatto per mostrare la porosità della Federazione Russa anche nell’era più favorevole del conflitto ucraino e avvelenare i pozzi alimentando un clima di escalation. Nei giorni scorsi, tra i raid di Mosca contro l’infrastruttura energetica ucraina, che hanno lasciato al buio e al freddo nel rigido inverno mezzo Paese, e le prime incursioni degli Atacms americani sul suolo della Federazione Russa il clima è stato tutto fuorché disteso. Più si parla di possibile fine della guerra in Ucraina più mosse, notizie e colpi di scena alimentano tendenze contrarie. Questo è un tema su cui è doveroso interrogarsi. Così come la percezione di forza della Russia traballa quando si mostra quanto difficile sia per un Paese in guerra proteggere un generale che dovrebbe blindare il Paese in caso di escalation con armi di distruzione di massa. Un segno di vulnerabilità che non passerà inosservato.
Di Andrea Muratore. (Inside Over)