(Roma, 10 dicembre 2024). L’esercito israeliano «ha distrutto i principali siti militari in Siria» effettuando circa 310 attacchi contro il paese dalla presa di Damasco da parte dei ribelli e dalla caduta del presidente Bashar al-Assad. È quanto ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani (Osdh). Secondo l’organizzazione, che fa affidamento su una vasta rete di fonti in tutta la Siria, Israele ha bombardato aeroporti, radar, depositi di armi e munizioni e centri di ricerca militare in diverse regioni, compresa quella di Damasco, e danneggiato navi della marina siriana attaccando un’unità di difesa aerea vicino al principale porto di Latakia, nel nord-ovest del paese. Poco dopo questo report, all’alba di oggi, alcuni giornalisti dell’Afp hanno udito delle forti esplosioni e le riprese in diretta dell’Afptv hanno mostrato spesse colonne di fumo sopra il centro della città.
Questi raid mirano «a distruggere le armi rimanenti nei magazzini e nelle unità militari che erano controllate dalle forze del precedente regime», alleato dell’Iran e degli Hezbollah libanesi, ha affermato l’Osdh in un comunicato stampa. L’esercito israeliano al momento non ha rilasciato commenti. Ma ieri Israele ha confermato di aver distrutto nei giorni scorsi le «armi chimiche» in Siria per evitare che cadessero nelle mani dei ribelli.
I tank israeliani nelle ultime ore hanno continuato ad avanzare dalla zona cuscinetto e si sono posizionati a circa tre chilometri da Qatana, nel Rif meridionale di Damasco, che dista 20 chilometri dalla capitale siriana. Lo afferma la tv libanese al-Mayadeen, citando fonti locali secondo cui le forze israeliane avrebbero «occupato» otto località alla periferia di Damasco. Le azioni in Siria sono «misure limitate e temporanee», ha però scritto l’ambasciatore israeliano all’Onu Danny Danon in una lettera inviata al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, pubblicata anche su ‘X’. «Mi sono rivolto al Consiglio di Sicurezza – ha spiegato Danon in un tweet – e ho chiarito che in risposta alla crescente minaccia alla sicurezza sul confine siriano-israeliano e al pericolo che rappresenta per i nostri cittadini, abbiamo adottato misure limitate e temporanee. Ho sottolineato che lo Stato di Israele non interviene nel conflitto tra i ribelli in Siria. Le nostre azioni si concentrano esclusivamente sul mantenimento della nostra sicurezza e siamo impegnati nel quadro dell’accordo di separazione delle forze firmato nel 1974 tra Siria e Israele».