(Roma, 07 dicembre 2024). Una proposta arrivata curiosamente sul tavolo del governo di Bashar al-Assad prima della recente e implacabile avanzata dei ribelli islamisti in Siria. Secondo un’inchiesta del New York Times, Washington avrebbe infatti proposto un ritiro delle proprie truppe dalla Siria orientale e un possibile allentamento delle sanzioni economiche in cambio della rottura dei legami del governo siriano con Iran e Hezbollah. Si sarebbe trattato di una strategia congiunta con Israele e gli Stati del Golfo volta a isolare Damasco e a ridurre l’influenza iraniana nella regione.
La tempistica dell’offensiva e il ruolo di Hezbollah
Damasco, a quanto pare, avrebbe declinato l’offerta degli Stati Uniti: troppo stretto il legame con Hezbollah e la Repubblica Islamica dell’Iran, che hanno combattuto a fianco dell’esercito arabo siriano sin dall’inizio della guerra civile, scoppiata nel 2011. Senza contare il legame religioso: Assad è un alauita, una setta islamica sciita. Il resto è storia. L’offensiva degli islamisti di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), a proposito di curioso tempismo, è stata lanciata lo stesso giorno dell’entrata in vigore del cessate il fuoco tra Libano e Israele, a dimostrazione di quanto la situazione in Medio Oriente sia interconnessa. Hezbollah, indebolito dal recente conflitto con Israele e obbligato dall’accordo di tregua a ritirare le proprie forze armate dal Libano meridionale, ha temporaneamente ridotto il suo coinvolgimento militare in Siria.
Questo ritiro parziale ha creato un vuoto nelle forze pro-governative siriane, che i ribelli jihadisti hanno sfruttato per lanciare un attacco impensabile fino a qualche tempo fa. Hezbollah, che aveva giocato un ruolo chiave nell’aiutare Assad a riconquistare terreno durante la guerra civile iniziata nel 2011, si è così trovata impossibilitata a fornire quell’aiuto fondamentale ai governativi. E il governo siriano, senza l’aiuto esterno, sta crollando come un castello di cartapesta.
L’escalation di Israele
Se Assad crollerà, è anche per il frutto degli intensi bombardamenti di Israele degli ultimi mesi. Dal mese di ottobre 2023, infatti, Tel Aviv ha intensificato i bombardamenti sul territorio siriano, conducendo oltre 220 attacchi. Secondo il New York Times, Israele, con il sostegno degli Stati Uniti, ha sfruttato la situazione per aumentare la pressione su Damasco e avviare una campagna militare mirata a colpire i rifornimenti iraniani e a indebolire ulteriormente l’alleanza tra Siria, Iran e Hezbollah. Secondo Reuters, l’attacco di HTS rappresenta una dimostrazione di debolezza nella coalizione tra Assad e l’Iran, debolezza che Stati Uniti ed Emirati Arabi Uniti sperano di sfruttare. Strategia che, a quanto pare, sta dando i suoi frutti.
Di Roberto Vivaldelli. (Inside Over)