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Perché la minaccia atomica della Russia è sopravvalutata

(Roma, 27 novembre 2024). Nella giornata di ieri ha fatto il giro dei media italiani la notizia di un disertore russo che avrebbe rivelato alla Bbc il fatto che Vladimir Putin è andato vicino a usare la bomba atomica nei primi giorni della guerra in Ucraina. Ma è davvero così? Il tema suggestiona, e non poco, nei giorni in cui la Russia ammoderna la dottrina d’impiego delle armi atomiche, abbassando a un attacco convenzionale sul suolo russo sostenuto da una potenza nucleare la soglia minima di una rappresaglia. Una scelta che ha fatto pensare a molti all’esempio dei raid a lungo raggio dell’Ucraina con missili occidentali approvati da Stati Uniti, Regno Unito e Francia.

«Anton», il disertore russo della base atomica

Logico, dunque, che al pubblico italiano le parole di “Anton”, il nomignolo affibbiato al disertore dalla Bbc, appaiano pesanti. Ma andiamo con ordine. Riteniamo che il peso di una notizia sia tale anche in proporzione al tono con cui viene lanciata. Prendiamo per esempio il titolo del Corriere della Sera: “Eravamo pronti a condurre un attacco atomico, le rivelazioni choc dell’ex ufficiale russo sull’invasione dell’Ucraina”. Una presa di posizione ben più netta dell’inchiesta originale dell’emittente britannica, che titola: “Disertore russo rivela segreti di guerra sulla protezione della base nucleare”. Un’enfasi ben diversa.

In sostanza, “Anton” racconta i dettagli della sua operatività nei giorni dell’attacco all’Ucraina. Sottolinea che la sua unità, chiamata a supervisionare delle testate atomiche, ha avuto una vera e propria svolta dopo l’aggressione della Russia al Paese limitrofo. “Anton” parla di “testate al loro posto” e di forze atomiche “pronte in teoria a entrare in azione” ma non cita l’urgenza che, dal titolo del Corriere, sembra emergere. Leggendo il servizio della Bbc osserviamo dettagli interessanti circa un’unità in assetto da combattimento ed emergenza che nel contesto della più importante guerra lanciata dal suo Paese negli ultimi quarant’anni è in piena operatività.

A ciò si aggiungono rivelazioni non sorprendenti: l’unità di “Anton” non poteva uscire dalla base (non sappiamo se aerea, di sommergibili o missilistica) nelle settimane di allerta, non era ammesso l’uso di telefoni cellulari, i servizi segreti controllavano l’intero perimetro militare. Su questo fronte, nulla di sconvolgente. Qualsiasi ufficiale chiamato a gestire una base strategica in una fase di urgenza, anche in Paesi ben meno impenetrabili della Russia di Putin, direbbe probabilmente la stessa cosa.

I bluff atomici di Putin

“Anton” si riferisce con ogni probabilità alla fase in cui, dopo l’attacco all’Ucraina, Putin ha alzato l’allerta delle forze atomiche nella giornata del 28 febbraio 2022. Fu la prima di una serie di manovre con cui la Russia, soprattutto nei primi mesi di difficoltà della guerra in Ucraina, mandò messaggi in campo militare e, soprattutto, politico e psicologico all’Occidente che sosteneva Kiev. In nessuna occasione Putin ha avuto reale interesse a scatenare un attacco nucleare, ma più volte ha paventato l’ipotesi per far desistere e rallentare i Paesi del blocco euro-atlantico dal sostegno all’Ucraina.

“Sin dallo scoppio della guerra, i ripetuti tentativi di Putin di minacciare l’uso della forza atomica con bluff e spacconate”, nota l’European Leadership Network, “ha portato l’Occidente a camminare con cautela sul filo del rasoio senza oltrepassarlo, almeno agli occhi di Mosca”. L’Eln ricorda come gli Stati Uniti nel 2022 “abbiano inizialmente preso sul serio le minacce nucleari di Putin” — ” questo non è un bluff” diceva nell’ottobre 2022 Joe Biden parlando del possibile abbassamento dell’uso atomico della Russia a una bomba “tattica” per fermare l’avanzata delle truppe ucraine che liberavano la regione di Kherson. Il think tank aggiunge come “l’uso dell’intimidazione nucleare da parte di Putin abbia garantito risultati contrastanti”, in un contesto in cui “l’Occidente è riuscito a gestire un delicato gioco di equilibri combinando varie iniziative che vanno dalla comunicazione con la Russia tramite canali di intelligence, alla fornitura di aiuti economici mirati e alla fornitura a Kiev di armamenti sempre più avanzati, come il missile da crociera anglo-francese Storm Shadow per obiettivi russi in Ucraina e i jet da combattimento F-16“.

Un uso dell’atomica non converrebbe alla Russia

Del resto non si capisce perché Putin avrebbe dovuto usare l’atomica nei primi giorni di guerra, quando la dottrina di molti Paesi della Nato, eccezion fatta per Regno Unito, Polonia e baltici, non era orientata al sostegno alla resistenza a oltranza dell’Ucraina ma molti, a partire da Washington, si attendevano il tracollo del governo di Volodymyr Zelensky e l’occupazione del Paese. Fu Kiev a garantirsi, sul campo, con la difesa del proprio territorio sostegni più ingenti da parte degli alleati. E, a maggior ragione, non si capisce perché al netto dell’aggiornamento della dottrina il bottone rosso debba essere accarezzato ora che la Russia si sta avvantaggiando sul campo di battaglia.

Del resto, l’aggiornamento della dottrina nucleare è solo l’ultima delle mosse psicologico-politiche e un esempio del fatto che Mosca intende mandare un segnale di rinnovata competitività usando il deterrente nucleare come strumento di potenza. Razionalmente, non c’è alcun indizio che fa parlare di un possibile uso dell’atomica da parte della Russia o, piuttosto, di un’analoga rappresaglia statunitense. A meno che la Russia pensi che dopo una lunga, faticosa e a tratti snervante guerra l’occupazione di un Donbass ridotto a macerie fumanti valga l’Armageddon atomico o, in una fase critica, lo stesso pensino le cancellerie europee che stanno superando tutte le linee rosse tracciate da Putin sulla sabbia tenendosi alla larga dall’unica che conta veramente, quella nucleare.

Di Andrea Muratore. (Inside Over)

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