(Roma, 21 novembre 2024). L’invasione del Libano meridionale lanciata da Israele prosegue, nonostante l’annuncio di un possibile piano per il cessate il fuoco proposto da Tel Aviv. E mentre le truppe dell’IDF avanzano nella seconda fase dell’operazione terrestre, la scoperta di “grandi quantità di armi russe” presenti nei depositi di Hezbollah sembra confermare vecchi sospetti.
Secondo quanto riportato dall’Esercito israeliano, almeno il 60%-70% delle armi catturate nei depositi di Hezbollah sono di fabbricazione russa. Tra queste però non compaiono solo vecchi fucili d’assalto come il famigerato AK-47 Kalashnikov o lancia razzi spalleggiabili RPG, armi di fabbricazione sovietica tra le più diffuse nel mondo, prima e dopo il crollo delle potenze del Patto di Varsavia, ma anche armi nuove e sofisticate che prevedono un’acquisizione “recente”.
L’incognita di Damasco
Il rapporto stilato dall’IDF, che dichiara di aver trovato nelle mani dell’ala militare del Partito di Dio libanese “molte più armi del previsto“, è stato diffuso dal Wall Street Journal e dalla stampa israeliana e cita, ad esempio, una certa quantità di missili anticarro russi 9M113 Konkurs. Un sistema che Mosca ha fornito alla Siria, ora recuperato dalla 646ª Brigata paracadutisti che sta operando del Libano Meridionale. Secondo le fonti, “non è chiaro come le armi siano arrivate al gruppo libanese“, ma è evidente come molti armi di fabbricazione russa – comprese le armi anticarro che hanno rappresentato una minaccia temibile per le forze corazzate israeliane – fossero originariamente destinate all’Esercito regolare siriano appoggiato dal Cremlino. Il Wall Street Journal cita come fonti funzionari della sicurezza siriana e un funzionario arabo.
Un complesso intreccio di alleanze e interessi
Le armi impiegate da Hezbollah, che in seguito al conflitto del 2006 ha portato avanti un programma di potenziamento della sua capacità militare per rispondere a una futura invasione da parte di Israele, sono sempre arrivate attraverso le rotte della Siria, dove è stabile la presenza di Hezbollah, e attraverso le rotte che passano nella “terra di nessuno”, per anni nel mirino dei caccia di Israele, e non solo, in quella “Guerra segreta” diventata nota a tutti e che ha sempre messo nel mirino la linea di rifornimento che collegava l’Iran ai suoi proxies.
Ciò che sarebbe da chiarire – soprattutto in un momento in cui Israele sta cercando di coinvolgere il Cremlino come “argine per impedire a Hezbollah di riarmarsi tramite le rotte terrestri siriane“, nella proposta di cessate il fuoco in Libano che punterebbe sulla cooperazione trasversale di Usa e Russia – è come e quando queste armi sono finite in mano alle milizie sciite, dal momento che, come ricordano sul Times Of Israel, “sia la Russia che Hezbollah hanno combattuto dalla parte del presidente siriano Bashar Assad nella guerra civile siriana“.
In Israele c’è chi ha già proposto di “trasferire il materiale in Ucraina” per “rafforzare le sue capacità militari nel combattere le forze che minacciano la sua sovranità“. Un gesto di solidarietà e di ritorsione nei confronti di Mosca che non giungerebbe nel momento giusto secondo i piani dei diplomatici israeliani, ma sicuramente verrebbe ben accolto da Kiev.
Di Davide Bartoccini. (Inside Over)