(Roma, 08 novembre 2024). Nell’attesa spasmodica che sul Corriere della Sera compaia l’ennesimo pezzo di Antonio Polito sul tema “Perché non protestate?” (questa volta: perché non protestate contro le violenze dei tifosi olandesi ai danni di quelli israeliani?), proviamo qui ad avanzare qualche altra riflessione. Collaterale, forse. Ma forse non inutile. È assolutamente probabile, diciamo pure certo, che le violenze contro i tifosi israeliani del Maccabi, arrivati ad Amsterdam per l’incontro di Europa League con l’Ajax, fosse programmate e organizzate da tempo. I tifosi olandesi, peraltro, hanno una corposa tradizione in questo senso, anche quando la politica non c’entra: basta pensare alle devastazioni a Roma, nel 2022, da parte degli hooligan del Feyenoord, che portarono a un successivo divieto alle trasferte dei romani in Olanda e degli olandesi in Italia. Nel caso di Amsterdam, quindi, considerato lo specifico orientamento anti-israeliano del raid, ha senso parlare di pogrom, senza andare a scomodare altre sciocchezze, che pure si sono sentite, come “una seconda Notte dei cristalli”. La Kristallnacht del 9 novembre 1938, perpetrata da Gestapo, gioventù hitleriana e altri fanatici nazisti, fece tra mille e duemila morti, con centinaia di sinagoghe danneggiate o distrutte e migliaia di abitazioni ed esercizi commerciali di ebrei vandalizzati. Qui siamo a 5 feriti, c’è un po’ di differenza.
Il termine pogrom (ripetiamolo: l’unico che ci pare adeguato) porta con sé una serie di altre considerazioni. Le autorità di Amsterdam avevano vietato una manifestazione di sostegno alla Palestina che avrebbe voluto svolgersi nei pressi dello stadio, spostandola in altro luogo: davvero non immaginavano che qualche problema avrebbe comunque potuto verificarsi? Davvero le forze dell’ordine non potevano fare di meglio? E qualche risposta dovrebbero darla anche le autorità europee del calcio: davvero questa trasferta era necessaria, considerato che la scena internazionale è sconvolta dalle stragi di Hamas del 7 ottobre 2023 e dai massacri israeliani a Gaza e nel Libano, che l’Olanda è il secondo Paese d’Europa per presenze di musulmani (6% della popolazione, dietro solo alla Francia con l’8%) e che la tifoseria del Maccabi è considerata la più violenta e razzista tra quelle israeliane? (lo spiega bene in questo articolo Valerio Moggia).
Nessuna violenza può essere accettata e tantomeno perdonata. Però questo è un principio universale, che dovrebbe valere per tutti. Poche ore prima della partita incriminata, quattro caschi blu dell’Onu sono stati feriti quando un caccia di Israele ha bombardato la loro auto nei pressi di Sidone, nel Sud (ma non troppo, per chi ci è stato) del Libano. Ancora qualche ora più indietro, ed ecco che la polizia israeliana ammanetta e arresta due agenti francesi (con status diplomatico, perché impiegati presso il consolato francese di Gerusalemme) durante la visita del ministro degli Esteri francese Barrot al Santuario di Eleona, un sito gestito e amministrato dalla Francia sul Monte degli Ulivi, a Gerusalemme Est.
Episodi minori, rispetto a quanto succede da quelle parti, ma indicativi: tentativi di intimidazione ai danni dell’Onu e della Francia (il presidente Macron ha proposto un embargo europeo alle armi per Israele), cioè di chi prova a criticare la condotta di Netanyahu e del suo Governo. Tentativi che i tifosi del Maccabi (certo non tutti, ma le posizioni collettive sono ben note), nelle loro derive fascistoidi, avrebbero forse (di sicuro?) approvato. E infatti, non è che ad Amsterdam i fan israeliani non si siano espressi. I cori (anche violenti) contro i palestinesi e la Palestina sono stati numerosi e quando il tabellone dello stadio ha esposto una scritta di solidarietà con i 220 morti per l’alluvione di Valencia, chiedendo un minuto di silenzio, i signorili tifosi del Maccabi hanno urlato, fischiato e sparato petardi per disprezzo nei confronti della Spagna, il cui Governo è colpevole d’aver riconosciuto nei mesi scorsi lo Stato di Palestina. Poi è arrivato lo spregevole assalto contro di loro (comunque: a ora, 5 feriti) di cui Netanyahu ha approfittato con astuzia: gli aerei speciali e le squadre mediche inviate in Olanda, non nel deserto del Gobi, sembrano soprattutto una grande operazione di propaganda mediatica.
Nessuna tolleranza verso la violenza di qualunque genere, soprattutto quella che prende la forma di una caccia all’uomo come quella messo in atto dagli aggressori olandesi. Allo stesso modo, però, rifiutiamo qualunque tentativo di far passare l’accaduto come un episodio a se stante rispetto a quanto accade nel resto del mondo. Come la violazione inaspettata di una specie di arcadia chiamata calcio, mentre altrove tutto è possibile, tutto è permesso. Provocazione chiama provocazione. Violenza chiama violenza. Netanyahu e i suoi fan, in questo, non sono secondi a nessuno.
Di Fulvio Scaglione. (Inside Over)