Lo sbarco notturno e l’irruzione nello chalet : blitz dei commando israeliani in Libano

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(Roma, 02 novembre 2024). Le forze speciali di Israele hanno fatto irruzione in uno chalet sulla costa di Batroun e hanno catturato una persona. Si tratterebbe di Imad Amhaz, un alto funzionario libanese di Hezbollah

L’irruzione improvvisa, la cattura del bersaglio, la fuga. I commando della Marina israeliana hanno completato con successo un blitz chirurgico nel nord del Libano arrestando Imad Amhaz, un alto funzionario libanese di Hezbollah. Le forze speciali dell’esercito di Tel Aviv sono entrati in uno chalet situato sulla costa di Batroun, a sud di Tripoli, e sono usciti portando con sé una persona. L’unità è quindi tornata in mare abbandonando la zona a bordo di motoscafi al termine di una mossa improvvisa e senza precedenti. Secondo quanto riferiscono i media arabi, un gruppo formato da circa 25 soldati armati ha effettuato uno sbarco navale e catturato un uomo. Il ministro dei Lavori e dei Trasporti di Beirut, Ali Hamiyah, ha negato « che il suo ministero abbia rilasciato commenti o dichiarazioni su quanto circolato sullo sbarco a Batroun », e spiegato che la ricostruzione di quanto avvenuto « spetta ai servizi di sicurezza e alle autorità competenti ».

Il blitz di Israele in Libano: che cosa è successo

La vicenda è avvenuta all’alba di venerdì. Le agenzie di stampa libanesi parlano di un rapimento andato in scena a Batroun e scrivono che le indagini sono in corso. Una fonte citata dall’Orient Today ha negato la notizia diffusa sui social network secondo cui l’obiettivo della cattura israeliana coincidesse con un presunto capitano delle forze navale libanesi. Al contrario, l’uomo misterioso prelevato dal commando di Tel Aviv sarebbe una persona legata ad Hezbollah. La nebbia è però ancora fitta e ci sono pochissimi particolari disponibili. Le riprese catturate dalle telecamere di sorveglianza dell’area mostrano circa quindici soldati armati che prendono con forza quello che sembrerebbe essere un civile.

La National News Agency, l’agenzia stampa ufficiale del governo libanese, ha confermato che è stata aperta un’indagine. Ha anche citato testimonianze locali su un' »operazione di forze armate non identificate » sulla spiaggia di Batroun. Questi uomini sarebbero entrati in uno « chalet », uno studio sul mare, per rapire « un cittadino libanese » prima di lasciare la zona in motoscafo. Fonti della sicurezza hanno riferito a LBCI, la rete televisiva libanese, che l’individuo preso di mira è identificato dalle iniziali IA e hanno suggerito che il rapimento potrebbe coinvolgere le forze navali israeliane. Al Jazeera ha invece menzionato una « incursione marittima da parte di commando israeliani ». I media israeliani sostengono che la persona coinvolta, come detto, sarebbe Imad Amhaz, e cioè un alto funzionario di Hezbollah.

Hezbollah nel mirino delle Idf

In attesa di capire cosa è accaduto a Batroun, le Forze di difesa israeliane (Idf) continuano ad eliminare i membri di Hezbollah. L’esercito israeliano ha riferito di aver ucciso due comandanti del gruppo filo iraniano nell’attacco sferrato ieri nella zona di Tiro in Libano. Si tratta di Moein Musa Izz al-Din, il comandante dell’unità regionale costiera di Hezbollah, e Hassan Majed Diab, il comandante dello schieramento di artiglieria dell’unità. Secondo l’Idf, Diab era responsabile di un lancio di razzi sulla zona della baia di Haifa giovedì, che ha ucciso una madre e un figlio, e del lancio di più di 400 altri razzi nell’ultimo mese.

In precedenza, Tel Aviv aveva dichiarato di aver colpito depositi di armi e basi del gruppo in Siria. L’aviazione israeliana, nello specifico, ha spiegato di aver colpito obiettivi vicino a Qusair, una città nella Siria occidentale al confine con il Libano. L’esercito sostiene che Hezbollah ha recentemente iniziato a immagazzinare armi lungo il confine siro-libanese nel tentativo di contrabbandare dispositivi bellici nel Paese dei cedri.

Dall’inizio dell’invasione di terra di Israele in Libano, l’esercito ha colpito più volte i valichi di frontiera fra Libano e Siria, sostenendo che servivano come vie per il contrabbando di armi.

Secondo i gruppi umanitari, gli attacchi hanno intensificato una crisi già grave, bloccando le vie principali per i rifornimenti e impedendo l’accesso alle persone in fuga. Tre dei sei valichi di frontiera ufficiali fra i due Paesi sono stati chiusi a causa degli attacchi aerei, costringendo le persone in fuga dal Libano a lunghe deviazioni o a muoversi a piedi.

Di Federico Giuliani. (Il Giornale)