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«Portato in un luogo sicuro» : la corsa dell’Iran a mettere in salvo l’ayatollah

(Roma, 28 settembre 2024). La Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, sarebbe stata trasferita in un luogo sicuro all’interno del Paese. Teheran ha intanto adottato misure di sicurezza rafforzate in tutta la nazione

Le ultime vicende che stanno scuotendo il Libano, con le Forze di difesa israeliane (Idf) che hanno annunciato l’uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, starebbero preoccupando anche l’Iran, alleato del gruppo sciita nel mirino di Tel Aviv. La prova più evidente del fatto che Teheran sia in apprensione coinciderebbe con quanto riferito dall’agenzia Reuters, secondo cui la Guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, sarebbe stata trasferita in un luogo sicuro all’interno del Paese. Non solo: pare che in tutta la nazione iraniana siano state adottate misure di sicurezza rafforzate, presumibilmente per prevenire eventuali raid nemici.

Cosa succede in Iran

Da quanto fin qui emerso, dunque, Ali Khamenei si troverebbe in un sito sicuro, monitorato e controllato. Le fonti hanno affermato che l’Iran è in costante contatto con Hezbollah e con altri gruppi regionali per definire i prossimi passi, o meglio, la risposta alle recenti mosse di Israele, che ha letteralmente decapitato il comando del gruppo filo iraniano con attacchi e raid mirati.

C’è un poi aspetto curioso da evidenziare: su Flightradar, si nota un velivolo partito da Teheran e diretto verso il Libano che, poco prima di entrare nel Paese alleato, è stato costretto a rientrare in patria. Il ministero dei Trasporti libanese ha intimato a un aereo iraniano di non entrare nel suo spazio aereo e che avrebbe usato « la forza » se l’aereo fosse atterrato. Il divieto arriva dopo che Israele ha avvertito del controllo sul traffico aereo dell’aeroporto di Beirut. Una fonte dello stesso ministero ha detto che non era chiaro cosa ci fosse sull’aereo. « La priorità è la vita delle persone », ha aggiunto la fonte

Il New York Times ha scritto che Ali Khamenei ha convocato una sessione d’emergenza del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale dell’Iran presso la sua abitazione. I funzionari hanno spiegato che l’incontro sarebbe stato convocato in seguito agli attacchi israeliani al quartier generale di Hezbollah nel sud di Beirut, apparentemente mirati al leader del gruppo Nasrallah. Il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha condannato gli attacchi definendoli un « flagrante crimine di guerra » che « ha rivelato ancora una volta la natura del terrorismo di stato di questo regime ».

Cosa succede adesso

Ali Larijani, consigliere della Guida suprema dell’Iran, ha affermato che Israele « sta oltrepassando le linee rosse di Teheran e la situazione sta diventando seria ». « Gli assassinii non risolveranno il problema di Israele… Con l’assassinio dei leader della resistenza, altri prenderanno il loro posto », ha aggiunto Larijani alla TV di stato iraniana.

L’agenzia di stampa iraniana Tasnim, vicina ai Guardiani della rivoluzione, ha citato fonti informate in Libano secondo cui il leader di Hezbollah è vivo e nessuno degli alti leader del gruppo libanese sarebbe rimasto ucciso nel raid israeliano di ieri sulla periferia sud di Beirut.

Khamenei, nel frattempo, ha invitato i musulmani « a stare al fianco del popolo libanese e del fiero Hezbollah con qualsiasi mezzo e ad assisterli nell’affrontare il malvagio regime » di Israele. La Guida suprema ha detto che « il destino di questa regione sarà determinato dalle forze della resistenza, con Hezbollah in prima linea ».
Nei prossimi giorni l’Iran inizierà la registrazione per l’invio delle sue truppe in Libano.

L’ayatollah iraniano Mohammad Hassan Akhtari, vicepresidente dell’Iran per gli affari internazionali, secondo quanto riporta l’emittente Usa NBC, è stato chiaro: « Con la registrazione pubblica, i funzionari concederanno sicuramente il permesso per lo spiegamento delle forze in Libano e sulle alture del Golan ». « Possiamo inviare truppe in Libano per combattere contro Israele, proprio come abbiamo fatto nel 1981 », ha concluso lo stesso Akhtari.

Di Federico Giuliani. (Il Giornale)

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