(Roma, 18 settembre 2024). Per Israele inizia una nuovo capitolo dopo il 7 ottobre scorso. La guerra da Gaza ora potrebbe spostarsi lungo il confine settentrionale. In Libano sassi contro il contingente Unifil
Cosa stia accadendo in Libano in queste ore resta un mistero: ogni ipotesi fatta dal pomeriggio di ieri, infatti, sembra essere smentita dagli accadimenti di qualche ora dopo. Dai cercapersone ai pannelli solari, nelle ultime 24 ore nel Paese dei cedri sta esplodendo ogni genere di dispositivo. Il ministero della Salute libanese ha aggiornato il bilancio della seconda serie di esplosioni: si contano 14 morti e più di 450 feriti, che si aggiungono ai 12 morti e quasi 2.800 feriti di ieri. Ma come è stato possibile ? E soprattutto, perché?
Una nuova fase della guerra per Tel Aviv
Più facile rispondere alla seconda di queste domande: l’attenzione di Israele si sta spostando da Gaza verso il fronte settentrionale ed il confine con il Libano dal momento che sta iniziando una « nuova fase » della guerra, secondo il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant. « Credo che siamo all’inizio di una nuova fase di questa guerra e dobbiamo adattarci », ha aggiunto Gallant, ribadendo che gli obiettivi di Israele nel nord sono « chiari e semplici: riportare gli abitanti nelle loro case in sicurezza ».
Del resto, lunedì scorso il gabinetto di sicurezza israeliano aveva votato per aggiungere un altro obiettivo di guerra al conflitto in corso con Hamas e Hezbollah: garantire il rientro in sicurezza alle proprie case dei residenti delle comunità lungo il confine settentrionale. Non ne aveva fatto mistero Gallant, affermando che l’unico modo per consentire ai residenti di tornare a casa è « attraverso un’azione militare ».
Perchè ora ?
Difficile comprendere perché sia stato scelto proprio questo momento. Le due teorie che circolano da questa mattina fra gli analisti sostengono, una, l’inizio di una nuova fase, l’altra è che Israele non intendeva necessariamente mettere in atto il suo piano proprio in questo momento, ma si è trovato costretto dalla possibilità che il complotto contro Hezbollah stesse per essere svelato. L’effetto immediato di questa due giorni di esplosioni è, tuttavia, forse la risposta più importante: Tel Aviv voleva paralizzare i proxy iraniani, in parte fisicamente, in parte tagliando le loro comunicazioni con l’esterno e all’interno. Senza dimenticare poi l’effetto panico, che quest’oggi porta a sospettare di qualsiasi oggetto di uso comune.
Paralizzare le comunicazioni dei miliziani di Dio potrebbe, in questo momento, far desistere il gruppo a lanciare altri attacchi transfrontalieri. Oppure l’attacco simultaneo ha come unico fine quello di teleindurre un silenzio radio all’interno del Libano, funzionale all’avanzata israeliana. Di quest’ultima vi sarebbero già le prime avvisaglie. Questa mattina, la 98a divisione delle Idf è stata schierata nel nord di Israele, dopo aver combattuto per mesi nella Striscia di Gaza. « Non abbiamo dimenticato gli ostaggi e non abbiamo dimenticato i nostri compiti nel sud. Questo è il nostro dovere e lo stiamo svolgendo allo stesso tempo », ha tuonato in proposito il ministro Gallant.
Le reazioni in Libano
Il Libano, intanto, si prepara a « possibili scenari » di guerra con Israele. Lo ha detto il premier ad interim libanese, Najib Mikati, dopo una riunione della Commissione la gestione delle crisi e dei disastri, mentre in tutto il Paese continuano le esplosioni. A capo della Commissione, il ministro dell’Ambiente Nasser Yassin ha affermato che in vista di un attacco di Israele si stanno approntando rifugi per la popolazione e che ci sono un centinaio di scuole a disposizione. Quanto alle scorte di cibo, secondo Yassin « sono sufficienti per oltre tre mesi e una nave con 40mila tonnellate di cereali e farina sta per arrivare in Libano ».
Con il panico che dilaga, cresce anche il clima di sospetto: alcune persone hanno lanciato sassi contro mezzi delle forze dell’Unifil – le missione delle Nazioni Unite – nei pressi della città di Tiro. Lo riferisce l’emittente Al Jazeera, precisando che gli assalitori ritengono che Unifil abbia « monitorato obiettivi appartenenti alla resistenza (Hezbollah, ndr) durante il loro pattugliamento ».
Di Francesca Salvatore. (Il Giornale)