(Roma, 18 settembre 2024). L’attacco a sorpresa con cui Israele ha colpito asimmetricamente Hezbollah tramite l’induzione dell’esplosione di centinaia di cercapersone delle milizie libanesi si inserisce in un trend di crescita della pressione di Tel Aviv sui suoi rivali regionali. In un’operazione straordinaria avvenuta il 9 settembre, Israele ha condotto un raid aereo in Siria, distruggendo un’importante struttura sotterranea destinata alla produzione di missili di precisione. Secondo quanto riportato da Axios, che cita “tre fonti informate dell’operazione”, l’impianto sarebbe stato costruito dall’Iran per facilitare la produzione e la consegna di missili al gruppo militante libanese Hezbollah. Quest’ultimo, sostenuto da Teheran, è uno dei principali nemici di Israele nella regione.
Il raid è stato descritto come estremamente insolito, sia per l’importanza dell’obiettivo sia per la sua collocazione strategica. L’Iran, da tempo impegnato a fornire supporto militare e tecnologico al Hezbollah, avrebbe costruito questa fabbrica in territorio siriano per rendere più rapido e sicuro il rifornimento di armamenti al gruppo libanese. I missili di precisione sono una minaccia significativa per Israele, poiché sono in grado di colpire bersagli specifici con un margine d’errore molto ridotto.
Israele, che negli ultimi anni ha intensificato le operazioni contro obiettivi legati all’Iran in Siria, ha mantenuto il silenzio sull’attacco, evitando commenti ufficiali per prevenire potenziali ritorsioni da parte della Siria, dell’Iran o di Hezbollah. Questa tattica di riservatezza non è insolita per Tel Aviv, che spesso preferisce non confermare apertamente le sue operazioni militari contro obiettivi iraniani o filo-iraniani in Siria, proprio per non innescare un’escalation immediata.
Negli ultimi anni, Israele ha condotto centinaia di raid in Siria, con l’obiettivo dichiarato di impedire all’Iran di consolidare la propria influenza militare nel Paese e di impedire il trasferimento di armi avanzate all’Hezbollah. L’Iran, che sostiene il regime di Bashar al-Assad nella guerra civile siriana, ha utilizzato la Siria come base logistica per rifornire Hezbollah e altri gruppi alleati di armi sofisticate.
Le reazioni internazionali a queste operazioni israeliane sono state variegate. Mentre gli Stati Uniti, storici alleati di Israele, hanno spesso sostenuto il diritto del Paese a difendersi dalle minacce provenienti dalla Siria e dall’Iran, altri attori, come la Russia, che ha una presenza militare significativa in Siria, hanno chiesto moderazione. La Russia, alleata del regime siriano, ha mantenuto un delicato equilibrio con Israele, cercando di evitare uno scontro diretto tra le forze israeliane e quelle siriane.
La fabbrica sotterranea distrutta avrebbe potuto rappresentare un punto di svolta nel conflitto tra Israele e Hezbollah. La produzione locale di missili di precisione avrebbe infatti ridotto la dipendenza del gruppo libanese da consegne di armi dall’Iran, potenzialmente migliorando la sua capacità di reagire in caso di un conflitto su vasta scala con Israele. La distruzione dell’impianto rappresenta dunque un duro colpo per le ambizioni iraniane nella regione e per la capacità del Hezbollah di minacciare direttamente il territorio israeliano.
Resta ora da vedere quale sarà la risposta dell’Iran e dei suoi alleati in Siria e in Libano. Sebbene finora non ci siano state ritorsioni immediate, la situazione rimane estremamente tesa. Israele ha ripetutamente dichiarato che continuerà a colpire qualsiasi obiettivo che rappresenti una minaccia alla sua sicurezza, anche a costo di aumentare il rischio di un confronto diretto con Teheran o con le milizie sostenute dall’Iran. Con il proseguire delle tensioni tra Israele e l’Iran, la Siria rimane uno dei principali teatri di questo conflitto a distanza, con operazioni militari che rischiano di destabilizzare ulteriormente la regione.
Di Giuseppe Gagliano. (Inside Over)