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Volodymyr Zelensky, l’offensiva ucraina e il «mistero» dei 10 mila uomini

(Roma, 13 agosto 2024). Al di là delle considerazioni politiche e strategiche di più ampio respiro, uno degli aspetti più interessanti dell’offensiva che le truppe ucraine stanno conducendo nella regione russa di Kursk riguarda il personale militare impegnato. Sappiamo che si tratta di circa 10 mila uomini, e i video che arrivano dalla zona dei combattimenti testimoniano del fatto che si tratta in gran parte di reparti d’élite, dotati delle armi migliori tra le tante fornite dai Paesi occidentali. La domanda quindi è: come e dove i comandi ucraini hanno reperito una forza d’assalto così ampia e massiccia ? E quale speranza ripongono gli ucraini in questa spedizione ?

I russi stanno reagendo, e non v’è dubbio che metteranno in campo tutto ciò che hanno per ricacciare gli ucraini oltre confine. Vladimir Putin ha mandato il proprio consigliere militare personale, generale Aleksej Dyumin, a coordinare le operazioni da Kursk, mostrando così di voler seguire in prima persona la crisi (a proposito: che fine ha fatto l’improvvisamente silente ministro della Difesa Andrej Belousov ?). Intanto, le linee di rifornimento degli ucraini si stanno allungando e l’impeto della loro avanzata si è molto ridotto. Se l’operazione andrà bene, Zelensky avrà una carta importante da giocare. Ma se andasse male? Se le sue truppe fossero, prima o poi, costrette a ritirarsi dopo aver subito importanti perdite? Teniamo anche presente che i russi non hanno trasferito truppe dal Donbas, dove continuano ad attaccare.

Il tema è importante perché negli ultimi tempi l’Ucraina aveva manifestato seri problemi nel raccogliere nuove reclute. Tutti i programmi per convincere o forzare a tornare in patria (per esempio bloccando il rinnovo dei documenti nelle sedi diplomatiche estere) i circa 800 mila uomini validi che si sono rifugiati nei Paesi Ue sono finora risultati vani. E dall’entrata in vigore della nuova legge sulla mobilitazione (aprile 2024), le azioni delle pattuglie militari incaricate di “scovare” gli uomini validi per il servizio si sono fatte sempre più aggressive, in qualche caso decisamente violente. E con esse anche il palese malcontento della popolazione.

Da questo punto di vista per le autorità ucraine è appena suonato un importante campanello d’allarme, di cui ovviamente i nostri media hanno evitato di parlare. Si tratta di Kovel, un centro della Volynia, quindi dell’Ucraina occidentale, la parte più nazionalista del Paese. A Kovel una pattuglia militare ha cercato di arruolare a forza tre uomini, scontrandosi però con l’opposizione della gente, che ha addirittura preso d’assedio il distretto militare. Dopo momenti di tensione i tre sono stati rilasciati e la protesta si è sciolta. Gli ufficiali del distretto militare hanno cercato di ammortizzare il fallimento parlando, come spesso avviene, di complotto russo.

Il successo della protesta di Kovel è stato preso molto sul serio dalle autorità ucraine. Se l’esempio dilagasse, in tutta l’Ucraina parenti, conoscenti, amici di coloro che sono mobilitati a forza potrebbero pensare di reagire, anche usando la forza. L’amministrazione presidenziale di Zelensky, non a caso, ha subito deciso il rafforzamento delle misure di sicurezza per le strutture di reclutamento per il servizio militare, e l’aumento a 150-200mila del numero degli addetti alla raccolta degli uomini abili alla leva. Un esercito, insomma, per rifornire di soldati l’esercito. In più, anche i dipendenti pubblici saranno coinvolti nella consegna dei richiami alla leva, nella speranza di alleviare le tensioni sociali.

Anche alla luce di questo e di altri episodi, meno gravi ma simili, resta la domanda iniziale: dove ha “trovato” Zelensky i 10 mila uomini che da una settimana usa per invadere la regione russa di Kursk ? Possibile che le sue forze abbiano tanti uomini (ripetiamo anche questo: dei reparti più preparati e combattivi) da impegnare a lungo termine in un’impresa dall’esito così incerto ? La risposta più ragionevole sembra ancora questa: l’obiettivo dell’offensiva ucraina è a breve termine e Kursk è una carta da giocare in tempi stretti. Ma per cosa ?

Di Fulvio Scaglione. (Inside Over)

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