(Roma, 05 agosto 2024). Israele potrebbe prendere in considerazione l’idea di lanciare un attacco preventivo contro l’Iran nel caso in cui Tel Aviv dovesse scoprisse prove inconfutabili che gli iraniani si starebbero preparando a colpire
Mentre l’Iran afferma di essere « legalmente autorizzato » a punire Israele dopo l’uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, la scorsa settimana a Teheran, lo Stato ebraico si sta organizzando per limitare al minimo ogni eventuale reazione nemica. Tra le ipotesi sul tavolo di Benjamin Netanyahu ci sarebbe anche quella di effettuare un attacco preventivo contro la Repubblica Islamica. Ipotesi, attenzione bene, che verrebbe però presa in considerazione soltanto se Tel Aviv scoprisse prove inconfutabili che gli iraniani si starebbero preparando a colpire. L’obiettivo di un simile raid? Scoraggiare i Pasdaran dal compiere atti che potrebbero allargare il conflitto all’intero Medio Oriente.
La possibile mossa di Israele
Secondo quanto riportato dal The Time of Israel, dunque, Israele prenderebbe in considerazione l’idea di lanciare un attacco preventivo contro l’Iran. Nelle scorse ore, tra l’altro, il primo ministro Benjamin Netanyahu aveva convocato i responsabili della sicurezza per una riunione. Erano presenti il ministro della Difesa Yoav Gallant, oltre al Capo di Stato maggiore dell’Idf tenente generale Herzi Halevi, al capo del Mossad David Barnea e al capo dello Shin Bet Ronen Bar.
Pare che Tel Aviv non sappia esattamente cosa aspettarsi da Teherane dai suoi alleati, e dunque starebbe valutando un’ampia gamma di opzioni su come rispondere al meglio a un eventuale attacco o come prevenirlo. Tre le ipotesi ci sarebbe anche quella di colpire l’Iran come misura deterrente, anche se i funzionari della sicurezza avrebbero sottolineato che tale mossa verrebbe autorizzata solo se Israele riceverà informazioni di intelligence certe che confermino un raid imminente degli iraniani.
Secondo i media israeliani, Tel Aviv avrebbe bisogno che i propri dati di intelligence sulla questione coincidano con quelli degli Stati Uniti, ma anche se così fosse lo Stato ebraico potrebbe comunque scegliere di evitare di intraprendere la strada di un attacco preventivo. A proposito degli Usa, Washington non ha riferito di non avere alcuna certezza su come potrebbe concretizzarsi un raid di Teheran, visto che il governo iraniano non avrebbe ancora preso una decisione definitiva e che è improbabile che abbia terminato il coordinamento con i suoi alleati, il famigerato Asse della Resistenza.
Conto alla rovescia
Sono ore caldissime. I Paesi del G7 stanno sollecitando la de-escalation in Medio Oriente temendo che gli ultimi e i prossimi eventi possano innescare un conflitto più ampio. Il Segretario di Stato americano Anthony Blinken ha detto domenica ai suoi omologhi del gruppo dei Sette che un attacco da parte di Iran e Hezbollah contro Israele potrebbe iniziare già in giornata. Sarebbe questo il motivo che ha spinto Blinken a convocare una conference call per coordinarsi con i più stretti alleati degli Stati Uniti e cercare di generare pressioni diplomatiche dell’ultimo minuto su Iran e Hezbollah per ridurre al minimo la loro rappresaglia contro Israele.
Nel frattempo, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanaani, ha dichiarato che « nessuno ha il diritto di dubitare del diritto legale dell’Iran di punire l’aggressore ». Il portavoce ha considerato l’azione di Israele nell’assassinio di Ismail Haniyeh a Teheran come una grave violazione delle leggi e dei regolamenti internazionali, che ha violato l’integrità territoriale dell’Iran e le consuetudini politiche della comunità internazionale. « Abbiamo il nostro diritto di difendere la sicurezza nazionale, la sovranità e l’integrità territoriale della nostra terra.
Lo consideriamo un diritto decisivo e indiscutibile. Nessuno ha il diritto di dubitare del diritto legale dell’Iran di punire l’aggressore e creare deterrenza contro il regime sionista usurpatore », ha affermato. Il conto alla rovescia è iniziato.
Di Federico Giuliani. (Il Giornale)