(Roma, 28 luglio 2024). L’attacco di Hezbollah di ieri ha colpito un villaggio druso. Ma cos’è questa comunità incastonata tra Siria, Libano e Israele e che pratica una mescola di fedi ?
Quasi un milione di persone sparpagliate tra Siria, Libano e Israele. La loro storia e la loro esistenza retrodata a prima dell’anno Mille: musulmani sciiti ismailiti, amano definirisi muwaḥḥidūn, ovvero « unitariani ». Etnicamente arabi e di lingua araba, la loro fede incorpora non solo credenze dell’Islam, ma anche dell’Ebraismo e del Cristianesimo, con influenze dalla filosofia greca e dall’Induismo. I drusi non fanno proselitismo dall’XI secolo, e la loro fede rimane chiusa agli estranei, tanto che non è possibile convertirvisi: enfatizzano il monoteismo abramitico, ma considerano la religione come separata dall’Islam. La comunità drusa è tornata alla ribalta in queste ore per via della strage di ragazzi e bambini a firma di Hezbollah, che ha colpito il viallaggio druso di Majdal Shams, nel Golan, a nord di Israele.
I drusi in Siria
La Siria è la nazione che ospita la più grande comunità drusa: più di 600mila. La maggior parte dei drusi in Siria giunse dal Libano nel XVIII secolo e si stabilì nella regione di Jabal al-Durūz (i Monti Drusi), dove la stragrande maggioranza dei drusi in Siria continua a vivere oggi. Fu proprio un leader druso, infatti, nel 1925, a guidare una rivolta contro il dominio francese.
Il conflitto in Siria del 2011 ha alimentato le paure esistenziali della comunità, in parte a causa degli attacchi alla comunità drusa siriana da parte di gruppi militanti come Jabhat al-Nusra. Questo scenario ha portato a insolite alleanze fra drusi rivali altrove: ad esempio, i leader rivali dei drusi libanesi Walid Junblat e Talal Arslan, i cui partiti hanno sempre avuto opinioni diverse su questioni relative al governo di Assad, hanno preso l’insolita decisione di parlare insieme durante le cerimonie e, più in generale, hanno cercato di presentare una posizione unita. Nell’attuale conflitto siriano i drusi sono rimasti in gran parte neutrali. I timori di persecuzione da parte dei ribelli sunniti islamici (che considerano i drusi come eretici) e da parte di un potenziale governo di opposizione dominato dai sunniti hanno scoraggiato la partecipazione diffusa al movimento di opposizione. Tuttavia, i drusi hanno partecipato su entrambi i fronti della lotta, incluso il combattimento armato a fianco dei ribelli contro il governo siriano.
I drusi in Libano
La seconda comunità di drusi si trova in Libano, lungo i margini occidentali dei Monti del Libano e nella parte sud-orientale del Paese, con una popolazione totale di oltre 300.000 persone. Costituiscono circa il 5% della popolazione libanese e si trovano principalmente in quel di Matn, Gharb e Shuf, e in comunità più piccole a Wadi al-Taym nel Libano meridionale e a Beirut. Qui hanno avuto ampi margini di potere politico nel Paese sin dalla sua indipendenza. Kamal Jumblatt, storico leader druso, ha goduto di grande rispetto grazie al suo carisma tra i nazionalisti arabi. Dopo il suo assassinio nel 1977, il figlio Walid assunse la guida politica della comunità drusa in Libano. La sua opposizione all’interferenza siriana in Libano tese a conferirgli un orientamento marcatamente filo-occidentale, tuttavia, appoggiò Hezbollah nella crisi politica nazionale. Così facendo, dimostrò la sua dedizione all’unità araba rispetto agli orientamenti filo-occidentali.
Durante gli anni Ottanta, i drusi del Libano crearono uno stato virtualmente indipendente nel Gharb, nello Shuf e nel Matn meridionale. Sostituirono anche la milizia sunnita a Beirut occidentale. Accettarono con riluttanza l’accordo di Ta’if del 1989 e incoraggiarono il ritorno dei cristiani espulsi, ma con la stretta intesa dell’egemonia drusa nello Shuf. Non gradivano tuttavia la presenza siriana, facendo spegnere silenziosamente il loro entusiasmo per il nazionalismo arabo.
L’unità politica dei drusi è stata messa a dura prova negli ultimi anni, nonostante l’assegnazione di otto seggi nel Parlamento libanese (ne ha 128 in tutto), più o meno commisurati alla percentuale di drusi del Paese. Tra aprile e luglio 2006, sparatorie tra fazioni druse rivali, divise sulla questione siriana, hanno ucciso una persona e ne hanno ferite sette.
I drusi in Israele
A ospitare la comunità drusa più piccola è proprio Israele: circa 150.000, situati interamente nelle parti settentrionali del Paese. I drusi sono una vera mosca bianca tra le comunità arabe in Israele: sono infatti noti per la loro lealtà verso Tel Aviv. Dopo che la leadership sunnita a Gerusalemme minacciò nel 1942 di prendere il controllo della tomba di Jethro (Shuʿayb per i drusi, profeta nonché suocero di Mosè) a Tiberiade, i drusi si schierarono con le forze ebraiche nella guerra del 1948. Da allora, i soldati drusi hanno combattuto tra le fila dello stato ebraico in ogni guerra arabo-israeliana. Sono l’unico gruppo arabo arruolato nelle Forze di difesa israeliane e partecipano alla sicurezza dei confini e al corpo diplomatico di Israele.
Circa 130mila drusi israeliani vivono nel Carmelo e in Galilea. Altri 20mila risiedono nelle alture del Golan, strappate alla Siria nella guerra del 1967. La maggior parte dei drusi lì si identifica come siriana e ha rifiutato le offerte di cittadinanza israeliana. Ma nonostante la lealtà dei drusi verso Israele, negli ultimi anni questo sodalizio si è spesso increspato. Come nel luglio 2018, quando la Knesset israeliana promulgò una legge costituzionale che ha consacrato Israele come « stato ebraico »: i drusi insorsero, affermando che la legge li rendeva cittadini di seconda classe e che era un tradimento alla loro dedizione e al loro servizio al Paese.
Nonostante ciò, il legame tra combattenti ebrei e drusi che prestano servizio nelle Idf-comunemente definito “patto di sangue” – per il momento, supera qualsiasi tensione politica. I drusi sono noti per la loro ospitalità, che è stata ampiamente dimostrata sin dal 7 ottobre, quando alcune famiglie hanno aperto le loro case agli sfollati provenienti dal sud, mentre altri hanno cucinato in massa per i soldati al fronte.
Tuttavia, anche se le tensioni nella comunità sono state messe da parte, non sono scomparse: la guerra con Hamas, infatti, è occasione per i drusi di ricordare a Netanyahu che la comunità non vuole uno Stato druso, ma che pretende l’uguaglianza all’interno dello Stato di Israele.
Di Francesca Salvatore. (Il Giornale)