(Roma, 27 luglio 2024). Altissima tensione sul fronte israelo-libanese dopo che nel pomeriggio odierno un missile proveniente dal Libano ha colpito il villaggio di Majdal Shams, nelle Alture del Golan occupate da Israele dal 1967, facendo strage di civili. Sarebbero quattordici, secondo quanto ha riportato su X l’analista Sulaiman Ahmed, le vittime nel villaggio abitato principalmente da membri dell’etnia drusa.
Si parla di molti giovani morti dopo che l’attacco missilistico avrebbe colpito un campo da calcio dove i giovani erano intenti a giocare. I ragazzi colpiti avrebbero avuto, secondo fonti mediche della regione, tra i dieci e i venti anni.
Altri canali di fonti aperte hanno mostrato i momenti dell’impatto e tra alcuni analisti è parsa inizialmente plausibile l’idea che a causare il disastro possa esser stata un’intercettazione fallita dell’antiaerea di Iron Dome. Ma alcuni video sembrano, a una prima analisi delle fonti, non dare sostegno a tale teoria.
Si tratta del più grave episodio in termini di morti civili all’interno del territorio che Israele riconosce come appartenente alla sua giurisdizione sovrana dai tragici fatti del 7 ottobre scorso, giorno della violenta incursione di Hamas. Oggi a preoccupare è il fronte caldo del Nord, ove da tempo gli scambi di colpi tra Israel Defense Force e Hezbollah oltre il confine libanese erano aumentati di intensità.
E proprio a Hezbollah i media e le forze armate israeliane hanno attribuito la responsabilità dell’attacco, che ha colpito un villaggio abitato da esponenti della minoranza drusa, di etnia araba come buona parte della popolazione libanese e praticanti un culto riconducibile a tradizioni dell’Islam sciita ismailita. Il ministro degli Esteri Israel Katz ha mostrato tutta l’ira di Tel Aviv per l’accaduto, sottolineando che a suo avviso la responsabilità è dei guerriglieri sciiti libanesi che avrebbero “superato una linea rossa”. Katz ha minacciato una durissima risposta, mentre alla Reuters esponenti del Partito di Dio hanno negato il coinvolgimento del gruppo.
La situazione resta tesissima. Col premier Benjamin Netanyahu a Washington, la situazione sta venendo gestita dal ministro della Difesa Yoav Gallant, che ha immediatamente svolto consultazioni col capo dell’Idf, generale Herzi Halevi. Le prossime ore saranno da monitorare attentamente. Mentre infuria ancora la sanguinosa guerra a Gaza, la sensazione è che mai quanto oggi dopo i fatti del villaggio druso nel territorio occupato da Israele e reclamato come suo dalla Siria, vicino all’incandescente confine libanese, si possa essere vicini a una nuova escalation bellica. Ed è inevitabile che domani, nel vertice tra Cia, Mossad ed esponenti di Egitto e Qatar che si terrà a Roma per parlare della crisi di Gaza, il tema caldo sarà il massacro di Majdal Shams. Ennesimo capitolo di una serie di violenze in cui sono i civili i bersagli principali.
Di Andrea Muratore. (Inside Over)