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La Polonia annuncia: abbatteremo i missili russi. E se i russi risponderanno, la NATO che farà ?

(Roma, 11 luglio 2024). L’art. 5 del Trattato NATO prevede che “le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti così attaccate intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, ivi compreso l’uso della forza armata, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale”. Una formulazione non molto dissimile la possiamo rinvenire in un altro trattato, quello sull’Unione Europea, che all’art. 42 (paragrafo 7) contempla un obbligo di aiuto e assistenza in caso di aggressione armata subita da uno stato membro.

Tali clausole, specialmente la prima, sono state più volte evocate nell’ultimo biennio per paventare il rischio di un’escalation tra la NATO (o la UE) e la Federazione Russa, che potrebbe sfociare in uno scontro diretto tra le parti. Se non è un mistero per nessuno la presenza di istruttori militari occidentali in Ucraina per non parlare di tutti gli aiuti militari sinora forniti (anche dall’Italia) – mentre già si parla di nuovi, che potrebbero essere decisi in occasione del vertice dell’alleanza previsto a Washington in queste ore- quello che all’inizio appariva uno scenario meramente ipotetico, sta rischiando sempre di più di trasformarsi in qualcosa di molto più concreto.

Non tutti ricorderanno, forse, la vicenda dei missili russi che nel marzo scorso avrebbero violato lo spazio aereo polacco[5], peraltro neanche il primo episodio di questo tipo. Ed è per l’appunto di Polonia che dobbiamo parlare, visto che tra Varsavia e Kiev è stato siglato un nuovo accordo, firmato nella capitale polacca dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky e dal primo ministro Donald Tusk[6], in virtù del quale la Polonia potrà abbattere missili e droni russi all’interno dello spazio aereo ucraino, ove lanciati in direzione polacca. Altri punti dell’accordo contemplano la fornitura di nuovi aerei da combattimento (Mig-29) e l’addestramento in territorio polacco di volontari ucraini destinati a essere inviati al fronte, unitamente a possibili forniture energetiche per una nazione che, stando a diversi report[7], è sempre più alle prese con una penuria di approvvigionamenti, dovuta anche agli attacchi russi che hanno compromesso la funzionalità di diverse centrali elettriche.

In definitiva, quel che emerge è la ferrea volontà di proseguire nel supporto alla nazione ex sovietica, senza che alcuno spazio sia lasciato alla soluzione negoziale. Sono emblematiche in questo senso le reazioni suscitate dalla recente visita a Mosca (ma non da quella a Kiev[8]) del premier ungherese Viktor Orban. Senza dimenticare che la Polonia, fortemente antirussa e schierata incondizionatamente con l’Ucraina, si è detta pronta a ospitare sul proprio territorio armi nucleari, in vista di un rafforzamento del fianco orientale dell’Alleanza, quale risposta alla crescente militarizzazione di Kaliningrad e al trasferimento di armamenti nucleari in Bielorussia.

Quel che sorprende di più è che nessuno si interroghi sulle conseguenze finora prodotte dal conflitto, che non solo non hanno portato alcun vantaggio per l’Ucraina (che al contrario ha già perso diversi territori e soffre di una profonda crisi economica e demografica) ma che rischia ora di trascinare l’intero continente in una spirale dagli esiti imprevedibili, in nome di non si sa bene cosa.

Per quanto esistano diverse interpretazioni circa l’esatta portata dell’art. 5 del trattato NATO, resta il fatto che, al di là delle possibili letture, a contare sarà la volontà politica dei governi e tutti gli indizi fanno propendere per il peggio; e qui non ci riferiamo più solo all’Ucraina, che purtroppo ha già pagato un tributo di sangue e devastazione che ha pochi precedenti nella storia recente.

Solo un paio di domande, in conclusione, se è ancora lecito farne: qualcuno si è interrogato (o ha pensato di farlo) su cosa accadrebbe se la Russia decidesse di reagire, magari colpendo basi o infrastrutture in territorio polacco dalle quali fossero partiti i missili?

Ulteriore quesito: il sostegno dei Paesi NATO, parlando per l’attuale, non sembra aver prodotto la vittoria ucraina, della quale tra parentesi non parla più nessuno, per cui chi ci potrebbe garantire che il supporto polacco, rischio escalation a parte, determinerebbe una svolta. E se fosse, a quale prezzo ?

Eppure, di tutto ciò nessuno, per lo meno tra i nostri governanti, sembra rendersi conto. Sono tanti, oseremmo dire persino troppi, quelli che ci ricordano i sonnambuli di Christopher Clark. Per citare un altro grande autore del Novecento, potremmo aggiungere: “Le guerre sono fatte da persone che si uccidono senza conoscersi per gli interessi di persone che si conoscono ma che non si uccidono.” (Pablo Neruda).

Una sintesi molto efficace di come stanno le cose, e di quel che potrebbe profilarsi all’orizzonte.

Di Paolo Arigotti. (Inside Over)

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