Emmanuel Macron la butta sul caos per evitare lo schianto

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(Roma, 26 giugno 2024). Emmanuel Macron sognava di essere Napoleone Bonaparte e potrebbe finire per essere un’anatra zoppa. Il leader che solo poche settimane fa si ergeva a novello stratega militare e geopolitico lanciando, dall’Eliseo, l’idea di alzare l’asticella del contenimento della Russia e non escludendo il potenziamento della deterrenza nucleare e dell’invio di truppe in Ucraina ora è un presidente battuto alle urne che scende in campo contro un presunto doppio populismo che minaccerebbe il suo Paese.

Il gruppo politico di Macron, Ensemble, la coalizione fondata attorno al partito liberale e centrista Renaissance di cui fa parte il presidente, rischia infatti la doppia tenaglia alle elezioni legislative convocate dall’Eliseo per il 30 giugno dopo l’avanzata-choc del Rassemblement National alle Europee. Da un lato, il partito di Marine Le Pen sta fagocitando frammenti della destra post-gollista e conservatrice. Dall’altro c’è il Fronte Popolare che va dagli anticapitalisti ai liberal-socialisti passando per il Partito Socialista, La France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon e il Partito Comunista. I sondaggi danno la destra al 32-33% e la sinistra al 28-28,5%, con i macroniani chiamati a lottare per superare il 20%.

Il rischio, per Ensemble, è di subire una dura scoppola lasciando a combattersi la maggioranza i due campi polarizzati. A cui Macron sta rispondendo col “piano caos”: instillare, personalmente o tramite i suoi ministri, l’idea che una caduta della Francia in mano alla destra o alla sinistra significherebbe il disastro.

Parlando al podcast “Generation Do It Yourself” lunedì Macron ha addirittura avvertito che una vittoria di Le Pen o del campo con Mélenchon tra gli uomini simbolo provocherebbe lo spettro di una “guerra civile”. Uscite che seguono di poco le dichiarazioni di Bruno Le Maire, ministro dell’Economia, sul rischio di un disastro per l’industria e lo sviluppo transalpini se vinceranno gli oppositori. L’idea dei macroniani è usare una tattica che veda lepenisti e sinistra come parte di una coabitazione di estremisti che minaccia la Francia. Ben esemplificata dall’uscita di  Olivia Grégoire, ministro delle Piccole Imprese e compagna di partito del presidente, che giustificando il presunto scarso impegno di Mélenchon sull’antisemitismo ha detto che darebbe scheda bianca se nel suo seggio un esponente del Rassemblement andasse al ballottaggio con uno de La France Insoumise.

Il punto è che queste strategie portano necessariamente allo schianto. La scommessa dopo la scoppola delle Europee non ha pagato: Macron ha sciolto il Parlamento sperando che la Francia premiasse una versione rinnovata della sua coalizione perno del sistema francese. Nessuna autocritica è stata fatta per ricucire il Paese, ricordare gli strappi della riforma delle pensioni e delle ecotasse, avvicinare l’Eliseo alla periferia. Resta solo la demonizzazione dell’avversario, che dopo anni non paga più. Ormai, nota Le Monde, “i deputati del campo presidenziale non mostrano più il volto del capo dello Stato sui manifesti elettorali. “La gente ti odia ”, gli aveva detto l’11 giugno l’ex deputato di Renaissance dell’Hérault Patrick Vignal” per il quale “Emmanuel Macron è come un artista passato di moda”. Bersaglio di un tiro al piccione in cui, e su questo Le Pen e Mélenchon vanno a braccetto, sinistra e destra si dilettano. Pronte a rivaleggiare per prendersi il Paese. Rendendo, da qui a fine mandato, la macronia di governo costretta a coabitare con un potere rivale alla guida dell’esecutivo.

Di Andrea Muratore. (Inside Over)