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I dubbi di Macron pesano sul futuro della NATO

(Roma, 24 giugno 2024). Il rapporto tra il presidente francese e l’Alleanza non è mai stato idilliaco. Ma qualcosa in Francia potrebbe cambiare dopo le prossime legislative

Che Francia sarà per la NATO dopo le prossime legislative? Non è una questione secondaria, viste le critiche aspre mosse da Emmanuel Macron all’Alleanza e l’impegno proclamato dal candidato premier del Rassemblement national a non mettere in discussione gli impegni internazionali – « c’è in gioco la nostra credibilità nei confronti degli alleati », ha detto – in caso di elezione a palazzo Matignon. Il rapporto tra Macron e la NATO non è mai stato idilliaco e ha toccato il punto probabilmente più basso nel 2019, quando il presidente francese denunciò lo stato di « morte cerebrale » dell’Organizzazione.

Ma, più di recente, c’è stato il dossier asiatico, con il ‘no’ dell’Eliseo all’apertura di un ufficio di collegamento in Giappone che avrebbe costituito la prima presenza di rilievo dell’Alleanza in una regione ad alta tensione. Il presidente francese ha più volte chiarito di preferire una difesa europea autonoma all’ombrello della NATO. Un messaggio rivolto soprattutto alla Germania, ma che, dopo le europee e in vista delle legislative, coinvolge tutti i partner europei chiamati a prendere decisioni non facili e a lungo rimandate in tema di sicurezza e difesa.

Nel suo ampio discorso alla Sorbona del 25 aprile Macron ha invocato « un’Europa potente, che si fa rispettare, che garantisce la propria sicurezza, che abbia confini e li protegga » e ha anche dettagliato le peculiarità del « pilastro europeo all’interno della NATO », forte di un « concetto strategico » e di « rilevanti capacità di difesa antimissile e di colpire dalla lunga distanza ». Parole appena più sobrie di quelle pronunciate nell’ormai celebre intervista all’Economist in cui parlò di « morte cerebrale della NATO ».

In quell’occasione diede voce a tutto il proprio pessimismo sul futuro dell’organizzazione transatlantica. Dobbiamo « chiarire quali sono gli scopi strategici » dell’Alleanza, disse, denunciando la « mancanza di coordinamento » tra i membri. Al vertice NATO in Lettonia, quattro anni più tardi, si sarebbe opposto all’idea dell’apertura di un ufficio in Giappone insistendo che una simile espansione geografica avrebbe finito per spostare il mandato dell’Alleanza troppo lontano dal suo focus originario sul Nord Atlantico.

Di Ugo Barbàra. (AGI)

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