Il capo dell’AISE ha incontrato Assad ? Dalla Siria: Roma apre a allentare le sanzioni

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(Roma, 06 giugno 2024). Giovanni Caravelli, capo del servizio segreto estero italiano, l’Aise, ha di recente incontrato Bashar al-Assad a Damasco ? Secondo Syria.tv, il 28 maggio c’è stato un vertice tra il generale che guida la branca del Sistema informativo per la sicurezza della Repubblica dedicata alla protezione all’estero degli interessi del sistema-Paese e il presidente siriano, affiancato in quel caso dal direttore dell’intelligence, Hossam Louqa.

Caravelli ha davvero visitato Damasco ?

La televisione basata a Istanbul, vicina all’opposizione siriana e parte del gruppo qatariota vicino ai Fratelli Musulmani Fadaat Media ha segnalato l’indiscrezione secondo cui Caravelli avrebbe raggiunto Damasco per discutere a nome del governo Meloni di come l’Italia e la Siria possano pensare ad accordi fondati su un alleviamento delle sanzioni in cambio di una sponda del Paese levantino sulla crisi migratoria.

Per Syria.tv, per la precisione, Caravelli avrebbe sondato la possibilità di aprire a discussioni per un esito “realistico” della crisi siriana, in un contesto che tredici anni dopo l’inizio della guerra civile e dieci anni dopo l’ascesa dello Stato Islamico vede il governo di Damasco controllare buona parte del Paese, e gruppi minori dell’opposizione protetti dalla Turchia arroccati a Nord nella zona di Idlib. Una fonte diplomatica avrebbe riportato alla testata d’opposizione siriana che “il generale italiano ha anche avuto discussioni approfondite con funzionari del regime sulla possibilità di istituire una zona sicura nella campagna di Homs in coordinamento con Libano e Cipro, e sulla creazione di strutture che aiuterebbero ad alleviare la crisi dei rifugiati sotto gli auspici internazionali”.

Le ipotesi sul tavolo

Questo andrebbe di pari passo con “la possibilità di revocare alcune sanzioni europee e americane nei confronti del regime se verranno garantite garanzie umanitarie” nel quadro di un Medio Oriente reso inquieto dalla crisi di Gaza in cui Assad sta, gradualmente, recuperando posizioni diplomatiche, come il ritorno di Damasco nella Lega Araba a partire dal summit del 2023 in Arabia Saudita conferma. La notizia, di cui dai governi di Roma e Damasco non è giunta alcuna conferma, si aggiunge alla voce secondo cui operativi d’intelligence italiani e siriani si stiano da tempo tenendo in contatto e si siano anche incontrati in un territorio terzo, Bengasi, il feudo libico di Khalifa Haftar, generalissimo della Cirenaica, anfitrione il figlio Khaled “per fermare il traffico di esseri umani e le bande che operano lungo la linea marittima”.

Mentre il silenzio diplomatico su questa mossa permane, sono doverose diverse riflessioni. La prima è legata all’inusuale faro che questa notizia, rimbalzata peraltro da gruppi rivali di Assad, riaccende sulla Siria, Paese che la guerra civile ha martirizzato e trasformato in uno Stato spaccato che deve ancora ritrovare piena unità. La guerra in Siria di fatto continua a bassa intensità, lontana dai riflettori, principalmente a causa della pungente insorgenza dello Stato Islamico e dei suoi attacchi dinamitardi contro postazioni dell’esercito regolare.

Uno scenario regionale complesso

La seconda tematica oggetto d’interesse è la particolare vulnerabilità che una Siria divisa assume oggi in un contesto di un Medio Oriente segnato dalla guerra a Gaza. Le spaccature regionali e le faglie che si trasmettono negli equilibri geopolitici si sommano alla guerra-ombra tra Israele e gli attori della “Mezzaluna sciita” a guida iraniana. Non dimentichiamo che proprio un raid di Israele su Damasco, contro il consolato iraniano locale, ha prodotto la breve fase di confronto diretto Teheran-Tel Aviv delle scorse settimane.

Il tema del “realismo” che sarebbe stato invocato da Caravelli per la soluzione della crisi siriana porta a un terzo tema degno di approfondimento: l’idea che possa essere l’Europa, sulla Siria, a promuovere in campo occidentale un’iniziativa originale sul tema della soluzione del conflitto mediorientale ad oggi più duraturo.

Del resto, l’Italia ha sempre cercato di non arrivare all’oltranzismo nella sua scelta di campo critica della permanenza al potere di Assad in Siria. Mai Roma ha partecipato ai raid contro le postazioni lealiste, nel 2023 dopo il sisma che ha devastato il Nord del Paese l’Italia, prima nell’Unione Europea, ha fornito aiuti e il collegamento con la diplomazia pontificia in nome della tutela dei cristiani perseguitati ha aiutato a creare sinergie virtuose.

In questa fase, altri Paesi sarebbero interessati a discutere del possibile scambio tra allentamento delle sanzioni e aiuto sui migranti, secondo l’emittente siriana con base turco-qatariota: Austria, Repubblica Ceca, Cipro, Danimarca, Grecia, Malta, Polonia e Romania. Non, invece, Francia, Germania e Stati Uniti la cui posizione di opposizione a Assad rimane assai più rigida.

La diplomazia dell’intelligence

Last but not least, è da sottolineare, se la notizia sarà confermata, la pervasività della diplomazia dell’intelligence italiana in scenari di crisi. Laddove la diplomazia ufficiale ha più difficoltà a spingersi o trova ostacoli, i servizi arrivano con un confronto concreto su temi decisivi con le controparti.

Caravelli si era già di recente recato in Niger, Stato cruciale per il contrasto al terrorismo e la proiezione occidentale in Africa ove l’Italia mostra bandiera dopo il ritiro di Francia e Usa. E dal Mali alla Libia, sono mesi di attivismo per i servizi italiani tra operazioni di liberazione di ostaggi e confronti securitari per spingere in profondità la tutela del sistema-Paese. La notizia sul vertice Caravelli-Assad è plausibile proprio in virtù di queste premesse. E potrebbe segnare un punto d’inizio di una nuova e più originale strategia italiana verso il Medio Oriente. A cui la politica sarà chiamata a dar seguito.

Di Andrea Muratore. (Inside Over)