(Roma, 29 maggio 2024). Preparare il summit di luglio a Washington, confermare il fermo sostegno all’Ucraina – valutando anche le regole d’ingaggio sugli armamenti – e discutere del rischio di sabotaggi russi nel territorio europeo: saranno questi alcuni dei temi principali della riunione informale dei ministri degli Esteri della Nato che prenderà il via domani a Praga, capitale della Repubblica Ceca. Presente il segretario generale Jens Stoltenberg in quello che, con ogni probabilità sarà uno degli ultimi appuntamenti internazionali prima della scadenza del mandato, mentre a rappresentare l’Italia sarà il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Antonio Tajani. La Repubblica Ceca è uno dei Paesi che sin dall’inizio dell’invasione russa, nel 2022, si è schierato al fianco di Kiev e garantito assistenza militare, umanitaria e finanziaria. Non solo: il governo ha lanciato un programma volto a raccogliere circa 800 mila munizioni da consegnare all’Ucraina per fronteggiare l’offensiva russa sul fronte orientale.
L’Italia si presenta alla riunione forte della posizione nettamente schierata al fianco dell’Ucraina più volte ribadita dal governo. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha indicato l’Ucraina come uno dei temi centrali del G7 e non è casuale che abbia presieduto la prima riunione fra i leader, sebbene in formato digitale, proprio da Kiev e proprio lo scorso 24 febbraio, giorno del secondo anniversario dell’invasione russa. Il ministro Tajani ribadirà il fermo sostegno italiano a Kiev ma chiarirà anche che l’Italia non intende inviare dei proprio militari in Ucraina, in contrapposizione alle dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron. L’Italia, inoltre, non intende concedere che gli armamenti inviati per aiutare le Forze armate ucraine a resistere all’invasione vengano utilizzati per colpire oltre i confini e, più nello specifico, obiettivi militari strategici situati nel territorio russo, una posizione sostenuta dal segretario generale della Nato Stoltenberg. Tajani ha più volte rimarcato che l’Italia “è al fianco dell’Ucraina ma non è in guerra con la Russia”.
La due giorni di Praga sarà un’opportunità, inoltre, per Stoltenberg di fornire maggiori dettagli sulla sua proposta di un fondo di aiuti di 100 miliardi di euro per l’Ucraina. Il mese scorso la Nato ha proposto la creazione di tale fondo per sostenere le forniture di armamenti all’Ucraina e il trasferimento del coordinamento degli aiuti militari occidentali dal cosiddetto “formato Ramstein” – dal nome della base militare situata in Germania dove si è svolto il primo incontro fra i ministri della Difesa dei Paesi apertamente schierati al fianco di Kiev – alla stessa Alleanza atlantica. Tale fondo è stato pensato da Stoltenberg per garantire un sostegno a lungo termine all’Ucraina anche in caso di cambiamenti politici alla guida dei Paesi membri della Nato. Tale mossa, secondo alcuni osservatori, sembra mirata a scongiurare un potenziale disimpegno degli Stati Uniti in caso di elezione di Donald Trump alla Casa Bianca il prossimo novembre.
L’obiettivo di Stoltenberg è raccogliere il consenso sul fondo fra i Paesi membri entro il summit di Washington, ma oltre alle reticenze di Paesi come Ungheria e Slovacchia – contrari all’invio di armi a Kiev –, i problemi potrebbero arrivare anche da Paesi come Francia e Germania. Macron ha sempre parlato di spesa per la difesa nel contesto dell’Ue e non della Nato, mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz non è disposto a spendere più di quanto già stabilito in base agli impegni presi subito dopo l’invasione russa dell’Ucraina. La Germania, d’altronde, è il primo Paese fra quelli Ue in termini di aiuti inviati a Kiev dall’inizio della guerra e il cancelliere deve fare i conti anche con un sempre più netto depauperamento delle riserve di armamenti in dotazione alla Bundeswehr (le Forze armate tedesche).
Non sarà agevole, peraltro, neanche l’impegno assunto dalla Repubblica Ceca in relazione alle munizioni per l’artiglieria. Era stato il presidente ceco Petr Pavel ad annunciare per primo quest’iniziativa, spiegando che le autorità di Praga avevano individuato 500 mila proiettili da 155 millimetri e altri 300 mila da 122 millimetri situati al di fuori dell’Europa, pronti per essere acquistati e spediti in Ucraina una volta stanziati i fondi necessari per il loro acquisto. Ieri il primo ministro ceco Petr Fiala ha dichiarato che le prime decine di migliaia di proiettili calibro 155 millimetri saranno consegnate a giugno. “L’Ucraina può aspettarsi la prima consegna nei prossimi giorni”, ha affermato Fiala, secondo il quale 15 Paesi dell’Ue e della Nato hanno aderito alla loro iniziativa e hanno stanziato 1,6 miliardi di euro per finanziarla. Con questa somma, secondo alcuni analisti del settore, i Paesi che hanno aderito alla “coalizione per le munizioni” dovrebbero riuscire ad acquistarne circa 350 mila, meno della metà di quelle promesse: quelle che partiranno nei prossimi giorni dovrebbero essere circa 180 mila, un ammontare esiguo per le necessità dell’Ucraina al fronte, in particolare dopo che la Russia ha avviato alcune settimane fa l’offensiva di terra nell’area nord orientale di Kharkiv.