Ecco la lista degli armamenti dell’ultimo pacchetto di aiuti USA per l’Ucraina

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(Roma, 25 aprile 2024). Mercoledì 24 aprile il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato il provvedimento per il nuovo pacchetto di aiuti all’Ucraina, ponendo fine a mesi di negoziati e dibattiti interni.

Il provvedimento, approvato dal senato Usa martedì sera e del valore totale di 95 miliardi di dollari, comprende quasi 61 miliardi in aiuti all’Ucraina, 26 miliardi per Israele e 8 miliardi per l’Indo-Pacifico. Il pacchetto include anche un disegno di legge che potrebbe eventualmente portare al bando di TikTok negli Stati Uniti, dando alla società cinese ByteDance proprietaria della piattaforma social circa nove mesi di tempo per venderla, per questioni legate all’utilizzo dei dati degli utenti, che come sappiamo possono essere utilizzati dal governo cinese per la profilazione e per psyops.

La firma del pacchetto di aiuti arriva dopo mesi di negoziati tesi, di pressioni personali da parte del presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj e di una spaccatura nei repubblicani della camera, con l’ala più conservatrice del partito che ha mostrato un’opposizione intransigente alla possibilità di inviare ulteriori finanziamenti Usa a Kiev per quella che considerano una guerra impossibile da vincere.

Il Dipartimento della Difesa statunitense ha pubblicato, sempre nella giornata di mercoledì 24 aprile, la lista degli armamenti che saranno forniti all’esercito ucraino, che rappresenta la cinquantaseiesima tranche di aiuti militari dell’amministrazione Biden che sarà fornita a Kiev dalle scorte del Dipartimento della Difesa a partire dall’agosto 2021.

Questo nuovo pacchetto di armamenti ha un valore stimato di 1 miliardo di dollari e include capacità per supportare le richieste più urgenti dell’Ucraina, tra cui sistemi da difesa aerea, proiettili di artiglieria, veicoli corazzati e armi anticarro.

Più in dettaglio saranno forniti missili RIM-7 per il sistema terrestre da difesa aerea NASAMS, missili aria-aria AIM-9M, MANPADS (Man Portable Air Defence System) tipo “Stinger”, armi leggere e relativi proiettili compresi quelli calibro .50 per contrastare i sistemi aerei senza pilota (UAS), munizionamento per i veicoli lanciarazzi multipli M-142 “HIMARS”, proiettili d’artiglieria da 155 e 105 millimetri, proiettili da mortaio da 60 millimetri, AIFV (Armoured Infantry Fighting Vehicle) tipo “Bradley”, veicoli MRAP (Mine Resistant Ambush Protected), jeep “Humvee” e altri veicoli di supporto, missili anticarro tipo TOW, Javelin e AT-4, munizionamento aereo di precisione (probabilmente il già inviato kit JDAMS-ER per bombe a caduta libera), equipaggiamento di supporto per basi aeree, mine anticarro, mine antiuomo tipo “Claymore”, cariche da demolizione, visori notturni e altre parti di ricambio per i mezzi e gli armamenti già forniti nel corso di questi due anni di conflitto.

È interessante notare la mancanza di ulteriori MBT (Main Battle Tank) tipo M1A1 “Abrams”, giunti in Ucraina lo scorso autunno in numero sufficiente per equipaggiare un solo battaglione di carri (31), forse per via della decisione del Pentagono di non rischiare la cattura di ulteriore materiale sensibile, oppure perché è stato valutato che il rapporto costo/efficacia in combattimento non sia stato favorevole, e l’assenza – per il momento – di sistemi missilistici a lungo raggio fortemente richiesti da Kiev.

Sappiamo però che la presidenza Usa nella giornata di martedì 23 aprile ha informato il Congresso che provvederà a inviare missili ATACMS “di lungo raggio” all’Ucraina, che non si vedevano sul campo di battaglia dal primo loro invio avvenuto sul finire della scorsa estate. Non sappiamo quanti di questi vettori sono stati inviati e quanto saranno inviati, però stimiamo che la prima tranche sia stata numericamente poco consistente per valutarne la loro efficacia in combattimento, così come avvenuto per gli HIMARS, che dapprima sono stati inviati in pochi esemplari per poi arrivare gradualmente al numero complessivo di 39 mezzi. Sugli ATACMS, sibillinamente indicati solo come “a lungo raggio”, si possono aprire alcune ipotesi in base a quello che sappiamo di questi missili: quelli designati M39A1, M48 e M57 (distinti per tipologia di testata e/o miglioramenti) hanno tutti una gittata di 300 chilometri. Difficilmente saranno della versione M57E1 con testata singola e miglioramenti al sistema di guida e spolettamento.

In ultima analisi, si può affermare che gli Stati Uniti hanno deciso di inviare tipologie di armamenti per prolungare la resistenza ucraina, ma non per imbastire una qualsiasi nuova controffensiva di ampia portata da parte dell’esercito di Kiev.

Guardando complessivamente quest’ultimo pacchetto di armamenti, e confrontandolo con quelli precedenti, osserviamo ancora una volta una generale coerenza del sostegno militare statunitense all’Ucraina: vengono forniti veicoli corazzati, armi anticarro, mine di vario tipo, proiettili d’artiglieria e sistemi da difesa aerea. Semmai, da quest’ultimo punto di vista, si poteva fare qualcosa di più per aiutare l’Ucraina a sostenere il peso dei bombardamenti russi effettuati con droni suicidi e missili da crociera, anche se oggettivamente non sappiamo quanti missili per il sistema NASAMS e quanti AIM-9 stiano per prendere la via di Kiev. Ovviamente spicca la presenza di generici “equipaggiamenti di supporto per basi aeree” in quanto per quest’anno è prevista la consegna dei primi caccia F-16 (ceduti da alcune nazioni europee) all’aeronautica ucraina, e come abbiamo sempre detto è necessario adeguare gli aeroporti militari ucraini per poter utilizzare velivoli da combattimento che non sono mai stati in servizio con le forze aeree di Kiev, oltre che addestrare piloti ed equipaggi di terra.

La guerra in Ucraina però, più che sulle tipologie di sistemi d’arma, si gioca sui numeri, e ovviamente per esigenze di segretezza non li conosciamo: all’esercito ucraino servono centinaia di migliaia di munizioni per la sua artiglieria (dagli obici ai mortai) e numerosi sistemi da difesa aerea per cercare di contrastare la superiorità russa, e come abbiamo scritto in tempi non sospetti, sarebbe meglio concentrarsi sull’invio di sistemi a corto/medio raggio invece di mandare gli F-16, che arriveranno col contagocce in un lungo arco di tempo a discapito del loro numero complessivo (più di 60), quindi con un limitato impatto sul campo di battaglia nel breve periodo.

Di Paolo Mauri. (Inside Over)