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Iran : condannato a morte il rapper Toomaj Salehi, si era schierato con le proteste delle donne

(Roma, 24 aprile 2024). Nelle sue canzoni esortava gli iraniani a scendere in piazza

In Iran, esortare a scendere in piazza a protestare può fare la differenza fra la vita e la morte. Così, una canzone in cui si schierava con le donne arrestate per il velo è costato una condanna alla pena capitale per il rapper 32enne Toomaj Salehi.

Le proteste del 2022 e l’arresto

La decisione, riferita dall’avvocato Amir Raisian, è arrivata dal tribunale rivoluzionario di Isfahan. Il rapper dissidente è stato condannato per essersi espresso a favore del movimento di protesta ‘Donna, vita, libertà ».

Toomaj era in carcere dal 2022, periodo caldo delle proteste dopo l’omicidio di Mahsa Amini, curda iraniana di 22 anni morta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale, che presumibilmente l’aveva fermata per il velo indossato male.

A Mahsa e alle donne il rapper aveva dedicato una canzone che diceva così: « Il crimine di qualcuno è stato che i suoi capelli svolazzavano al vento. Il crimine di qualcuno era che lui o lei erano coraggiosi e schietti ». La polizia ha arrestato anche Toomaj, una mattina di novembre, a due mesi dall’inizio delle manifestazioni di piazza.

Voci silenziate

Toomaj era stato fermato con due amici:  il campione di boxe Mohammad Reza Nikraftar e il kickboxer Najaf Abu Ali. Tutti e tre inghiottiti dal buio delle carceri iraniane.

Dall’inizio delle proteste, Salehi era sceso in campo con le sue canzoni e con messaggi sui social in cui chiedeva agli iraniani di far sentire la loro voce contro il regime. « Non abbiamo sangue di colore diverso, » scriveva Salehi su Instagram. « Non dimenticate la nostra incredibile unione e non permettete loro di dividerci, in questo paradiso sanguinoso e triste ».

Salehi, che è di etnia bakhtiari, aveva preso a fare rap sulla composizione multietnica dell’Iran, appellandosi all’unità. « Non basta essere ribelli, abbiamo radici rivoluzionarie – scriveva ancora – Arabi, assiri, armeni, turcomanni, mazandarani, sistani, baluchi, talysh, tatari, azeri, curdi, gilaki, lor, farsi e qashqai, siamo l’unità dei fiumi: siamo il mare ».

Di Giulia Avataneo. (TG LA7)

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