(Roma, 06 aprile 2024). Le nuove capacità “multi-intelligence” di Sigonella rinforzano lo scudo di difesa europea. La mossa del Pentagono nel Mediterraneo
La Marina statunitense dá il via alle operazioni per la “sorveglianza e ricognizione pianificata ad alta quota”. Il piano tenderebbe a rafforzare le sue capacità d’intelligence in Europa ed in Africa, oltre a sviluppare contromisure di armamenti autonomi in Sicilia.
Cosa sta accadendo ?
È proprio la Trinacria, presso il distaccamento della base aero-navale statunitense di Sigonella, ad aver celebrato il dispiegamento di veicoli autonomi di nuova generazione MQ-4C di classe Triton. Tale armamento, secondo le fonti aperte, sarà impiegato per le operazioni di multi-Intelligence destinate anche alle manovre di ricerca e salvataggio, oltre alla trasmissione delle comunicazioni e tutte le attività comprese nelle dinamiche “dell’intelligence dei segnali”. Dall’analisi delle risorse si evince che questo nuovo drone ha una capacità di rilevamento di 4 milioni di miglia nautiche all’interno di una singola missione, raggiungendo un’altezza, di addirittura, 15 mila metri.
Tale gioiello, prodotto dalla Northrop, farebbe parte dei piani di produzione della Marina Usa, previsti per la sostituzione dei vecchi armamenti. Secondo Stars and Stripes, si recepisce che il progetto “dal 2017 avrebbe ricevuto 600 milioni di dollari in contratti per la produzione e la modifica di questa arma, per il quale è prevista una durata di 20 anni ed un costo, pro-capite, di circa 32,8 milioni di dollari”.
L’installazione strategica della Naval Air Base di Sigonella, quindi, grazie anche all’impiego degli aerei Poseidon P-8, opereranno, con questi nuovi velivoli autonomi, all’interno dei processi relativi al “pattugliamento e la ricognizione”, utilizzando gli sviluppi raggiunti nel campo del “time-critical intelligence”, che consentono, tra l’altro, una piena sinergia anche con il Comando statunitense per l’Europa e l’Africa.
Lo scudo “strategico” della NATO
Proprio la base aerea di Sigonella è stata individuata dalla Nato come postazione operativa dell’Alliance Ground Surveillance, ovvero quel sistema d’intelligence utilizzato per la sorveglianza aerea e ricognizione mediante i droni. Grazie ai fondi stanziati dal Congresso americano, contemplati nel Fiscal Year 2016, la stessa ha visto un ammodernamento che prevedeva la costruzione di nuovi hangar adibiti al decollo e stazionamento dei veicoli autonomi.
Fino al 2006, erano dispiegati, però, sul suolo siculo, anche altri armamenti, come gli elicotteri MH-53E « Sea Dragon », in forze all’Helicopter Combat Support Squadron 4 « Black Stallion », oltre ad ospitare lo Squadrone di pattugliamento marittimo, conosciuto come Patrol Squadron, il 324mo Expeditionary-Reconnaissance Squadron ed il 397mo Bombardment Squadron dell’Aeronautica statunitense.
Ma Sigonella, in realtà, è molto di più, infatti quest’ultima comprende la Joint Tactical Ground Station, ovvero, come testualmente riportato, “una stazione dotata di un sistema di ricezione e trasmissione satellitare, capace di prevedere il lancio di missili balistici che raggiungono fino a 3500 km di gittata, armati con testate nucleari, chimiche e biologiche”. Quest’ultima agisce come un vero e proprio scudo di difesa ed è fondamentale per il Comando delle operazioni spaziali, in quanto, grazie al “Theater Event System”, ha il controllo della prima Space Company della United States Army Space and Missile. Inoltre, in virtù della sua capacità, coordinata ai sistemi satellitari, è operativa nella ricezione e lavorazioni dei dati, che ha il fine d’intercettare,istantaneamente, il punto esatto di un attacco missilistico e distruggerlo.
Il Dna del drone che stazionerà in Sicilia
L’ armamento che sarà impiegato a Sigonella è una creatura del Persistent Maritime Unmanned Aircraft Systems Programme Office. Il progetto è stato portato avanti all’interno di un programma, dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e la Northrop Grumman che si è aggiudicata un contratto da 1,16 miliardi di dollari, per lo sviluppo del sistema MQ-4C BAMS nell’aprile 2008. Le sua storia dettaglia che la prima delle tre fusoliere fu completata nel marzo del 2011, mentre il test della postazione di terra, inerente ai sistemi dei sensori attivi multifunzione dei radar, fu completato, invece, nel novembre 2011.
Il drone MQ-4C ha iniziato ad effetturare procedure standard di navigazione e valutazione tra il 2014 al 2016. Nel gennaio 2020 gli MQ-4C Triton, stono stati impiegati presso la base aerea Andersen a Guam, per affrontare i test di capacità operativa mediante l’Unmanned Patrol Squadron VUP-19. Tale procedura puntava a fornire dati per l’intelligence marittima, la ricognizione e sorveglianza, conosciuta anche come ISR, che fu utile a facilitare il processo decisionale critico per i comandi del Pacifico ed altre aree, altamente, sensibili. La sua postazione per le operazioni è composta da un presidio per i comandi della missione, tramite l’analisi delle comunicazioni e delle immagini, grazie all’MCE, Mission Control Element, ed un presidio di lancio detto anche LRE, ovvero Launch and Recovery Element, adibito, invece, ai decolli ed atterraggi dei velivoli. Il comando e controllo di queste unità avviene mediante l’impiego di quattro operatori di cui, un comandante, un addetto ai velivoli, ed altri due ai segnali.
Il suo primo volo risale al luglio del 2021, periodo durante il quale si è reso possibile “configurare” il sistema multi-intelligence dell’armamento, mediante “la capacità funzionale integrata quattro, o meglio conosciuta come sistema IFC-4. Tale processo ha consentito agli Usa ed ai suoi “alleati” di sostituire il vecchio sistema Ariete EP-3E ed acquisire, oggi, una consapevolezza situazionale marittima, di 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
Di Marco Pizzorno. (Il Giornale)